Giornalista francese scompare dopo aver fatto un servizio giornalistico su un attacco dell’esercito colombiano contro le FARC


Dick Emanuelsson

Lo scorso sabato pomeriggio il giornalista francese Romeo Langlois e le Forze Militari colombiane hanno commesso una grave violazione delle norme del Diritto Internazionale Umanitario (DIU).

I militari gli hanno messo un elmetto ed un giubbotto antiproiettile ed hanno fatto salire il francese su un elicottero dell’aviazione da guerra colombiana per partecipare con i “Comandi Giungla” a un attacco al Fronte 15 delle FARC, un probabile accampamento delle guerriglie delle FARC-EP.

Il risultato è stato un disastro militare con tre elicotteri danneggiati, cinque militari morti e più di 20 feriti. Il francese, secondo i militari sopravvissuti, si era tolto l’elmetto ed il giubbotto antiproiettile ed era corso verso i 150 guerriglieri che arrivavano da tutte le parti, secondo le testimonianze fatte al giornale governativo El Tiempo.

In cosa consiste la violazione del DIU?

È che proibisce l’inserimento di civili in operazioni militari.

E questo è stato ciò che è successo per la presunzione militare e l’avventurismo giornalistico del francese, che, come molti giornalisti indipendenti, corrono rischi per potere avere informazioni o che per interesse ideologico si prestano ad uno spettacolo mediatico di istituzioni sinistre come le FF.MM. colombiane, uno dei più grandi violatori dei diritti umani al mondo.

Il giornalista colombiano Camilo Raigozo dice:

“Le Forze Militari sono state irresponsabili per aver ignorato i trattati internazionali su questa materia e per aver messo in grande pericolo dei civili avendoli collocati all’interno di obiettivi militari, in questo caso della guerriglia. Anche Langlois è responsabile per ciò che gli può succedere avendo ignorato i suoi doveri di civile estraneo al conflitto o di persona protetta dal DIU”.

Il collega Raigozo racconta che non è la prima volta che l’Esercito colombiano infrange in modo grave il DIU. In precedenti occasioni ha utilizzato gli emblemi della Croce Rossa e della sanità per fare delle azioni militari, commettendo il delitto di perfidia, che è un crimine di guerra. “Ha ugualmente infranto il Principio di Distinzione ed ha coinvolto la popolazione civile nel conflitto, tra le varie violazioni”.

Di fronte al disastro militare in cui sono cadute le FF.MM. colombiane, abituate al fatto che l’aviazione per prima cosa “rade al suolo l’obiettivo con tonnellate di bombe”, ora vogliono ribaltare sulla guerriglia la responsabilità dell’azione illegale e della sparizione del giornalista, mostrando un video di 20 secondi.

Il comandante della Forza Aerea, Tito Saúl Pinilla, dice: “Questo è un delitto, la perfidia, che è espressamente incluso nel Diritto Internazionale Umanitario. Hanno usato la popolazione civile come scudo per rendere difficile la risposta delle nostre truppe, e a sostegno della denuncia si notano vari guerriglieri vestiti con magliette bianche”.

E cosa mostra il video di appena 20 secondi?

Due probabili guerriglieri ed una persona senza nessuna arma, vestita con una maglietta bianca. Nell’ultima sequenza si vedono le tre persone che corrono ma non si vede assolutamente nessuna casa e nemmeno popolazione civile.

E la cosa irreale di questa accusa militare è che è lo stato colombiano che viola il DIU in modo flagrante in più di mille municipi colombiani.

In che consiste questa violazione?

Nel fatto che le FF.MM. e lo stato sostengono la collocazione di guarnigioni militari e di guarnigioni della polizia NEL CENTRO URBANO, facendosi scudo e circondandosi della chiesa, della scuola, del municipio e di un mucchio di case della popolazione civile.

Così dicevano le testimonianze “ufficiali” dei soldati sopravvissuti:

“Quando siamo arrivati, sono apparsi circa 150 guerriglieri a piedi. Dopo una mezz’ora, un gruppo di uomini con magliette bianche e pantaloni neri e verde oliva sono arrivati in moto, macchine e camion sparando con i fucili”.

Hanno combattuto per quattro ore nella frazione Buena Vista, a Unión Peneya nel municipio di La Montañita, dipartimento del Caquetá, sud della Colombia. È una regione storica e bastione della guerriglia Fariana, che durante gli ultimi 15 anni è stata l’epicentro di tutte le grandi operazioni militari come il Plan Colombia, il Plan Patriota, il Plan Victoria e il Plan Consolidación.

Ciò che il lettore si chiede è quale sia la “Consolidación” (Consolidamento, n.d.t.) se da ogni parte sono arrivati i guerriglieri e l’esercito e le sue truppe non si sono potuti muover via terra ma in elicottero, poiché hanno corso lo stesso pericolo dei militari che sabato pomeriggio sono caduti nell’ “Occhio dell’Uragano”.

Certamente in questa regione non c’è solo un miliziano in maglietta bianca ma un mucchio. È la stessa anima di un movimento politico-militare, che sopravvive grazie alla base sociale che ha. Se non fosse così circa 150 bandoleri sarebbero una preda facile per un esercito che conta su 500.000 uomini.

Come lo stesso El Tiempo in reportage precedenti, il giornalista racconta che, quando ci sono state grandi operazioni e la presa di Unión Peneya, esiste un cimitero di guerriglieri caduti in combattimento. E nonostante i 12 anni del Plan Colombia e mezzo milione di soldati, poliziotti, enti per la sicurezza e lo spionaggio militare, lo stato non può conquistare queste regioni della Colombia solo per il fatto che la guerriglia ha una influenza politica che per lo stato è impossibile da riconoscere. Per questo la guerra e i morti del popolo colombiano continuano.

Quanti morti sono stati sotterrati da ambedue i lati da quando il 20 febbraio 2002 lo stato e il governo Pastrana, ancor più Uribe e Santos, hanno interrotto il processo di pace con le FARC, dando inizio su grande scala al Plan Colombia?

Le FF.MM. colombiane hanno posto il giornalista francese in quello che sarebbe un “Film d’Azione” o “Così si vince la guerriglia colombiana”. Ma hanno fatto una figuraccia militare.

Ora il ministro della difesa Juan Carlos Pinzón dice che il collaboratore del canale di informazione France 24, è “stato sequestrato dalle FARC”, “anche se non ne abbiamo l’assoluta certezza”, ha dichiarato alla stampa il cancelliere francese Alain Juppé.

Santos, da parte sua, è sicuro che sì, che “le FARC hanno sequestrato” il francese e sono responsabili della vita del giornalista, non lo stato e i generali che hanno violato il DIU, permettendo l’inserimento di un civile nell’operazione militare eseguita sabato scorso dall’esercito.

Se le FARC tengono il collega francese, per lo meno non corre il rischio che gli vadano a mettere un elmetto, uno zaino e ad armarlo di una telecamera, per riprendere un attacco guerrigliero ad una base militare dell’esercito. Per questo ci sono i video-operatori guerriglieri.

Confidiamo sul fatto che in casi come questi i comandi guerriglieri del Fronte 15 delle FARC applichino le norme internazionali, cosa che non fanno le Forze Militari colombiane, come lo scorso sabato ha evidenziato l’attacco di queste istituzioni.

L’interessante è che in Colombia ci sono giornalisti e giornalisti. Alcuni sono perseguitati, minacciati e assassinati dagli organi di spionaggio militare. Altri, come il francese e la vicedirettrice della redazione giustizia di El Tiempo, Jineth Bedoya, hanno posti “VIP” negli aerei e negli apparati di guerra delle FF.MM.

Altri giornalisti sono ogni secondo oggetto di pedinamenti come nel caso dei giornalisti vittime dello scandalo delle “Chuzadas” (registrazioni, n.d.t.) del DAS-G3. Ma ci sono altri giornalisti, come il caso della neofranchista Salud Mora-Hernández, che riceve cartelline e documenti nella stessa Casa Presidenziale direttamente dalle mani dei capi del DAS e dei funzionari dell’ex governo di Uribe, per denigrare i membri della Corte Suprema di Giustizia.

Giornalismo è una cosa, prostituzione giornalistica è un’altra.

Speriamo di vedere quanto prima possibile in libertà il nostro collega francese. Ma affinché questo diventi realtà, non ho dubbi nel dire che le FF.MM. debbano mettere fine ai sorvoli e ai piani di imbarco delle truppe, con la scusa di “riscattare il francese”, per continuare il combattimento che sabato scorso hanno perso contro le FARC.

Tegucigalpa, 30-04-2012

Resumen Latinoamericano

Fonti
Dick Emanuelsson, “Periodista francés desaparece después que cubrió ataque del ejército colombiano a la guerrilla de las FARC” in Resumen Latinoamericano, pubblicato il 30-04-2012, ultimo accesso 03-05-2012.


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