“Migliaia di adesioni al paro cívico nacional”


Honduras: Intervista a Bertha Cáceres, Juan Barahona e Rafael Alegría, rappresentanti del Fronte Popolare di Resistenza Nazionale, valutazioni sul Paro Cívico Nacional

Bertha Cáceres (COPINH)Juan Barahona (STYBIS)Rafael Alegría (Via Campesina)

Intervista di Mario Casasús

MC.- Com’è andato il paro cívico nacional?

JB.- Secondo i dati inviateci dalle varie regioni del paese la mobilitazione è stata un successo, sono state confermate le aspettative, la gente ha risposto, a Tegucigalpa siamo soddisfatti, ci sono stati migliaia e migliaia di partecipanti alla manifestazione di oggi.

MC.- Che differenza ci sarà tra la mobilitazione del 15 settembre e il Paro cívico del 7 settembre?

JB.- Questa manifestazione è stata programmata come un  Paro cívico con blocco di strade, il 15 settembre è stato programmato come mobilitazione popolare contro la sfilata ufficiale di Lobo. Stiamo organizzando una grande manifestazione popolare con i lavoratori, le organizzazioni sociali, dei docenti e degli studenti. Il 15 settembre esigeremo la nostra vera Indipendenza; nello Stadio di Calcio l’oligarchia celebrerà la sua “indipendenza”, il popolo lotta per la sua vera Indipendenza, per questo scendiamo in piazza.

MC.- Che numeri ha raggiunto la Resistenza nella raccolta di firme per chiedere un’Assemblea Nazionale Costituente?

JB.- Domenica – 5 settembre – è stato fatto l’ultimo conteggio e siamo a 1.057.000 firme, ci avviciniamo al nostro obiettivo minimo di 1.250.000 firme. Il 15 settembre finisce il periodo che ci siamo concessi, sono sicuro che per quella data raggiungeremo l’obiettivo.

MC.- Dagli anni 1973-1990, a Santiago del Cile, non vedevamo una militarizzazione della Città Universitaria; tempo dopo, in Messico la UNAM fu sgomberata dalla polizia (1997). Che ne pensa il Fronte Nazionale di Resistenza Popolare (FNRP) della militarizzazione della UNAH?

JB.- Per il popolo honduregno è un sberla che il rettore dell’Università lasci in mano della polizia e dell’esercito la UNAH, per espellere i lavoratori, gli studenti e i docenti, non avevamo mai visto niente del genere in Honduras, conoscevamo solo ciò che aveva fato la dittatura di Pinochet, per questo è una sberla, ci dimostra che il popolo honduregno vive sotto un regime militare e di polizia e sotto una repressione brutale; oggi si sta criminalizzando tutta la lotta sociale e dobbiamo ribaltare questa situazione.

MC.- Lunedì prossimo COFADEH presenterà la sua 6° Relazione sulle Violazioni dei Diritti Umani (2010), in che modo il Fronte di Resistenza può contribuire alla diffusione nazionale e internazionale della Relazione del COFADEH?

JB.- Sappiamo che COFADEH presenterà la sua 6° Relazione, noi faremo qualsiasi lavoro per diffonderlo in tutto il mondo, perchè i popoli e i governi del mondo si rendano conto che in Honduras stiamo vivendo una repressione selvaggia, che in Honduras non si stanno rispettando i Diritti Umani, che oggi stiamo sotto una dittatura che stiamo rifiutando e ripudiando tutti i giorni per strada.

MC.- Che tipo di strategia di proiezione internazionale conduce il FNRP? lo chiedo perchè l’anno scorso furono organizzate delegazioni in Spagna e in Italia…

JB.- A partire dal colpo di Stato e durante il regime di Lobo è stato realizzato un assedio mediatico; nei mezzi di comunicazione non esce nessuna informazione, per questo il Frente ha spedito commissioni in paesi latinoamericani in Europa e negli Stati Uniti per mostrare la realtà che viviamo nel paese – specialmente sulle violazioni dei Diritti Umani -, stiamo proseguendo con questo lavoro e inoltre stiamo formando comitati di solidarietà in paesi fratelli, che vengono in Honduras per rendersi conto della situazione e portare informazioni nel loro paese. I mezzi di comunicazione tradizionali honduregni dicono solo ciò che gli conviene, non raccontano la realtà, sembra che stiamo vivendo nel “paese delle meraviglie” e non è di sicuro così, stiamo vivendo una crisi politica ed economica, una repressione selvaggia e una violazione sistematica dei Diritti Umani.

MC.- È fluida la comunicazione tra Manuel Zelaya e la Resistenza?

JB.- Si la comunicazione con Mel Zelaya è fluida e continua, è stato nominato Coordinatore Nazionale del Fronte Nazionale di Resistenza Popolare, ciò ci permette di avere obiettivi unificati e di andare insieme verso l’Assemblea Costituente.

MC.- Bertha, ci siamo visti nel 2009, che cos’è successo da allora alla Resistenza e al COPINH?

BC.- Abbiamo maturato i nostri spazi organizzativi che sono la base fondamentale della Resistenza, della costruzione collettiva di proposte alternativa, così che il popolo honduregno abbia una patria con sovranità, dignità e autodeterminazione, che rispetti i diritti delle donne, dei giovani, delle comunità indigene. Abbiamo vissuto un processo di riflessione che non sarà facile, cerchiamo la rifondazione del paese, dove il popolo discuta e costruisca la sua carta costituzionale, abbiamo combattuto una battaglia di idee ma non abbiamo rinunciato alla mobilitazione, siamo stati presenti ovunque ora che l’oligarchia approfitta del colpo di Stato per realizzare impunemente il saccheggio delle nostre ricchezze naturali, l’abbiamo detto allora: “una delle ragioni del colpo di Stato fu il proseguimento del progetto di dominazione e colonizzazione”, è ciò che vogliono conseguire i “deputati” del regime di Lobo, quando vogliono vendere i nostri fiumi e le nostre terre. Questa lotta storica che abbiamo intrapreso diventa ora il processo di rifondazione della Costituente.

MC.- Che pensa quando la destra si “appropria” del discorso della Resistenza? lo chiedo perchè Lobo parla di una Assemblea Costituente, dice che si sente minacciato di essere vittima di un colpo di Stato…

BC.- Dopo la grande lezione che abbiamo rievto con il colpo di Stato: “la manipolazione mediatica continua ad essere uno strumento di disinformazione, distorsione, e anche di terrorismo e criminalizzazione sociale”, il popolo honduregno l’ha imparato nonostante il bombardamento di tutta la macchina politica della destra, non hanno potuto convincere il popolo honduregno con il messaggio perverso e sistematico dei mezzi di comunicazione. Qui continua a comandare la destra oligarchica più rancida dell’America latina, Pepe Lobo è un burattino da buttar via appena non serva più, non gli tollerano frasi che attentano al potere dell’oligarchia, c’è uno spregio totale delle istituzioni, non esiste uno Stato di diritto. La minaccia di un nuovo colpo di Stato serve a confondere il popolo, vittimizzare il lupo [ndt. in v.o. “Lobo” il nome del presidente honduregno significa lupo in spagnolo], farlo rivalutare davanti alla comunità internazionale, ma a queste manovre non crediamo, sebbene pericolose, continueremo in allerta e svelando le menzogne di Lobo.

MC.- A Tegucigalpa è una città militarizzata e con un’eccesiva presenza della polizia, che notizie riceve il COPINH sulla militarizzazione delle comunità rurali e indigene?

BC.- Abbaimo denunciato l’esistenza di una militarizzazione in tutto il paese, non solo da parte dell’esercito honduregno e della polizia locale ma anche di truppe nordamericane che realizzano operazioni congiunte con l’esercito colombiano nelle Isole della Bahía (al  nord del paese); vogliono imporre una logica di accettazione del militarismo come in Colombia, noi delle comunità indigene siamo stati vittime di soprusi da parte delle truppe nordamericane di Palmerola, vengono truppe dell’esaercito nordamericano ad imporre tasse alle nostre officine. Viviamo un terrorismo di Stato, sono stati assassinati compagni del COPINH, abbiamo compagni in carcere, ci hanno tolto documenti, ci hanno aggredito, sgomberato e represso. Davanti a tutto ciò, la risposta dignitosa dei popoli indigeni è: più Resistenza, più organizzazione, più organizzazione e più proposte.

MC.- Il Paro cívico finirà con una veglia davanti all’ambasciata del Cile, perchè il COPINH ha convocato un’iniziativa di solidarietà con il popolo mapuche?

BC.- I nostri fratelli e sorelle della Nazione Mapuche [vedi Mapuche]non sono qualcosa a parte, tutte le comunità indigene abbiamo un legame storico di ribellione e resistenza, noi popoli originari abbiamo contribuito all’emancipazione del continente, nonostante i diversi luoghi geografici svolgiamo un compito molto simile e soffriamo la stessa repressione. Ci identifichiamo con la causa mapuche, solidarizziamo con le sue richieste, che il governo cileno cessi nella criminalizzazione della Legge Antiterrorista contro la protesta pacifica del popolo mapuche, esigiamo che siano liberati i 57 prigionieri politici mapuche e che siano rispettati i loro territori, il popolo mapuche ispira tutti i popoli indigeni, noi andiamo all’ambasciata cilena per dirgli: il popolo mapuche non è solo! da qui – i figli di Lempira – accompagnano alla “Gente della terra”; nella Resistenza honduregna dobbiamo dare spazio alla solidarietà, è un pilastro fondamentale della liberazione. Esigiamo da  Piñera che cessi di applicare la Legge Antiterrorista – dettata da Pinochet -; Mario ti voglio far sapere che a noi del COPINH in più di un occasione i comandanti dell’esercito nordamericano hanno accusato di essere “un’organizzazione di tendenza comunista”, questo non pesa ne intimorisce, continueremo ad andare avanti contro la ridicola accusa di “terroristi” che ci affibbiano dalla base di Palmerola.

MC.- Rafael, l’anno scorso in un’intervista mi hai detto: “viviamo una carestia generale, conseguenza del colpo di Stato”, qual’è la situazione attuale del settore contadino?

RA.- L’agricoltura è in una situazione pessima, critica; prima avevamo riserve di fagioli, oggi ne dobbiamo importare 2.000 tonnellate, stiamo importando più di 100.000 tonnellate di mais, riso e verdure, stiamo vivendo una situazione di grande povertà, i contadini abbandonano le loro terre e vanno alla ricerca di altre soluzioni, ti puoi immaginare ciò che trovano: la strage, come abbiamo visto a Tamaulipas (México)[vedi Massacro di clandestini in Messico].

MC.- Quanti casi di violazioni di Diritti Umani ha denunciato il settore contadino della Resistenza?

RA.- Abbiamo denunciato più di 15 assassini in 4 mesi, non c’è dubbio che si tratta di sicari contrattati da gruppi imprenditoriali e latifondisti, viene sparso il sangue dei contadini, recentemente hanno assassinato Santos Ávila, Teresita Flores, e abbiamo ricevuto minacce da più parti; fino a che non rifonderemo il paese non vedremo la gfine del terrorismo di Stato.

MC.-Infine, in quale forma i contadini hanno partecipato al Paro cívico?

RA.- I contadini non hanno denaro per venire a Tegucigalpa, ma partecipano alle riunioni e alle decisioni della Resistenza; i contadini sono la forza maggioritaria del Frente Nacional de Resistencia Popular e hanno partecipato nelle regioni dei 12 dipartimenti del paese.

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da
Mario Casasús, “Participamos miles de personas en el Paro cívico nacional” Entrevista a Bertha Cáceres, Juan Barahona y Rafael Alegría, representantes del Frente Nacional de Resistencia Popular, pubblicato il 09-09-2010 su [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=112662&titular=%22participamos-miles-de-personas-en-el-paro-c%EDvico-nacional%22-], ultimo accesso 11-09-2010.

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