La Fragua
In memoria di Mariano Ferreyra, Darío Santillán, Maximiliano Kosteki, Carlos Fuentealba e di tutti i caduti nelle lotte popolari.
Il Governo è preoccupato? Che incominci da casa sua!
Documento de La Fragua, gruppo di base di lavoratori/trici salariati/e del Fronte Popolare Darío Santillán. 22 ottobre 2010.
1 – Sincerità o massimo cinismo?
“Io sono una grande ammiratrice della nostra organizzazione sindacale, della nostra possibilità di essere il primo paese che ha menzionato la parola lavoro decente, che è il lavoro regolare, il lavoro bianco, con salari degni e diritti per i lavoratori”.
(…) “Mostriamo a tutti questo modello di organizzazione sindacale che crede che la cosa più importante non sia distruggere ma ottenere cose e miglioramenti per i propri lavoratori”.
(…) “Per questo io, in questo pomeriggio di realizzazioni, in questo pomeriggio in cui siamo venuti ad inaugurare questo fantastico luogo [la sede dell’Unione Ferroviaria], voglio ringraziare tutti i compagni e tutte le compagne per l’appoggio che sempre ci hanno dato e sono assolutamente convinta che continueranno a darci; non perché abbiamo ottenuto una buona accoglienza, non è una questione di simpatie personali o semplicemente di identità di partito condivise, ma di interessi comuni che abbiamo tra di noi”.
Informazione presa dal sito web della Casa Rosata, l’articolo ha il titolo “PAROLE DELLA PRESIDENTESSA CRISTINA FERNÁNDEZ DURANTE L’INAUGURAZIONE DELLE OPERE NEGLI IMPIANTI DELL’UNIONE FERROVIARIA”. Il link completo è
http://www.casarosada.gov.ar/index.php?option=com_content&task=view&id=6596&Itemid=12
2 – Un dibattito fondamentale, senza la possibilità di mezze misure.
L’uccisione di Mariano Ferreyra per mano di una squadraccia sindacale della lista Verde, appartenente all’Unione Ferroviaria (CGT), ha provocato l’indignazione di migliaia e migliaia di persone in tutto il paese. Non solo per le pratiche della burocrazia sindacale, poste in evidenza come poche volte. Ma anche per il contesto in cui è avvenuto il fatto: una squadraccia del sindacato che avrebbe dovuto difendere i lavoratori, li ha attaccati mentre difendevano i propri diritti, li ha colpiti perché erano subcontrattati, uno degli ultimi gradini della precarietà lavorativa.
Esattamente questi due temi – la precarietà, la burocrazia sindacale – costituiscono il problema centrale che oggi noi, maggioranza dei lavoratori, abbiamo. E questi problemi ci sono perché qualcuno lo permette. Facendo e non facendo: il governo è responsabile di sostenere politiche che favoriscono la precarietà (anche nello stesso Stato). Per complicità economiche ed alleanze politiche: il governo ha favorito l’esistenza di questi burocrati, più preoccupati di fare affari personali che realmente quelli dei lavoratori.
Di fronte a ciò, è urgente che abbia termine il doppio discorso: o si sta con la democrazia sindacale e i diritti del lavoro, o si sta con la burocrazia e la precarietà. Fino a questo momento, realmente aldilà dei discorsi d’occasione, il governo ha messo in chiaro da che parte stia. Non si tratta di un argomento secondario, come sembrano intendere molti sostenitori “progressisti” del governo, che giustificano tutto e cercano di ondeggiare criticando i “grassi”, cercando politici reazionari tra i suoi alleati ed omettendo il reciproco appoggio nei confronti del governo. Ora le carte sono state poste sul tavolo, e non ci sono molti margini per essere distratti. La burocrazia sindacale è cattiva se è alleata di Duhalde, ma è tollerabile se fa affari e appoggia i Kirchner?
3 – La precarietà (“flessibilità”) del lavoro.
La flessibilità del lavoro è stata insieme alla disoccupazione la principale strategia delle imprese e dello Stato per frammentare la classe lavoratrice, per debilitarla e passare sopra i diritti conquistati con anni di lotte e sangue dei lavoratori. Questo tradimento storico è stato possibile con l’accompagnamento della maggior parte della burocrazia sindacale e politica, inclusi i Kirchner e molti altri che negli anni 90 stavano con Menem ed oggi si presentano come se niente fosse successo. Non è solo un retaggio dei 90, come dicono i difensori della CGT e del governo, come il deputato Recalde. Ma al contrario, il progetto K ha mantenuto e in molti casi potenziato questa situazione.
Attualmente, più del 40% della forza lavoro si trova “in nero” o in distinte forme di precarietà lavorativa, e questa è una delle principali cause della frammentazione e della debolezza nei posti di lavoro. Sette anni di governo e crescita ininterrotta non sono bastati per invertire questo panorama strutturale. Perché aldilà dei discorsi e di alcune politiche focalizzate, sempre in funzione degli accordi con i burocrati, non c’è volontà politica di promuovere un altro modello lavorativo e sindacale. Questo è così evidente che basta guardare quello che lo stesso Stato fa riguardo ai suoi rapporti di lavoro.
Secondo i dati ufficiali, ci sono 40.000 impiegati precari solo nello Stato nazionale. Perfino nello stesso Ministero del Lavoro, che è diretto dal ministro progressista Tomada (che era stato avvocato dell’Unione Ferroviaria e partecipante attivo della privatizzazione delle ferrovie durante i novanta), centinaia di compagne e compagni sono precarizzati, ragione per cui è perfino nato un sindacato che si chiama “Incomincia da Casa” e, dopo anni di lotta, oggi dirige il gruppo di delegati dell’ATE. Questa realtà si ripete e si aggrava in tutte le province, senza parlare dei municipi. Per citare un solo caso, nel Municipio de La Plata, circa l’80% della forza lavorativa è precaria, arrivando anche al colmo che parte del servizio sanitario è garantito attraverso false cooperative di lavoro, che nascondono i rapporti di lavoro.
Come dire, un panorama generale in cui lo stesso Stato diventa esso stesso uno sfruttatore (certamente, alle spalle dei lavoratori e delle lavoratrici). E ci sono stati miglioramenti solo a partire dalle dure lotte che noi lavoratori abbiamo fatto, scontrandoci con azioni dirette contro le azioni dei sindacati della CGT e dei funzionari di governo che si dicono “progressisti”.
4 – La burocrazia sindacal-capitalista.
La burocrazia sindacale non è una novità nella storia argentina: lì è il suo ruolo di ventre molle della dittatura, e anche prima, all’interno della Triple A, quando si scontravano con i settori popolari dentro e fuori del peronismo (ed uno dei suoi ambiti era la Gioventù Sindacale Peronista, che adesso la presidentessa elogia).
Ma è solo nei 90 che il suo ruolo si degrada al massimo, convertendosi in soci dei capitalisti nelle privatizzazioni delle imprese di Stato. A partire da allora si generalizzano gli accordi con subappaltatori, opere sociali, eccetera.
Il caso delle Ferrovie non è neanche per idea l’unico, ma è paradigmatico e drammaticamente attuale. Circa 20 imprese contrattiste danno lavoro a circa 1.500 lavoratori, che hanno un contratto collettivo diverso da quello corrispondente, con molti meno soldi, peggiori condizioni di lavoro e persone che possono essere licenziate in qualsiasi momento. Perché succede questo? Perché è ciò che permettono gli affari tra i funzionari dello Stato e i capi sindacali padroni delle imprese fantasma. Lo Stato concede sussidi milionari, le imprese contrattiste gonfiano gli organici di personale nello stesso tempo in cui abbassano i costi con salari da fame e precarietà, e la differenza si suddivide. Alcune stime parlano di un affare dove rimangono “puliti” circa 3 milioni di pesos al mese [1] [Circa 750.000 dollari].
Ricordiamoci che il segretario generale dell’Unione Ferroviaria, Pedraza, è socio nella Belgrano Cargas del senatore Urquía e dei Macri. D’altro lato, il modello di impresario nazionale Taselli, amico di Néstor [Kirchner] e responsabile della morte degli operai della Río Turbio, era il padrone della TBA fino al 2007, dove condivideva affari con la burocrazia sindacale. Lo stesso Pedraza è colui che inviò i suoi ragazzi all’assemblea di Moyano di venerdì 15 a River. Egli non c’era perché, secondo quanto dicono, stava in Europa (come qualsiasi lavoratore ferroviario!). Non è un segreto che, inoltre, questa stessa burocrazia, con questo stesso segretario generale, appoggiò la distruzione della ferrovia ai tempi di Menem. Come i Kirchner ed il loro segretario privato Parrilli appoggiarono la privatizzazione dell’YPF. Molte coincidenze per mostrare innocenza o dire “che barbarie”.
Questo potere – di stringere, di fare affari – si mantiene essenzialmente su un modello sindacale verticale, mediante il quale le organizzazioni di base nei posti di lavoro, per negoziare legalmente con le associazioni dei padroni, debbono sottomettersi alle commissioni dirigenti centrali, che gestiscono, inoltre, con esclusività i fondi dei lavoratori senza nessun meccanismo di partecipazione reale. È chiaro che l’unità è un valore da costruire, ma l’unità con la partecipazione attiva, nella lotta, non nel controllo che si ritorce contro l’insieme dei lavoratori affinché i dirigenti si ricoprano di denaro a loro spese.
5 – Rimangono le ragioni per continuare nella lotta.
La lotta attuale che, dalla base, migliaia di compagni e compagne portano avanti contro la precarietà e la burocrazia, si somma a quella di generazioni intere che hanno lottato per avere oggi migliori condizioni di lavoro. Siamo la continuazione di una storia che, così come ha burocrati arrendevoli, ha anche un Agustín Tosco, un Felipe Vallese, un Víctor Choque, un Carlos Fuentealba, un Darío, un Maxi, un Mariano e molti altri ed altre.
Un secolo fa poteva sembrare utopico pensare a 8 ore di lavoro, all’assistenza sociale, a vacanze pagate, all’associazione sindacale, alla proibizione del lavoro minorile, a pensioni degne, a contratti non “in nero”. Nonostante ciò la classe lavoratrice è stata capace di avanzare nell’organizzazione e nelle conquiste che sono diventate nuove basi per la lotta per una vita migliore. Scontrandosi sempre contro un sistema capitalista che cerca di farci essere dei morti viventi, disponibili solo a che i padroni vivano della parte di valore che creiamo e che ci espropriano.
Per ciò d’ora in poi la nostra lotta è per tutte le riforme che saranno possibili ma nella prospettiva di un profondo cambiamento sociale. Un cambiamento alle radici degli attuali rapporti sociali di produzione, che generano solo ricchi più ricchi e poveri più poveri, che minacciano seriamente la Madre Terra e pertanto le possibilità di riproduzione della vita. Un sistema capitalista che non è possibile rattoppare affinché tutti e tutte vivano bene.
Noi siamo in questa lotta, per questo ci uniamo e ci organizziamo dalla base, e tutti i giorni lottiamo nei nostri posti di lavoro per avvicinarci a questo obiettivo.
– Basta subappalti ed ogni forma di precarietà del lavoro.
– Passaggio in pianta stabile dei lavoratori e delle lavoratrici precari (subappaltati, contrattisti, “borsisti”, “monotributisti”, “cooperativizzati” e tutti i nomi che si vogliono dare per occultare la frode lavorativa).
– Immediato chiarimento del crimine. Giudizio e Castigo per gli assassini di Mariano Ferreyra.
– Libertà e democrazia sindacale. Riconoscimento delle commissioni interne e dell’insieme dei delegati come i veri rappresentanti nei conflitti. Elezioni dalla base delle commissioni esecutive dei sindacati e delle centrali sindacali. Rispetto della volontà degli affiliati, senza frodi né squadracce.
– Unità del popolo lavoratore in lotta per un’altra società, senza sfruttatori né sfruttati.
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La Fragua – Fronte Popolare Darío Santillán nel COMPA (Coordinamento di Organizzazioni e Movimenti Popolari dell’Argentina)
* La Fragua è uno spazio di lavoratori/trici riuniti/e, con compagne e compagni di Río Negro, Neuquén, Jujuy, Formosa, Rosario, Córdoba, San Luis, Necochea, La Plata, Berisso, Ensenada, Esteban Echeverría, Ezeiza, La Matanza, San Martín, Tres de Febrero e la Città di Buenos Aires. Siamo l’unione di movimenti di quartiere, studenteschi, rurali, ambientali, culturali e della comunicazione del Fronte Popolare Darío Santillán, e da lì, con altre organizzazioni popolari nel COMPA. A livello sindacale facciamo parte della Corrente Rompendo le Catene.
Posta elettronica: lafragua.fpds@gmail.com
www.lafragua-fpds.blogspot.com
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da |
La Fragua, “La precarización y la burocracia sindical matan porque alguien lo permite” traducido para La Haine por S., pubblicato il 26-10-2010 su [http://www.lahaine.org/index.php?p=48925], ultimo accesso 28-10-2010. |