L’amministrazione dell’ordine


Alfredo Molano Bravo

Il fronte di guerra delle cosiddette bacrim (bande criminali, n.d.t.) – che non sono altro che il nuovo nome con il quale Uribe ha battezzato il paramilitarismo a favore della sua politica di nascondere la spazzatura sotto il tappeto – cresce e si consolida.

L’opinione pubblica nazionale ne è venuta a conoscenza quando gli “Urabegni” hanno decretato una riuscita serrata armata nel Córdoba, Sucre, Cesar, Chocó, Urabá, Magdalena e nel Sur de Bolívar. Si parla di 10.000 uomini in armi nel nord del paese. Il numero dei municipi colpiti è cresciuto in modo significativo: nel 2008 c’erano 260 municipi coinvolti; oggi possono essere 400. Le regioni colpite sono al nord della linea rossa che divide il paese e che può essere tracciata tra Cúcuta e Buenaventura, dove il paramilitarismo non ha smesso di regnare. Il problema più grave è che, secondo calcoli dello stesso Governo, solo il 10% dei membri di basso livello sono ex paramilitari, ma il 90% dei capi catturati era delle Auc. Il controllo territoriale che hanno può essere compreso con il fatto che tra il 2007 ed il 2010 le bacrim hanno, secondo Acción Social, allontanato 133.000 persone. È impossibile che una crescita così rapida – che suppone profonde radici – sia stata ottenuta di nascosto dei membri della forza pubblica. Il fatto stesso che siano combattute solo dalla Polizia Nazionale è una strategia sospetta.

La situazione sul fronte di guerra contro le guerriglie – al sud della linea rossa – non è meno grave. I dipartimenti più colpiti dalle incursioni guerrigliere nella prima parte del 2012  sono il Meta, Norte de Santander, Cauca, Guaviare, Caquetá y Nariño. Nelle ultime tre settimane sono state effettuate 132 incursioni guerrigliere. La pubblicità governativa aveva fatto credere che le Farc e l’Eln erano praticamente sconfitte ed erano presenti solo nella periferia del paese. Oggi, il Governo deve riconoscere che la tigre non è come la ha dipinta Uribe, che la situazione è grave e tende ad essere peggiore. Perciò in pubblico si dice che si tratta di un rantolo.

cosa ci può essere dietro gli sviluppi di questa guerra? Senza dubbio, una gran parte di paese scontento ed emarginato che non appare nelle statistiche che il Governo prepara per la banca mondiale. È un conto che sebbene manipolato non ha smesso di essere reale. Però ho il sospetto che Alfredo Rangel abbia ragione: i militari hanno concordato una specie di serrata armata, di rinuncia strategica, di sciopero delle armi abbassate con due propositi: uno, l’aumento della paga o, come la chiamano, l’attualizzazione salariale. Il partito del presidente evidenzia che l’incremento salariale è stato inferiore all’indice dell’inflazione e pertanto ci sono 100.000 domande in corso. Due, gli uomini in divisa non possono più lavorare senza una giurisdizione militare appropriata alla situazione di guerra. Per esempio, si dice che i tenenti colonnelli maggiori dell’Esercito non vogliono essere promossi colonnelli poiché se sono nominati comandanti di battaglione rischiano di essere citati in giudizio. L’argomento dei militari è semplice: la legislazione attuale è molto civile; è necessario, per poter lavorare, un codice militare che comprenda, che protegga e tiri fuori dai casini per ufficiali – perché non sono nelle carceri – quelli che sono coinvolti nelle violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario. Detto in altre parole: per mettere fine alle citazioni in giudizio e al castigo per coloro che compiono un crimine, cambiamo la classe dei delitti e le procedure per determinarli. Che siano gli stessi militari a giudicare. Il recente rapporto di Human Rights Watch considera che approvando il progetto di riforma della giustizia, “la giustizia penale militare automaticamente avrebbe la competenza sui casi di tortura e di violenze sessuali su civili commessi da membri della forza pubblica in tali operazioni. E presso la giustizia penale militare inizierebbero automaticamente anche le indagini sui ‘falsi positivi’”. Il Governo ha detto che non ritirerà né modificherà il progetto di riforma della giustizia.

Guardando complessivamente, non sarebbe lecito pensare che i militari abbiano permesso – ed alcuni dei suoi membri perfino favorito – la crescita delle bacrim ed abbassato la guardia con la guerriglia per fare pressione a favore di una legislazione conveniente ai loro interessi corporativi?

29 gennaio 2012

El Espectador

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da
Alfredo Molano Bravo, “La administración del orden” traducido para El Espectador por S., pubblicato il 29-01-2012 su [http://www.elespectador.com/impreso/opinion/columna-323458-administracion-del-orden], ultimo accesso 01-02-2012.

 

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