L’OIL denuncia che il Brasile ha violato a Xingú l’Accordo 169


Mauricio Becerra

Massicci sgomberi di popolazioni e gravi minacce alle comunità delle zone ed alla fauna, è quanto accaduto nello stato di Parà.

Un recente rapporto della OIL chiede al governo brasiliano di consultare gli indigeni che risiedono lungo le rive del rio Xingú per quanto riguarda la costruzione di Belo Monte, la terza diga idroelettrica più grande progettata nel nord del Brasile. Il governo ha risposto che “ha fatto degli errori”, ma non ha il “complesso di colpa”.

Un recente rapporto della Commissione di Specialisti nell’Applicazione di Accordi e Raccomandazioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), conferma che il governo brasiliano avrebbe dovuto consultare i popoli indigeni danneggiati dalla costruzione del progetto idroelettrico Belo Monte prima di cominciare la sua costruzione.

Il rapporto dell’OIL viene a confermare una precedente ingiunzione del Pubblico Ministero Federale (MPF) e della Commissione Interamericana per i Diritti Umani (CIDH), che avevano interpellato il governo brasiliano affinché sospendesse le opere di costruzione della progetta terza diga idroelettrica più grande del mondo.

Comunità indigene danneggiate, come il popolo Xingú, ecologisti e popolazioni locali si oppongono al progetto per i danni ambientali che produrrebbe nel fragile ecosistema che sta intorno al rio Xingú, nello stato settentrionale del Pará.

Dalla fine di gennaio, almeno 400 persone sono state sgombrate dalle loro case per la costruzione di un canale del rio Xingú. Le famiglie sgombrate vivevano nei quartieri più poveri della periferia della città di Altamira.

Norte Energía, impresa incaricata della costruzione della centrale idroelettrica, ha allontanato altre 25 famiglie di una comunità vicina alle opere della diga, situata nel municipio di Vitória do Xingú.

Diga gigantesca

L’accelerata crescita industriale del Brasile mette le mani sulle risorse naturali disponibili nei fragili ecosistemi amazzonici, poiché quello di Belo Monte è il progetto più aggressivo, che vuole avere una capacità installata di 11.200 MW di potenza, che equivale ad un 11% della capacità installata in tutto il Brasile.

Il progetto del consorzio Norte Energía ha un costo di 11.000 milioni di dollari e vuole essere la terza maggiore centrale idrolettrica del mondo, dopo la cinese delle Tre Gole (20.300 MW) e la binazionale brasiliana-paraguayana di Itaipú (14.000 MW).

Nel decennio dei ’70 sono iniziati gli studi nella conca del rio Xingú per misurare il suo potenziale idroelettrico. Nei ’90, quando viene definita la costruzione di Belo Monte nelle vicinanze della città di Altamira, nello stato settentrionale di Pará, le proteste internazionali e nazionali a causa del suo alto impatto ambientale paralizzarono il progetto.

Ad aprile 2010 il governo dà al consorzio Energía Norte la concessione per la costruzione di Belo Monte.

Anche il costo ambientale è dantesco: realizzandola creerebbe un lago di 516 km2 e innonderebbe almeno 400 mila ettari di bosco amazzonico, un’area più grande del Canale di Panama.

Comporta, inoltre, l’espulsione di 40 insediamenti indigeni e locali e la distruzione dell’habitat di varie speci.

Un altro impatto sulle comunità locali è la migrazione associata alla costruzione della diga, le cui opere impiegherebbero circa 18.700 lavoratori e creerebbe 80 mila posti di lavoro indiretti. Questo comporta di attirare circa 100.000 migranti verso municipi che non arrivano a più di 150.000  abitanti.

Interventi nell’Amazzonia

Il primo slancio sull’Amazzonia brasiliana fu alla fine del XIX secolo e all’inizio del XX con l’estrazione del cauciù, ricavato dall’albero seringueira (Hevea brasiliensis). Questa economia creò un personaggio particolare, il “seringueiro”, raccoglitore del cauciù migrante attraverso vaste regioni del nordest brasiliano.

Alla fine del XIX secolo i seringueiros arrivarono nella conca del rio Xingú. Lo sfruttamento del cauciù si estese alla caccia della fauna locale, come il giaguaro e gli yacaré. Questo obbligò nel 1967 il Brasile a promulgare una legge che proibisse la caccia delle suddette specie in pericolo.

Nel 1970 fu incominciata la costruzione della strada Transamazzonica, progetto di 3 mila chilometri di lunghezza destinato ad unire il Nordest e l’Amazzonia. Il tratto che arrivò ad Altamira rimase senza essere asfaltato, cosa che ha protetto l’ambiente.

Accordo 169 dell’OIL

La raccomandazione dell’OIL non è stata accolta bene dal governo brasiliano. Il ministro della Segreteria Generale della Presidenza, Gilberto Carvalho, giovedì ha detto che gli indigeni erano stati consultati prima di costruire Belo Monte e che il governo di Dilma Rouseff “ha fatto degli errori”, ma non ha il “complesso di colpa”.

Carvalho ha riconosciuto che la consultazione “può non essere stata perfetta”, ma che l’accordo dell’OIL non è vincolante e che, nonostante la protesta delle comunità, non verrà bloccata la continuazione delle opere. Il Brasile ha aderito all’accordo dell’OIL nel 2003.

Il documento dell’OIL dice che “la Commissione ricorda che, in virtù dell’articolo 15 dell’Accordo, il governo (brasiliano) è obbligato a consultare i popoli indigeni prima di incominciare o autorizzare qualsiasi programma di sfruttamento delle risorse esistenti nelle loro terre”.

Il rapporto aggiunge che Belo Monte potrà alterare la navigabilità dello Xingú, così come la fauna, la flora e  il clima della regione. Per l’OIL questi impatti “vanno al di là dell’innondazione delle terre o dello sflollamento dei popoli di cui si parla”.

Nelle sue raccomandazioni l’OIL consiglia al governo brasiliano di prendere le necessarie misure per portare a termine delle consultazioni con i popoli indigeni danneggiati, prima che i possibili effetti nocivi della suddetta centrale idroelettrica siano irreversibili.

A metà dello scorso febbraio, l’Istituto dell’Ambiente del governo del Brasile (Ibama) ha multato il consorzio Norte Energía per il ritardo nello sviluppo di un progetto di compensazione ambientale.

La multa ascende a circa 7 milioni di real (4 milioni di dollari) ed esige che il consorzio imprenditoriale presenti un piano per adeguarsi ai programmi ambientali.

12 marzo 2012

Otramerica.com

Altre notizie:

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da
Mauricio Becerra, “La OIT denuncia que Brasil violó el Convenio 169 en el Xingútraducido para Otramerica.com por S., pubblicato il 12-03-2012 su [http://otramerica.com/radar/la-oit-denuncia-que-brasil-violo-el-convenio-169-en-el-xingu/1667], ultimo accesso 19-03-2012.

 

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