Un modello interessante ma con qualche difetto: i Consigli Comunali in Venezuela.


Riproponiamo un interessante articolo dell’anno scorso, di Steve Ellner, un attento e non allineato osservatore della realtà venezuelana.

La principale strada rurale che passa per Las Cuadra, un’area povera della zona di El Valle, nello stato venezuelano di Mérida, vanta un nuovo marciapiede e una fermata coperta dell’autobus. Julio Cerrada, un portavoce del consiglio comunale di Las Cuadras, mi mostra queste e altre opere recenti, compreso un arco decorativo all’entrata del centro abitato e un cassonetto metallico di grandi dimensioni. Cerrada mi porta alla fine della strada della montagna, dove il consiglio comunale di La Culata ha costruito due vie asfaltate che arrivano quasi 300 metri più in alto, in maniera che che i coltivatori di patate e carote possano trasportare i loro prodotti su mezzi motorizzati, oltre ad aprire la zona al turismo. Una piccola cooperativa chiamata “Passeggiate a cavallo di La Culata” porta turisti a cavallo sulla strada, la cui entrata è ora adornata da una lapide commemorativa di Simón Bolívar. Cerrada mi racconta che la cooperativa sta chiedendo finanziamenti pubblici per costruire una stazione turistica alla fine della strada.

Ventiquattro consigli comunali in El Valle hanno ricevuto finanziamenti dal governo per svariate attività come questa. In tutto il paese circa 20.000 consigli locali, legalmente costituiti nel 2006-2007, stanno intraprendendo progetti di sviluppo considerati prioritari dalle proprie comunità. Gran parte dei lavori completati in El Valle furono realizzati da volontari locali, mentre materiali e attrezzi sono stati acquistati con i finanziamenti dello Stato (. Cerrada mi racconta che quasi la metà degli adulti atti al lavoro di Las Cuadra parteciparono allo sforzo collettivo di questa comunità, e gli attrezzi, compresi una carriola, pale, picconi e machetes, ora stanno venendo prestati a famiglie del paese. Osserva che “c’è un maggior senzo di fiducia reciproca e cooperazione nelle comunità quando si è in qualche centinaio di famiglie che in gruppi più grandi”.

La Ley de Consejos Comunales, promulgata nell’aprile 2006, offre finanziamento ai membri di una comunità che si organizzano democraticamente e propongono progetti attuabili alle istituzioni dello Stato. Ogni consiglio rappresenta dalle 200 alle 400 famiglie che approvano i progetti prioritari nelle assemblee di vecinos [abitanti di un quartiere o di una comunità, ndt]. Attraverso la pianificazione, l’organizzazione e il finanziamento di opere pubbliche e la costruzione di case nei loro quartieri, i consigli comunali rappresentano non solo un passo importante nello sforzo del governo di stimolare la partecipazione popolare, ma anche una rottura con il passato quando queste attività erano compito del governo municipale, statale o nazionale.

La struttura dei consigli comunali, secondo quanto definito dalla legge del 2006, differisce da quella delle cooperative di lavoratori, in auge in Venezuela tra il 2004 e il 2005. Mentre ogni cooperativa era capeggiata da un presidente, alcuni dei quali abusarono della loro posizione per sprecare i fondi assegnati dallo stato, i consigli comunali sono strutturati orizzontalmente e tutti i loro líderes (chiamati “portavoce”) lavorano senza remunerazione e sono considerati uguali a tutti gli altri. I portavoce non possono appartenere a più di una commissione nel proprio consiglio, tra queste ci sono una cassa comunale, che gestisce i fondi concessi; una commissione di controllo sulla spesa; e una “commissione d’impiego” che segna i membri qualificati della comunità per i lavori remunerati e prova ad assicurarne l’assunzione preferenziale. Tutte le decisioni, compresa la nomina dei portavoce, sono ratificate da un’”assemblea delle cittadine e dei cittadini”, la quale rappresenta “l’istanza massima della presa di decisioni” dei consigli, secondo la legge del 2006.

Il gran numero di consigli comunali raggiunto nel 2006 eclisso i Consigli Locali di Pianificazione creati dal governo di Chávez nel 2002 con l’obiettivo di permettere che i membri delle comunità ideassero progetti, ma che finirono per cadere sotto il controllo dei sindaci e di altri politici eletti, che li riempirono di propri sostenitori1. La legge del 2006 fu pensata per garantire maggior indipendenza dai governi locali fornendo ai consigli comunali le risorse non solo per scrivere i propri progetti, ma anche per realizzarli.

I consigli hanno messo in pratica la “democrazia partecipativa” prevista dalla Costituzione Bolivariana del 1999 redatta dai sostenitori di Chávez. Le loro pratiche riflettono i discorsi di Chávez che minimizza l’importanza degli “esperti” o “tecnocrati” e enfatizza la volontà della gente e la sua capacità di risolvere tutti i problemi, inclusi quelli prettamente tecnici. Così i membri dei consigli comunali incaricati di gestire il denaro operano collettivamente nelle commissioni e, visto che molti mancano di esperienza o competenze finanziarie, seguono il metodo “imparare facendo”.

Per alcuni progetti sono necessarie capacità tecniche avanzate, come estendere linee elettriche a nuove comunità e costruire abitazioni dignitose per sostituire quelle più fatiscenti. Normalmente i consigli comunali nei settori specialistici assumono una compagnia o una cooperativa esterna alla comunità per realizzare questi lavori più ambiziosi, ma si sforzano di dare il maggior numero di posti di lavoro, compresi quelli specializzati, ai residenti che lavorano in quel settore. Naike Infantino, supervisore dell’ufficio dei consigli comunali del municipio Libertador di Caracas, dice: “Stupisce la quantità di residenti dei quartieri popolari, alcuni dei quali disoccupati, che hanno esperienza in mansioni tecniche comprese quelle professionali, anche nelle zone più povere”.

Il finanziamento dei progetti dei consigli proviene da più parti, da stati [ndt. il Venezuela è una Repubblica federale] e alcaldías [ntd. comuni], dal Ministero di Partecipazione e Protezione Sociale, dall’impresa petrolifera statale PDVSA, FIDES (denaro derivato dall’imposta sul valore aggiunto) e dagli stanziamenti della Ley de Asignaciones Económicas Especiales (LAEE, derivata derivati dalle entrate statali sul petrolio e l’attività mineraria). Procedure lunghe e a volte farraginose sono state stabilite per assicurarsi che i fondi assegnati ai consigli comunali siano ben spesi, a differenza di quello che succedeva con molte delle cooperative negli anni precedenti. Tuttavia, a causa della varietà delle fonti di finanziamento, i moduli per le rechieste ed altri requisiti per il finanziamento sono diversi a seconda dei casi, come anche i procedimenti di ispezione, complicando la gestione quotidiana dei consigli.

Nella maggioranza dei casi lo Stato assegna fondi ai consigli in due o più tranches e controlla i risultati a metà del lavoro, di solito scattando diverse fotografie. I “promotori”, che lavorano per lo sraro e l’ufficio FUNDACOMUNAL del Ministero della Partecipazione e Protezione Sociale. Supportano i consigli comunali e poi ispezionano il loro lavoro sulla base di “criteri sociali”, con il proposito di stabilire se un progetto ha dato benefici al numero previsto di famiglie.

Anche il Ministero delle Infrastrutture e altri ministeri svolgono ispezioni sulla base di parametri “tecnici”. Il consiglio comunale è obbligato ad inviare ogni anno un bilancio di verifica alla Soprintendenza Nazionale delle Cooperative, dove, sebbene non si tratti di una cooperativa, è registrata ogni Cassa Comunale (una riforma della Ley de Cooperativas attualmente presa in esame dall’Assemblea Nazionale eliminerà quest’obbligo).

Risultare positivi a questi controlli candida il consiglio a ulteriori finanziamenti, sia per completare il proprio progetto che per cominciarne uno nuovo. FUNDACOMUNAL conserva un registro di tutti i consigli comunali, consultato da altri uffici statali per evitare di finanziare i consigli che non abbiano lavorato seriamente. Quest’anno FUNDACOMUNAL ha dichiarato di voler pubblicare il registro sul suo sito internet (www.fundacomun.gob.ve).

Queste procedure solo in parte sono riuscite ad assicurare l’efficienza ed impedire la corruzione. Il timore che venga sospesa l’erogazione dell’aiuto statale condiziona fortemente i membri della comunità che hanno investito tempo e fatica considerevoli nella creazione di un consiglio comunale. Ciononostante, come nel caso delle cooperative di lavoratori, lo stato non è riuscito ad affrontare in modo energico i portavoce poco scrupolosi.

Gli attivisti comunali che accusano i membri del consiglio di sprecare soldi si lamentano frequentemente della lentezza dei tribunali nell’esaminare i loro casi, nel frattempo questi possono ottenere i finanziamenti addizionali” dice Leandro Rodríguez, consulente della Commissione di Partecipazione Cittadina, Decentralizzazione e Sviluppo Regionale dell’Assemblea Nazionale. Aggiunge che la legge del 2006 non riesce a stabilire nessun legame formale tra le commissioni di controllo sulla spesa dei consigli comunali e l’Ufficio di Controllo Nazionale, che dovrebbe essere l’organo incaricato di lavorare a stretto contatto con le comunità fornendo informazioni giuridiche e consulenza.

Oltre a questi problemi, gli aspetti negativi dei consigli includono il loro uso per fini politici e la disattenzione del governo nel far rispettare i requisiti richiesti, cosa che a volte porta a ritardi e difetti nella realizzazione dei progetti. In termini generali, i funzionari del governo hanno fatto il necessario perché i programmi sociali con i consigli comunali venissero avviati con successo; i controlli vengono resi più flessibili e vengono distribuiti vari incentivi “monetari” e non per evitare che si spenga l’entusiasmo popolare.

La creazione dei consigli comunali fu in parte una reazione all’inefficienza della burocrazia statale, specialmente quella municipale. Nell’intervento all’Assemblea Nazionale dell’agosto 2007 nel quale presentò una proposta di riforma costituzionale, Chávez dichiarò che aveva “riserve rispetto i poteri costituiti locali; credo più nel Potere Costituente locale [il popolo organizzato], questa è la forza veramente rivoluzionaria, questa è la forza veramente innovativa”. Si riferì agli alti indici di astensione nelle elezioni statali [ossia degli Stati, le “regioni” che formano la Repubblica] e municipali come se mettesse in dubbio la legittimità dei funzionari locali.2 La più recente proposta di Chávez di raggruppare i consigli comunali di ogni zona in “comuni” (le quali a loro volta formerebbero delle “città comunali”) che si occupino di problemi comuni, minaccia di soppiantare il potere del governo municipale creando una struttura parallela. In privato le autorità locali, compresi gli alcaldes [sindaci], hanno manifestato timore che sia un progetto ideato per eliminare progressivamente le alcaldías [amministrazioni comunali].

Ciononostante i consigli comunali non sono in grado di soppiantare il governo municipale. In questa fase stanno realizzando solamente i progetti prioritari, ancora lontani dall’assumere le innumerevoli funzioni del governo municipale. Il modello utopico ispirato da Rousseau della democrazia diretta che prende il posto delle istituzioni rappresentative non è applicabile ai consigli comunali, per lo meno a questo punto.3 Marisol Pérez, che dirige l’ufficio dei consigli comunali dello stato Anzoátegui, compie una valutazione più realista: “questo è un processo sperimentale. La famosa frase di Simón Rodríguez (il mentore di Simón Bolívar), così frequentemente invocata dal nostro presidente, “o inventiamo o sbagliamo” può spiegarne la logica”

I quadri politici chavisti, la cui retorica enfatizza la presa di decisioni da parte del popolo, hanno risaltato sempre più frequentemente le attività dei consigli comunali. Aristóbulo Istúriz e Jorge Rodríguez, candidati chavisti per i due principali municipi di Caracas nell elezioni di novembre, hanno diviso i propri programmi elettorali in due parti: progetti intrapresi direttamente dallo stato e appoggio al “potere popolare” che fondamentalmente consiste nei consigli comunali. Nella campagna elettorale per il distretto caraqueño di Sucre, il candidato chavista ha promesso di costruire una ferrovia metropolitana sulle colline di Petare, simile ad uno recentemente inaugurato nei quartieri popolari di San Agustín. Secondo il progetto ogni stazione avrebbe uno spazio d’utilità sociale come una biblioteca o un teatro, sotto l’amministrazione di un consiglio comunale.

Intanto i critici del governo accusano i consigli comunali di essere inefficienti e di debilitare la democrazia rappresentativa soppiantando tutti gli organi intermedi tra l’esecutivo nazionale e il popolo, come il governo municipale, gli uffici statali di pianificazione e persino in partito chavista, il Partito Socialista Unito di Venezuela (PSUV). Américo Martín , con un passato di sinistra e di candidato presidenziale nel 1978, considera i consigli comunali una “bomba atomica” destinati a creare il caos stimolando richieste clientelari ad un livello impossibile da soddisfare.4 Teodoro Petkoff, un altro anti-chavista proveniente dalla sinistra, evidenzia la natura donchisciottesca dei consigli comunali, che compara con le cooperative di lavoratori e le imprese amministrate da parte degli operai promosse dal governo di Chávez. Petkoff afferma che questi esperimenti assomigliano a quelli che Marx accusava di appartenere al socialismo utopico: “invece di riconoscere le condizioni storiche di emancipazione, [i socialisti utopici] immaginano condizioni fantastiche e una riorganizzazione della società inventata da loro stessi”.5

Questi dubbi sulla capacità dei consigli comunali di raggiungere i loro obiettivi pratici e politici sembrano essere esagerate. Migliaia di progetti in tutto il Venezuela sono già stati completati con successo e molti altri sono in via di realizzazione, cosa mai successa nella storia del paese. Inoltre i líderes dei consigli comunali partecipano ad un ampia varietà di attività e programmi che non hanno precedenti nel movimento comunale venezuelano.

La politica e lo Stato sono al centro della vita dei consigli comunali. I loro líderes spesso si trovano da entrambi i lati della linea che separa la società civile dall’attivismo politico. Per esempio le loro riunioni a volte discutono la strategia elettorale. Dopo la sua creazione nel 2007 fu il PSUV a farsi carico della campagna elettorale dei candidati chavisti nelle comunità, la maggior parte dei consigli smisero allora di dedicarsi a questa attività. Ciò nonostante, ad inizio 2009, il ministro di Partecipazione e Protezione Sociale Erika Farías invitò i consigli comunali a formare brigate di propaganda a favore dell’emendamento costituzionale proposto da Chávez, che permetteva la rielezione indefinita per tutte le cariche eleggibili, la proposta è stata approvata il 15 febbraio tramite referendum. L’attività elettorale dei membri dei consigli comunali e di altri programmi sociali finanziati dal governo eclissarono il PSUV in questa campagna.

Alcuni opinionisti di sinistra enfatizzano la lotta delle organizzazioni sociali venezuelane, compresi i consigli comunali, per raggiungere l’autonomia assoluta dallo Stato e dal partito. Tra questi analisti vi sono attivisti e scrittori venezuelani, come Roland Denis, Javier Biardeau e Rafael Uzcátegui (del giornale anarchico El Libertario).6 John Holloway, riconosciuto generalmente come un teorico che difende questo punto di vista, dichiarò in occasione del Social Forum Mondiale del 2006 a Caracas: “Il grande rischio che c’è oggi in Venezuela… è che il movimento dall’alto inghiotta e digerisca il movimento dal basso, come successo in Unione Sovietica e a Cuba”.

La fissazione dell’autonomia assoluta, tuttavia, può essere esagerata. I programmi sociali e le organizzazioni che essi creano – e non i movimenti sociali autonomi – rappresentano la colonna vertebrale del movimento chavista. Prima dell’elezione di Chávez nel 1998, in Venezuela non c’era la classe di movimenti sociali travolgenti e ben organizzati che spianarono il cammino alle elezioni di Evo Morales in Bolivia e di Rafael Correa in Ecuador. Per molti anni in Venezuela i movimenti di vecinos [abitanti di uno stesso quartiere o di uno stesso paese] e di cooperative di lavoratori erano indipendenti dallo Stato, ma non prosperarono ne ricoprirono un ruolo fondamentale nelle vite dei venezuelani non privilegiati.

Al contrario, l’iniezione da parte del governo di Chávez di grandi somme di denaro nei consigli comunali e in altri programmi sociali è servito a stimolare settori marginali e ad mostrargli modi per riprendere il controllo delle proprie vite. In particolare, risorse dello stato come finanziamenti ai progetti dei consigli comunali, prestiti alle cooperative di lavoratori e borse di studio per studenti iscritti a programmi educativi speciali sono stati essenziali per attivare la popolazione in forme organizzative. Nonostante la dipendenza finanziaria dello stato, i chavisti di base che partecipano a questi programmi tendono ad essere critici ed il loro appoggio al governo è lontano da essere incondizionato. Così si spiega, ad esempio, la sconfitta di Chávez al referendum costituzionale del 2007.8

Per i chavisti il percorso rivoluzionario è un processo nel quale le persone acquistano il controllo delle loro vite e nei territori dove vivono, più che del luogo di lavoro (come sostengono i comunisti, i trotskisti e i chavisti della linea dura). Questa strategia si riflette nella maggior quantità di risorse e maggior attenzione concessa ai consigli comunali, rispetto a quelle ricevute dalle imprese amministrate dai lavoratori.

I consigli comunali sono soggetti a una moltitudine di problemi, compresi carenze nella gestione delle finanze, la questione del free rider (quello che riceve ma non contribuisce), e lo scetticismo rispetto le intenzioni dei líderes comunitari profondamente radicato tra i loro vicini. I prochavisti che scrivono sui conigli comunali e su altri programmi sociali, sebbene forniscano informazioni utili e interessanti, generalmente eludono questi argomenti spinosi.9 Anche i media a favore del governo evitano la discussione aperta su questioni fastidiose come queste, nonostante parlano frequentemente dei consigli comunali. Inoltre all’interno del PSUV manca un dibattito critico. Evitando i problemi essenziali, i quadri del chavismo finiscono con glorificare i consigli comunali creando il mito che li rappresenta come una panacea per tutti i problemi, un’idea utile a pagare i dividendi elettorali. Una mancanza particolarmente rilevante vista l’intenzione del governo di velocizzare il finanziamento del programma nel 2009.

Mentre i consigli comunali accumulano esperienza, si sviluppano due processi carichi di tensione. Primo, i settori marginali e semi marginali della popolazione acquistano fiducia ed esperienza nella presa collettiva di decisioni. Secondo, i passi verso l’istituzionalizzazione servono a creare meccanismi di monitoraggio che evitino i progetti preparati male e la cattiva distribuzione dei finanziamenti pubblici.

Ma lo sforzo per raggiungere un equilibrio tra partecipazione e istituzionalizzazione non è per niente semplice. I meccanismi e le procedure per assicurare l’efficienza non possono essere imposti tutti in una volta. La partecipazione larga e continuata dei non privilegiati dipende dalla flessibilità e comprensione degli incaricati del finanziamento pubblico.

Noi non mettiamo troppo sotto pressione i portavoce dei consigli, in certe situazioni gli diamo il beneficio del dubbio” dice Marisol Pérez del governo di Anzoátegui. “Dopotutto molti di loro sono novizi che potrebbero facilmente smettere di partecipare se percepiscono che gli ostacoli sono troppo grandi.”

Oltre alle dimensioni sociali e istituzionali, un terzo obiettivo è politico: la mobilitazione di quelli che beneficiano dai consigli comunali per difendere il governo da un’opposizione intransigente e con grandi disponibilità economiche. Effettivamente raggiungere obbiettivi chiari e non sempre compatibili è una sfida formidabile per la strada innovativa verso il socialismo in Venezuela.


Steve Ellner è stato professore all’Universidad de Oriente en Puerto La Cruz, Venezuela, dal 1977. Ha recentemente pubblicato Rethinking Venezuelan Politics: Class, Conflict and the Chávez Phenomenon (Lynne Rienner Publishers).

Note

1Luis Bonilla-Molina e Haiman El Troudi, Historia de la revolución bolivariana: pequeña crónica, 1948-2004, Impresos Publigráfica, Caracas, 2005, p. 232.

2Hugo Chávez, Ahora la batalla es por el sí: discurso de presentación del Proyecto de Reforma Constitucional, Biblioteca Construcción del Socialismo, Caracas, 2007, p. 63-65.

3Steve Ellner, Rethinking Venezuelan Politics: Class, Conflict and the Chávez Phenomenon, Lynne Rienner Publishers, 2008, p. 176-80.

4Américo Martín, Segunda Parte, in Martín e Freddy Muñoz, Socialismo del siglo XXI: huida en el laberinto?, Editorial Alfa, Caracas, 2007, p. 160-70.

5Teodoro Petkoff, Comuna Comeflor, Tal Cual , 30 de septiembre de 2008.

6Cfr Roland Denis, Venezuela: The Popular Movements and the Government, International Socialist Review 110 (primavera 2006), p. 29-35; Hilary Wainwright, Democracy Diary, Red Pepper , dicembre 2007. Per un dibattito sull’autonomia del movimento sociale venezuelano, cfr George Ciccariello-Maher, Dual Power in the Venezuelan Revolution, Monthly Review 59, no. 4 (septiembre 2007), p. 42-56.

8Sujatha Fernandes, In the Spirit of Negro Primero: Urban Social Movements in Chávez’s Venezuela, Duke University Press, 2010.

9Enrique Rodríguez, Política social actual: una visión desde el gobierno, in Thais Maingon, ed.,

Balance y perspectiva de la política social en Venezuela, Caracas, ILDIS and CENDES, 2006, p.

281-90.

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da
Steve Ellner, traduzione di Giomar Salas,Un modelo atractivo con fallas: los Consejos Comunales de Venezuela, pubblicato il 26-06-2009 su [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=87637-], ultimo accesso 19-09-2010.



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