Riconoscere l’esistenza dei prigionieri politici, indispensabile per la pace


Nelle carceri del regime colombiano ci sono più di 8 mila prigionieri politici, tra i quali si contano migliaia di guerriglieri insorti, centinaia di dirigenti di movimenti sociali e centinaia di dirigenti dell’opposizione politica.

Tutti loro, come l’insieme della popolazione carceraria, sono sottoposti a disumane situazioni di detenzione.

Ai prigionieri politici vengono negati tutti i diritti umani riconosiuti dalle normative nazionali, così come tutti quelli che sono riconosciuti dal diritto internazionale e propri della loro condizione di prigionieri politici.

In virtù di quanto detto, nelle carceri c’è una profonda crisi umanitaria. Sono numerosi i casi in cui agli insorti non viene riconosciuto il diritto alla salute e lo stato li condanna alla pena di morte negandogli il diritto ad una pronta, adeguata e appropriata assistenza medica.

I prigionieri politici che sono morti in prigione, sono una responsabilità dello stato, guidato dalla filosofia di lasciar morire i guerriglieri di malattie per causare delle perdite agli insorti.

L’affollamento e le condizioni indegne a cui sono sottoposti dal mal governo, sono dei peggiori, facendo delle carceri dei veri campi di concentramento, per questo i nostri combattenti guerriglieri sono obbligati a resistere e a sviluppare innumerevoli lotte, dagli scioperi della fame, ai cacerolazos ed ad ogni tipo di manifestazione per il diritto all’acqua, ad una alimentazione degna, ad avere un contatto con la propria famiglia, e ad avere in carcere una vita dignitosa.

Lo stesso fatto che le carceri colombiane siano stipate di dirigenti dei movimenti sociali e di movimenti politici di opposizione, conferma il comportamento politico che caratterizza l’oligarchia colombiana, che non è altro che la criminalizzazione della protesta sociale, la negazione del diritto ad essere opposizione, e il trattamento poliziesco del diritto a dissentire dalle politiche governative.

In Colombia cinque su dieci proteste terminano con manifestanti detenuti, che vengono accusati di essere collaboratori della guerriglia per il semplice fatto di opporsi alle politiche neoliberiste governative.

Il 6 marzo di quest’anno il corteo delle vittime è stato condannato dallo stesso presidente come una manifestazione manipolata dalla guerriglia. Da questa segnalazione al carcere o all’assassinio c’è solo un passo ed il governo lo sa.

La stessa esistenza di più di 8.000 insorti prigionieri politici, uno dei più alti al mondo, sarebbero molto di più se non fosse per la pratica dell’assassinio permanente dei guerriglieri feriti o catturati dalle forze armate statali, questo è una indiscutibile dimostrazione della gravità del conflitto colombiano, che è di carattere sociale politico e armato.

In questo contesto esiste un movimento guerrigliero colombiano, che da cinque decenni continua una lotta di resistenza alla classe oligarchica.

Mentre il movimento insurrezionale riconosce il carattere di prigionieri di guerra ai membri delle Forze Armate, questo stesso non è riconosciuto dai governi della Colombia, che in modo reiterato, si negano a dare questo riconoscimento.

Allo stesso modo si oppongono a che lo faccia la comunità internazionale, cosa che sarebbe un passo significativo in avanti per far decollare un percorso verso la pace, in questa direzione riconoscere l’esistenza e la condizione politica dell’avversario è molto importante.

Per questo l’ELN saluta il rilevante e solidale sforzo dei movimenti e delle organizzazioni nazionali ed internazionali di difesa dei prigionieri politici, per l’inziativa di indagare e valutare le condizioni di vita che hanno i prigionieri politici in Colombia, di fronte alla permanente violazione dei loro diritti.

La costituzione della Commissione di Verifica dei diritti umani nelle carceri colombiane e dei prigionieri politici, è un fatto di giustizia, che permetterà a questi lottatori, che con la loro lotta rappresentano la permanenza di ideali di pace, di democrazia, di vita, di libertà per tutti i colombiani, di essere trattati con dignità.

La crisi umanitaria nelle carceri della Colombia è così grave che la Corte Costituzionale, nella sentenza T-153 dell’anno 1998, ha dichiarato la situazione delle prigioni incostituzionale, nonostante questa sentenza, invece di favorire un cambiamento di mentalità nei governanti del paese, ciò che si osserva è un aumento della stessa crisi umanitaria e un violento attacco contro i prigionieri politici che resistono e difendono la loro dignità.

L’attuale governo vuole occultare questa insostenibile Crisi umanitaria impedendo alla Commissione internazionale di indagine della situazione carceraria e dei prigionieri politici di fare visite ai centri penitenziari, nonostante questa commissione abbia rispettato tutte le procedure e le richieste di legge.

Per questo il Ministro della Giustizia ha negato alla Senatrice Piedad Córdoba  la visita ai prigionieri politici, e ha disposto il trasferimento di carcere dei prigionieri politici, per impedire le interviste della commissione.

Si scopre la falsità dell’attuale governo quando nella Legge sulle vittime riconosce l’esistenza del conflitto armato interno, di cui si è fatto carico, tollerato più per convenienze giuridiche e per neutralizzare le pressioni internazionali, che ispirato a che la legge sulle vittime serva da supporto ad una vera prospettiva di pace.

Se lo spirito fosse di una autentica volontà politica di pace, il governo della Colombia darebbe ai guerriglieri, senza atti da leguleio o menzogne, il riconoscimento di PRIGIONIERI POLITICI; affinché la pace cominci ad avere un cammino certo, è necessario da parte dello stato questo passo. A queste condizioni debbono essere garantiti i diritti umani ai prigionieri politici insorti e a tutti coloro che subiscono la carcerazione in Colombia.

L’ELN, come parte degli insorti, sollecita tutte le organizzazioni ed i movimenti di difesa dei diritti umani dei prigionieri politici a non diminuire le proprie iniziative di visita delle carceri, a continuare a rendere visibile nel mondo la situazione dei prigionieri politici e delle loro lotte, a continuare a cercare alternative alla crisi umanitaria che si vive nelle carceri colombiane.

L’ELN dà un abbraccio militante e con la tenerezza della lotta dei popoli a tutte e a ciascuna delle guerrigliere del movimento insurrezionale, così come alle dirigenti sociali e politiche che dalla loro condizione di lottatrici prigioniere, continuano a lottare, mettendo le basi per la dignità nelle carceri della Colombia.

Voi siete l’essenza delle radici della libertà e, insieme ai compagni di prigionia, fate parte della forza vitale che, quanto prima  piuttosto che tardi, romperà le catene della degradante oppressione capitalista.

12 marzo 2012

Voces de Colombia – ELN

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da
“Reconocer la existencia de presos politicos, indispensable para la paz” traducido para Voces de Colombia – ELN por S., pubblicato il 12-03-2012 su [http://www.eln-voces.com/index.phpoption=com_content&view=article&id=1208:reconocer-la-existencia-de-presos-politicos-indispensable-para-la-paz&catid=26:artculos&Itemid=69], ultimo accesso 20-03-2012.

 

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