Comunicato all’opinione pubblica
La pacha mama e il rio Magdalena si oppongono alla costruzione del progetto Idroelettrico El Quimbo. La deviazione del fiume che si è cercata di fare lo scorso 3 marzo è risultata essere un fracasso, oggi constatiamo che il fiume è cresciuto e ha continuato il suo corso normale. Oggi scade il termine, dato da Emgesa, per la realizzazione della deviazione e il Magdalena ha parlato a favore dei danneggiati.
Prima questa gradita notizia, ma indignati per le recenti dichiarazioni del governo nazionale a sostegno del megaprogetto, il Movimento Ríos Vivos dichiara all’opinione pubblica nazionale e internazionale che:
- L’appoggio incondizionato del governo nazionale del presidente Santos all’impresa Emgesa e al suo progetto idroelettrico El Quimbo, evidenzia una continuità con le politiche e le pratiche del passato che hanno dato la priorità alla sicurezza dell’investimento e agli interessi economici di fronte al benessere del popolo colombiano, violando anche i principi costituzionali e la legge colombiana. Il presidente Santos, come Uribe Vélez, continua con la condanna delle lotte sociali. Nelle passate dichiarazioni di stampa, Santos ha comunicato che le mobilitazioni pacifiche di Asoquimbo e delle organizzazioni solidali erano infiltrate dalla guerriglia. Queste segnalazioni vengono fatte sapendo bene che questo comporterà grandi rischi per la sicurezza e la vita dei dirigenti sociali e dei gruppi di cittadini colombiani che massicciamente hanno appoggiato Asoquimbo. Dichiariamo che le possibili reazioni che possono avere queste dichiarazioni saranno una responsabilità del capo di stato.
Il tentativo di deviazione è stato fatto in modo illegale. Di fatto l’impresa Emgesa non ha rispettato le richieste della licenza ambientale come lo ha denunciato bene Asoquimbo. Prima di deviare il fiume si sarebbero dovute restituire le terre ed i modi di vita dei contadini, più di 1200 persone sono rimaste fuori dal censimento, si sarebbe dovuta costruire una stazione di monitoraggio delle acque prima e dopo il tunnel di deviazione, e la deviazione non ha avuto l’autorizzazione da parte di Cormagdalena.
- L’attuale politica minerario-energetica proposta dal governo di Álvaro Uribe Vélez e sviluppata da Santos, deprederà dei loro territori le popolazioni contadine, indigene e negre, mentre in nome dello sviluppo e del progresso si privilegiano gli interessi dei gruppi economici nazionali ed internazionali. Questa politica minerario-energetica ha reso invisibili i conflitti sociali ed ambientali ed ha ignorato le conseguenze dell’abbandono della vocazione agricola di importanti regioni del paese, cosa che minaccia la sovranità alimentare ed energetica come ha messo in evidenza il Dibattito Nazionale Itinerante sulla Politica Mineraria Energetica che il Movimento ha realizzato nei territori durante tutto il 2011.
- Denunciamo la connivenza tra la polizia nazionale e l’Impresa Privata EMGESA per limitare l’uso del diritto costituzionale alla protesta ed alla libera circolazione nella zona. L’imparzialità non è un principio che sia stato rispettato dalla forza pubblica, per esempio, sabato 3 marzo membri delle forze di polizia, senza farsi identificare e coprendo il proprio cognome, hanno spintonato alcuni difensori dei diritti umani e gli hanno proibito di circolare per una pubblica via verso il luogo di concentrazione, e in diverse occasioni si è visto il capo della sicurezza di EMGESA dare ordini all’ESMAD, alla polizia e all’esercito.
- L’energia idroelettrica non è né rinnovabile, né pulita, né alternativa. Milioni di persone sono state sfollate dalla costruzione di dighe idroelettriche, l’andamento di importanti fiumi intorno al mondo è stato drasticamente trasformato dalle dighe e la ricchezza ittica di molti fiumi si è persa con i laghi artificiali, come lo ha ben riconosciuto la stessa Commissione Mondiale delle Dighe. Ancor di più, la decomposizione della materia organica inondata dai laghi artificiali produce gas metano, uno dei gas effetto serra più aggressivi. Le dighe danneggiano forme tradizionali di vita, depredano delle loro terre i contadini, violano i diritti umani. Le imprese non rispettano gli accordi stabiliti dalle leggi e con le comunità, come è successo in Colombia con i progetti di Salvajina, Urrá e Anchicayá. Per questo e per molte altre cose di più, diciamo: l’energia delle dighe, non è energia pulita!
- È necessario approfondire un dibattito pubblico circa la politica minerario-energetica e che sia orientato verso la trasformazione del modello energetico. Anche se nel paese sono stati fatti importanti dibattiti sulla politica mineraria, quella energetica continua ad essere sconosciuta e resa invisibile. La realtà è che il paese non solo è diviso in blocchi minerari assegnati alle multinazionali ma che le imprese petrolifere continuano ad ampliare anche la frontiera petrolifera verso luoghi come i mari profondi, le selve e le zone alte andine. Oggi i blocchi minerari si sovrappongono con quelli petroliferi. Il panorama si complica ancor di più con la consegna di gran parte dei nostri fiumi e torrenti a imprese nazionali ed internazionali per progetti idroelettrici. La contesa delle risorse energetiche e minerarie da parte dei paesi industrializzati e delle economie emergenti aggrava la nostra dipendenza.
- Il grande sviluppo minerario che desidera il governo non è possibile senza grandi quantità di acqua e di energia, mentre gli impatti sociali ed ambientali sono irreversibili per la riproduzione del ciclo dell’acqua, e colpiscono gravemente la produzione di alimenti. Inoltre, la produzione di energia che attualmente viene pianificata e programmata non è per soddisfare le necessità degli e delle colombiani ma per l’esportazione e per garantire la produzione estrattivista dell’attuale modello.
- Per ultimo, ringraziamo le numerose manifestazioni di solidarietà con il popolo del Huila e con Asoquimbo. I cortei e le manifestazioni effettuati il 2 e 3 marzo, a Medellín, Cali, Bogotá, Neiva, La Plata, Garzón e l’azione urgente della Rete Latinoamericana dei Danneggiati dalle Dighe (REDLAR), firmata da più di 3.400 persone e indirizzata al Ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo Sostenibile (MADS), al Consorzio Autonomo dell’Alto Magdalena (CAM), alla Vicepresidenza della Repubblica e alla Corte dei Conti Generale della Repubblica per sollecitare la sospensione della deviazione del fiume e il rifiuto della Diga El Quimbo, evidenzia lo scontento nazionale e internazionale per questo tipo di megaprogetti che favoriscono certi gruppi economici nazionali e internazionali. È falso che l’opposizione al progetto sia di un pugno di persone.
Per quanto detto prima facciamo un appello rivolto a coloro che programmano la politica minerario-energetica e alla comunità in generale affinché:
- Si apra un ampio dibattito nazionale per definire e progettare sulla condizione di danneggiato e danneggiata da questi progetti minerari ed energetici. Si richiede un ambito legale speciale che garantizzi la protezione dei loro diritti; la definizione di danneggiati attraverso i censimenti socio economici che debbono essere fatti da enti autonomi e non dalle stesse imprese, che si trasformano in giudice e parte in questi processi, così come nemmeno possono continuare ad essere presenti nell’elaborazione degli Studi di Impatto Ambientale.
- Si continui con i dibattiti, le riunioni, le mobilitazioni sulla politica minerario-energetica del paese e a costruire da lì alternative. Crediamo, a differenza del presidente Santos e dei suoi ministri, che la costruzione del paese sia collettiva, lo sia anche la sua difesa, per questo ringraziamo le dimostrazioni di solidarietà di studenti, sindacalisti, contadini, pescatori, ambientalisti, uomini e donne, bambini e adulti. Non possiamo essere ciechi, né complici di fronte a questi progetti visto che il loro impatto oltrepassa le frontiere dipartimentali e nazionali, le dighe minacciano il benessere generale e per questo le rifiutiamo in difesa della vita e delle nostre culture.
- Si continui nella costruzione di visioni alternative allo sviluppismo che favorisce solo la spoliazione delle comunità e l’imposizione di forme di vita estranee all’identità del popolo colombiano.
Per ultimo, facciamo un appello alla comunità nazionale ed internazionale per:
– Mobilitarsi il 6 marzo in solidarietà con le vittime dei crimini di stato che manifestano per la terra e contro la spoliazione, anche noi siamo vittime dello stato poiché questo ha permesso che fossimo sfollati e derubati dei nostri territori mediante la costruzione di dighe e di travasi.
– Unirsi alle mobilitazioni del prossimo 14 marzo, XV Giorno Internazionale di Azione contro le Dighe e per i Fiumi, per l’Acqua e per la Vita. In questo giorno invitiamo a realizzare nelle proprie località un omaggio al Rio Magdalena o ad andare fino al Huila, alle 9 a.m., per unirsi alla mobilitazione sociale in difesa del territorio.
Anche a Medellín, Bogotá, Lorica, Santander e Ituango saranno portate avanti azioni specifiche di mobilitazione e resistenza.
Acque per la vita, non per la morte!
MOVIMENTO COLOMBIANO RIOS VIVOS
ASSOCIAZIONE DEI DANNEGGIATI DAL PROGETTO IDROELETTRICO EL QUIMBO
4 ANNI DI RESISTENZA PACIFICA E DISOBBEDIENZA CIVILE!
5 marzo 2012
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da |
“El Rio Magdalena no permite que lo desvíen y Rios Vivos contesta a señalamientos del Gobierno” traducido para Movimiento Ríos Vivos por S., pubblicato il 05-03-2012 su [http://defensaterritorios.wordpress.com/], ultimo accesso 07-03-2012. |