Daniel Ortega è rieletto Presidente


Introduzione all’articolo “Il Nicaragua sandinista conferma e sottoscrive” di Maurice Lemoine – Le Monde Diplomatique

Giorgio Trucchi

Managua, 13 novembre (LINyM) – Dopo meno di una settimana dallo svolgimento delle elezioni in Nicaragua, i magistrati elettorali hanno diffuso i risultati finali, secondo i quali il presidente Daniel Ortega (Fsln) è stato rieletto con il 62,46 per cento dei voti. Al secondo posto Fabio Gadea Mantilla (Alianza Pli) con il 31 per cento, che precede l’ex presidente Arnoldo Alemán, fermo a un misero 5,91 per cento.

Minima la differenza con le votazioni per il Parlamento (Asamblea Nacional), dove l’Allenza Unita Nicaragua Trionfa ottiene poco meno del 61 per cento, l’Alleanza PLI il 31,5 e l’Allenza GANA (Plc-Pc) quasi il 7 per cento. Secondo questi dati, l’Alleanza capeggiata dal Fsln otterrebbe 62 deputati (33 dei quali donne), 26 quelli che si aggiudica l’Alleanza PLI (Vamos con Eduardo-Pli-Mrs) e solo 2 i deputati per il partito di Alemán. Apre (Alleanza per la Repubblica) e Aln (Allenza Liberale Nicaraguense) perdono la personalità giuridica e scompaiono al non avere superato lo sbarramento del 4 per cento.

Nonostante le continue e sempre meno convincenti denunce di brogli da parte dell’opposizione – a una settimana dal voto non è stata presentata una sola prova del “fraude colosal” citato da Fabio Gadea, Eduardo Montealegre ed Edmundo Jarquín e raccolto immediatamente dalle organizzazioni della cosiddetta società civile, vicine ai dissidenti del Mrs (Movimiento rinnovatore sandinista) – e il fallimentare appello fatto alla popolazione affinché scendesse in piazza per protestare e chiedere nuove elezioni, continua la campagna mediatica nazionale e internazionale che pretende mescolare le carte e far apparire il Nicaragua come un paese sull’orlo di una guerra civile.

Per chi ha assistito alle elezioni del 6 novembre e al periodo che le ha precedute, risulta evidente che la vittoria del Fsln è irrefutabile. Allo stesso tempo, è innegabile che il sistema elettorale nel suo complesso (autorità elettorali, legge elettorale, etc…) debba essere riformato e che ci siano state irregolarità, da entrambe le parti, durante le operazioni di osservazione, accreditamento dei membri di lista, voto, scrutinio, conteggio e trasmissione dei risultati.

Ciò che invece stupisce è che, per esempio, nella relazione della delegazione di osservazione dell’Unione Europea si citino solamente le denunce fatte dalle opposizioni e non vengano minimamente prese in considerazioni quelle presentate dal partito governante e dai magistrati del Cse (Consiglio supremo elettorale). Non si accenna, per esempio, al fatto che l’Alleanza Pli abbia chiesto la sostituzione di 19 mila membri di lista pochi giorni prima delle elezioni, creando le condizioni per non potere coprire tutti i seggi e denunciarlo poi come un’irregolarità commessa dal Cse.

Comunque e nonostante a livello internazionale si cerchi di fare circolare l’immagine di colossali irregolarità, nessun osservatore nazionale (a parte quelli chiaramente politicizzati e di parte, tra cui Hagamos Democracia, che nel 2009 diede la sua benedizione al ridicolo processo elettorale honduregno in pieno colpo di Stato), internazionale o governo con rappresentanza diplomatica in Nicaragua, ha potuto parlare di brogli, né d’invalidazione delle elezioni.

Citando testualmente il capo-missione dell’Unione Europea, l’europarlamentare spagnolo Luis Yañez, durante la conferenza stampa dell’8 novembre: “A me piace essere chiaro. Se la domanda è se il signor Ortega e il Fronte hanno vinto le elezioni o le hanno perse, che è quanto definisce la famosa parola broglio…per i politici un broglio è quando si proclama vincitore chi ha perso e viceversa…In questo caso, indubbiamente il Fronte e il signor Ortega hanno vinto le elezioni. Nella relazione preliminare che contiene 11 pagine, 11 fogli, non si utilizza in nessun momento la parola broglio”.

Al contrario, quasi tutti i governi latinoamericani si sono già congratulati con Daniel Ortega (a parte Panamá, Colombia e Costa Rica, i principali partner politici degli Stati Uniti nella regione), mentre il governo canadese e il Dipartimento di Stato nordamericano si sono detti “preoccupati per le irregolarità” e preferiscono aspettare la relazione finale dell’Osa (Organizzazione degli Stati Americani), il cui segretario generale, José Miguel Insulza, ha già di fatto riconosciuto il regolare svolgimento delle elezioni.

Questo sabato (12/11), il Cse ha invece denunciato che membri dell’Alleanza Pli starebbero prendendo tempo per finire di creare finte prove del presunto broglio (copie false di atti di scrutinio) da presentare nei prossimi giorni alla comunità internazionale, cercando disperatamente di dare un minimo di fondamento alle proprie denunce.

Di seguito la traduzione non ufficiale dell’articolo di Maurice Lemoine di Le Monde Diplomatique, apparso ieri sull’edizione francese e spagnola. Noterete la differenza di contenuto, ma soprattutto la mancanza di faziosità rispetto a quanto pubblicato da Il Manifesto nei giorni scorsi.

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Il Nicaragua sandinista conferma e sottoscrive

Maurice Lemoine – Le Monde Diplomatique

Chiunque, nei giorni precedenti alle elezioni, si fosse preoccupato di girare per i quartieri popolari – incominciando da quelli della capitale Managua -, di parlare con i loro abitanti e respirare la loro atmosfera, avrebbe dovuto essere cieco e sordo per non rendersi conto della sicura vittoria del Fronte sandinista di liberazione nazionale, Fsln, e della rielezione del presidente uscente, Daniel Ortega. Tutti i sondaggi, indipendentemente dalla tendenza, annunciavano inoltre una sua amplia vittoria.

Daniel Ortega, uno dei principali comandanti della guerriglia cristiano-marxista che nel 1979 abbattè la dittatura di Anastasio Somoza, fu eletto per la prima volta nel 1984. Il Nicaragua, purtroppo, divenne un fronte della guerra fredda e soffrì una feroce aggressione statunitense attraverso i controrivoluzionari, conosciuti come la “Contra”.

La violazione del diritto internazionale fu di tale entità che nel 1986 il Tribunale internazionale di Giustizia dell’Aia condannò Washington a pagare 17.000 milioni di dollari di risarcimento a Managua, per avere lanciato dall’Honduras attacchi “terroristici” al territorio nicaraguense. I successivi governi degli Stati Uniti si sono però sempre rifiutati di rispettare questa sentenza giudiziaria internazionale.

Dopo 16 anni di politiche neoliberiste, che a loro volta hanno distrutto il paese, il 5 novembre 2006 Daniel Ortega venne nuovamente eletto Presidente. Cinque anni dopo, il 6 novembre 2011, con il 62 per cento dei suffragi, sorpassa abbondantemente il suo rivale più prossimo, l’impresario Fabio Gadea, del Partito liberale indipendente (Pli, 30 per cento) ed espelle praticamente dalla vita politica il candidato del Partito liberale costituzionalista, Plc, l’ex presidente Arnoldo Alemán (1997-2001) condannato nel 2003 per corruzione, che è riuscito a ottenere solo il 6 per cento dei voti. Il Fsln ha anche ottenuto la maggioranza assoluta nel Parlamento, che fino a ora non era riuscito ad avere.

Seguendo il libretto delle istruzioni delle destre latinoamericane in questi anni, l’opposizione ha dichiarato di non riconoscere il trionfo sandinista. Secondo lei – e numerosi osservatori -, Daniel Ortega non poteva postularsi nuovamente alla presidenza perché l’articolo 147 della Costituzione proibisce due periodi consecutivi. Omettono però che in ottobre del 2009 la Sala Costituzionale della Corte suprema di giustizia dichiarò inapplicabile detto articolo, come era già successo in circostanze simili in Colombia, permettendo la rielezione del “molto discusso” Álvaro Uribe e in Costa Rica, a beneficio del “molto conciliatore” Oscar Arias.

Ma l’opposizione è come un disco che salta, come si legge chiaramente in questo titolo d’apertura del quotidiano La Prensa: “Peggio di un broglio elettorale”. Vale la pena ricordare che durante le elezioni municipali del 2008 il candidato liberale al comune di Managua, il banchiere Eduardo Montealegre, chiese un nuovo conteggio dei voti per lo stesso motivo. I liberali, però, non pensarono che il Consiglio supremo elettorale, Cse, avrebbe accettato la loro proposta e nel vedersi in difficoltà, optarono per non assistere al nuovo conteggio e pensarono bene di non presentare “le prove” che dicevano di avere.

Tutto ciò non toglie che, in questo Paese marcato dalla guerra e molto polarizzato politicamente, dove la cultura civica e democratica ha avuto poco tempo per installarsi – benché il sandinismo abbia sempre accettato le proprie sconfitte elettorali -, si siano scoperte alcuni irregolarità durante la votazione.

Il segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (Oea), Miguel Insulza, benché non si sia dimenticato di segnalarle, si è congratulato con il “popolo e il governo” e ha sottolineato “la maturità dimostrata dai nicaraguensi durante le elezioni”.

Il capo degli osservatori dell’Unione Europea, Luis Yáñez, che fin dal suo arrivo nel Paese si era mostrato molto aggressivo con le autorità (elettorali), denunciò anomalie e mancanza di trasparenza. Di fronte all’insistenza di un giornalista, l’8 novembre ha però dichiarato: “Se la domanda è se il signor Ortega e il Fronte hanno vinto le elezioni o le hanno perse, che è quanto definisce la famosa parola broglio…per i politici un broglio è quando si proclama vincitore chi ha perso e viceversa…In questo caso, indubbiamente il Fronte e il signor Ortega hanno vinto le elezioni.”

Hanno vinto e in modo spettacolare. Nel 2006 Daniel Ortega era stato eletto con il 37,99 per cento dei voti; per essere conclamato vincitore aveva bisogno del 40 per cento, oppure il 35 per cento e cinque punti di differenza sul secondo arrivato. La percentuale del 62 per cento che ha raggiunto ora il Fsln dovrebbe bastare per sgombrare tutti i dubbi. Ma se cerchiamo risposte, le troveremo andando a parlare con quelle persone che il neoliberismo aveva fatto sprofondare nella miseria per dieci anni.

Benché abbia cercato di non pregiudicare gli interessi del settore privato e abbia amministrato il Paese in un modo abbastanza classico, senza spaventare gli investitori stranieri né scontrarsi con gli organismi finanziari internazionali – Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, etc – , Daniel Ortega ha dato un giro spettacolare alla politica economica, dedicando grandi risorse a programmi sociali in favore dei settori più poveri, che sono la maggioranza della popolazione.

Una maggioranza riconoscente che ha voltato le spalle a una destra revanscista e senza progetto, e che ha domandato esplicitamente al “comandante Daniel” di continuare sulla stessa strada, perché, vale la pena segnalarlo, c’è ancora molta strada da percorrere.

Sicuramente c’è chi obietterà che questa valanga di programmi sociali – salute, educazione, alimentazione, abitazione, etc. – non sarebbe stata possibile, per lo meno su così grande scala -, se il Nicaragua, con Daniel Ortega, non avesse aderito all’Alba (Alleanza Bolivariana per i Paesi della Nostra America, traendo grande beneficio dall’aiuto finanziario del Venezuela e l’assistenza sanitaria di Cuba.

È proprio questa la forza di una sinistra latinoamericana che materializza l’integrazione mediante la cooperazione, la solidarietà e la complementarietà. È questa la chiave della sua vittoria.

Introduzione e traduzione Giorgio Trucchi – Lista Informativa “Nicaragua y más” di Associazione Italia-Nicaragua – www.itanica.org

Giorgio Trucchi, “Daniel Ortega è rieletto Presidente”, Nicaragua y más, pubblicato il 17-11-2011 su [http://www.itanica.org/modules.php?name=News&file=article&sid=1076].
Maurice Lemoine, “Il Nicaragua sandinista conferma e sottoscrivetraducido para Nicaragua y más por Giorgio Trucchi, pubblicato il 17-11-2011 su [http://www.itanica.org/modules.php?name=News&file=article&sid=1076], ultimo accesso 18-11-2011.

 

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