“Caso bombe”: Solo fumo e montature


Andrés Figueroa Cornejo

Sabato 14 agosto, con una spettacolare operazione di polizia, sono state perquisite case private e “okupas” di Santiago, Valparaíso, Temuco e Concepción, ed arrestate 14 persone per ordine del Procuratore Alejandro Peña. Come già sta diventando abitudine, la manovra ha contato sulla determinante brutalità degli uomini in divisa senza che ci fosse alcuna resistenza, pistole nella bocca degli imputati, distruzione dei locali, maltrattamenti alle donne incinte, atti indiscriminati in abbondanza e così tanta stampa ossequiosa.

Solo la prestigiosa Organizzazione per la Promozione e la Difesa dei Diritti del Popolo, Codepu (organizzazione non governativa per i Diritti Umani fondata nel novembre del 1980 durante la dittatura militare. Fu la prima ONG che prese parte al processo contro Augusto Pinochet in Spagna, e in Cile nel 1998, e uno dei principali accusatori nel processo contro il dittatore), ha denunciato che il 14 agosto “alle 6.58 della mattina, la casa di Viviana Uribe Tamblay, presidentessa della nostra organizzazione, situata a Batuco, è stata perquisita con violenza da un gruppo di funzionari del Gruppo per le Operazioni Speciali di Polizia dei Carabinieri (GOPE), del Laboratorio di Criminalistica, e dal personale della Procura, nell’ambito del cosiddetto “Caso bombe”. L’operazione di polizia è durata 7 ore”. L’ONG ha informato che nel domicilio in quel momento si trovava la figlia di Viviana, Barbara Vergara Uribe, figlia di una vittima politica, “incinta di 8 mesi, e dipendente dell’istituzione insieme al suo compagno Manuel Correa”.

Il cosidetto “Caso bombe” è legato ad una serie di esplosioni, che hanno fatto molto “rumore”, avvenute nel paese durante un periodo non determinato, in istituzioni bancarie ed altre filiali, senza che ci fossero morti, senza feriti, senza danneggiati, senza responsabili dimostrati.

RODOLFO RETAMALES, IL CATTIVO DEL FILM

Uno dei principali accusati del caso, oltre al suo lavoro retribuito, conduceva un programma nella Radio Primo Maggio del leggendario paese di La Victoria.

Alejandra Bustamante è una delle portavoce della emittente popolare, autogestita e comunitaria che ha 20 programmi di servizio alla comunità, e che manda in onda produzioni che riguardano rivendicazioni indigene, di musica, per l’infanzia e culturali. Il suo obiettivo è “informare circa la verità su quanto accade in Cile”.

La radio è legale, ha 15 anni di esistenza ed è autorizzata dalla Sottosegreteria alla Telecomunicazioni. Alejandra racconta che “dall’inizio del 2009, Rodolfo ha un programma che si chiama “Desde el Óvalo”, che tocca temi sul carcere nel senso delle visite familiari, e la criminalizzazione dei giovani e degli adolescenti. Rodolfo conduceva il programma e mai ha fatto richiami alla violenza o a qualcosa di simile. Informava sulle mobilitazioni sociali che si fanno nel centro di Santiago, con filmati, servendosi dei collegamenti internet della radio”.

Però Rodolfo non solo è stato vittima delle minacce delle forze speciali, ma anche altri reporter della Primo Maggio (102.9 FM). “Il nostro problema è che abbiamo tipizzato i maltrattamenti che riceviamo con frequenza”, spiega Alejandra nell’unica sala di trasmissione dell’emittente ed aggiunge che “Rodolfo ci aveva informati molte volte sulla polizia in civile che lo pedinava. Nella perquisizione della sua casa, le cose più importanti che hanno sequestrato sono i suoi filmati, le sue fotografie, le sue registrazioni. Non materiali legati ad esplosivi o bombe. Ora i mezzi di comunicazione tradizionali parlano di lui e degli altri detenuti come di delinquenti. Lo stesso come avvenne alla documentarista Elena Varela o a Pascual Pichún”.

Mercoledì 17 agosto, è stato arrestato anche un altro cronista popolare della radio, Roberto Henríquez. Alejandra dice che “lui fa programmi culturali, di cinema e musica. Alle 22.30 lo abbiamo trovato nel Primo Commissariato dei Carabinieri. Eravamo con l’avvocato per i diritti umani, Rubén Jerez. Lì siamo venuti a sapere che cercavano di vincolarlo ad un caso di esplosivi. Lo hanno accusato di detenere “un artefatto pirotecnico” (?). La mattina del 18 gli hanno formalizzato le accuse e lo hanno rimesso in libertà. È stato violentemente aggredito dai carabinieri, però non hanno permesso che fosse fatto l’accertamento delle lesioni”.

LA DIFESA: RODOLFO E PABLO DEBBONO ESSERE ASSOLTI

Alberto Espinoza è l’avvocato difensore di Rodolfo Retamales e Pablo Morales, accusati dal Pubblico Ministero, dal governo e dai mezzi di comunicazione di coloro che comandano, come i principali responsabili del cosiddetto “Caso bombe”, e come i “leader” di una associazione illegale “terrorista”.

– Quali sono le basi della difesa?

“La difesa lavora sulla più ferrea ed assoluta convinzione di che né Pablo né Rodolfo hanno partecipato ad una associazione illegale, e meno che mai di carattere terrorista. E per ora, i precedenti che hanno esibito risultano assolutamente inconsistenti nel momento di avvalorare un delitto di questa grandezza”.

L’avvocato Espinoza indica che sono 5 anni che vengono raccolte prove contro i suoi clienti, come dire, da quando Rodolfo Retamales fu messo fuori dopo essere stato con Pablo Morales privato della libertà per 12 anni nel Carcere di Alta Sicurezza. Da allora è stata messa in atto contro di loro una procedura di controllo permanente di tutti i loro movimenti. Loro sono, inoltre, in libertà vigilata e debbono firmare una volta a settimana presso l’Ente per i Rei.

Espinoza segnala che “però stiamo parlando di sorveglianza extragiudiziaria, immagino, all’interno delle politiche dei Servizi Segreti e della sicurezza pubblica e cittadina che, per lo più, loro conoscevano perfettamente. Sapevano che per la loro vecchia appartenenza al gruppo Lautaro erano oggetto di pedinamenti al margine della legge. È ciò che avviene con tutti i prigionieri politici che escono in libertà”.

Attira fortemente l’attenzione che, benché fossero permanentemente sotto sorveglianza, abbiano potuto farsene beffe al punto di costituire dopo 5 anni una associazione illegale.

– La gente comune in Cile non sa che cosa sia una associazione illegale …

“È un delitto tipizzato nel Codice Penale e nella Legge Antiterroristica che si configura in maniera fittizia e astratta. Nessuno può percepire fisicamente una associazione illegale. È un delitto immateriale, a differenza dell’omicidio e del furto. Nell’associazione illegale ci devono essere risorse, mezzi, infrastrutture, l’intenzione di associarsi per commettere atti illeciti. E in questo caso, con fini terroristici. Di modo che la costruzione dell’associazione illegale, dal punto di vista penale e probatorio, è molto difficile. La giustizia deve documentare la concorrenza di varie condizioni e di presupposti che fissino questo complesso di elementi, questo insieme di reti, gerarchie, comandanti, subordinati, direzioni, ecc.. E questo non è il caso”.

CASE OCCUPATE: CENTRI DI POTERE

In mezzo al reale “imbroglio” politico, di polizia e mediatico intorno al caso sono venute fuori le case occupate, che sono abitazioni lesionate o semplicemente abitate dopo essere state abbandonate, quasi sempre molto deteriorate, che i giovani in Cile ed il mondo usano per realizzare principalmente attività artistiche e alternative alla cultura ufficiale o istituzionale. Lì funzionano bande di rock, gruppi teatrali, divertimenti per i bambini, buon cinema gratuito, biblioteche e manifestazioni che non trovano spazio nelle politiche culturali provenienti dallo Stato, normalmente dirette a promuovere e adornare le “bontà” dei governi di turno.

Nonostante ciò, l’avvocato Alberto Espinoza puntualizza che “il Pubblico Ministero chiama le case “okupas” centri di potere. L’espressione pretende mettere in relazione il fatto che lì vengono elaborate azioni o pianificate cose illecite”. Per questo, la giustizia mostra foto di Rodolfo e Pablo che escono da case occupate. Però queste case rappresentano un settore della gioventù le cui idee non concordano con il modo di vita capitalista”.

– In che modo sono stati arrestati Rodolfo e Pablo?

“In un modo abbastanza violento. Nessuno ha bussato alla casa né ha prima richiesto di loro. È che loro hanno un domicilio conosciuto e nemmeno vivono in case occupate, come se questo fosse una aggravante. Hanno case che pagano con il loro lavoro. Ambedue sono affittuari. Pablo Morales vive con la sua compagna, e i due hanno un lavoro retribuito. Pablo si disimpegna in una impresa di pubblicità, dal lunedì al venerdì, con una giornata normale il cui salario gli permette di vivere senza grandi sussulti. Rodolfo Retamales, da parte sua, svolge lavori audiovisivi, è un salariato che fa la fattura, per dire che paga le tasse. In alcuni suoi video appaiono immagini di canali tradizionali, come Canal 7, questo tipo di materiali il Pubblico Ministero ha usato per formalizzare l’indagine. Allora lì io ho chiesto, se avrebbero incriminato anche i direttori di Chilevisión o di Canal 13. Erano parti di inchieste conosciute da tutti. Anche nell’udienza di convalida, la Procura ha usato contro i ragazzi citazioni di autori classici morti da molto tempo. E a Pablo Morales, d’altro canto, sono stati letti i suoi diritti con un carabiniere che gli teneva uno scarpone sulla schiena. Anche la perquisizione è stata brutale, e quel giorno si è estesa a 17 case, come nei migliori tempi della dittatura. È stata una operazione molto ben pianificata, coordinata e molto spettacolare”.

Al riguardo, Espinoza considera che “in Cile stanno soffiando venti autoritari molto forti. Ci sono nostalgici della dittatura”.

LA MONTATURA E L’ORDINE DELLE COSE

– Ad un certo punto è stato detto che gli imputati erano stati indultati da Ricardo Lagos durante il suo mandato

“Ciò è totalmente falso. Credo che ci sia mancanza di rigore da parte Ministero degli Interni e non si intende la divisione dei poteri. Qui si osserva che il Ministero degli Interni ha una relazione diretta con il Procuratore Nazionale. In questo senso, il Procuratore Alejandro Peña costruisce tutta una montatura, nel più amplio significato, come una messa in scena per i mezzi di comunicazione. Si riferisce a fatti rispetto ai quali questi due giovani già sono stati condannati, dimostra un’evidente cattiva intenzione. Come dire, si torna a criminalizzarli, e per la stessa cosa! Questo è antigiuridico, supposto che esiste un principio elementare del Diritto Penale che dice che nessuno può essere giudicato due volte per il medesimo reato”.

L’avvocato dice che Rodolfo e Pablo sono stati in carcere nei primi anni dei governi civili per un delitto che finì con la morte di tre funzionari della polizia investigativa, “a cui non parteciparono direttamente. Nessuno di loro impugnò un’arma da fuoco, né è responsabile diretto della morte di quelle persone. Ciò è stabilito nel processo e nella sentenza”.

Dei 14 detenuti originari del passato 14 agosto, 4 già sono in libertà, con misure cautelari che non sono la prigione cautelare, con il controllo settimanale delle firme. I restanti 10 son in prigione cautelare nel Carcere di Alta Sicurezza. Sono imputati di essere membri di una supposta associazione illegale terrorista. L’accusa è che Rodolfo e Pablo sarebbero i “capi” di quella.

In questo senso, Espinoza è perentorio quando comunica che “anteriormente, ho difeso persone accusate inizialmente di delitti di terrorismo. Per esempio, le persone che furono accusate di partecipare nel 1986 all’attentato a Pinochet. E infine queste persone non finirono accusati di delitti di terrorismo. C’è una distanza siderale tra le organizzazioni a cui appartenevano queste persone ed i casi di Rodolfo e Pablo, di tutt’altro ordine di cose. Quello di Rodolfo e Pablo, dalla prospettiva del Pubblico Ministero, sarebbe una specie di associazione illegale a livello di nido infantile. Nonostante ciò, gli si applica la stessa legge”.

– Che ne è dei citati legami tra Rodolfo Retamales e l’Intendenza di Santiago?

“Il Pubblico Ministero nel suo intento di mostrare la supposta rete di protezione dei miei difesi, si serve di una telefonata che fu fatta da un telefono dell’Intendenza a Rodolfo Retamales da una funzionaria che era stata sua compagna. La telefonata durò 30 secondi ed è una conversazione assolutamente normale. Da lì lo show che compromette l’Intendenza”.

– In che fase del processo giudiziario si trova il caso?

“Siamo al prologo, nelle sue fasi preliminari. Ci sono 6 mesi per indagare, ancora non siamo nella fase del giudizio. Sono in sospeso gli appelli che abbiamo avviato. In definitiva, debbono essere assolti e non portati in giudizio. Debbono essere liberati ed in nessun modo condannati”.

– Sorprendentemente il 18 agosto, 4 giorni dopo gli arresti, è comparsa una bomba vicino ad una caserma dei carabinieri che sarebbe stata disattivata da un robot …

“Bisogna fare attenzione alle azioni provocatorie. Non mi stupirebbe che il fatto facesse parte di una montatura della polizia. I servizi segreti operano anche con procedure molto oscure. Mi ricordo che Felipe Harboe, membro dell’Esecutivo della Concertazione, ideò una beffa con alcune sciabole per la scena che aveva trovato nell’Università di Santiago”.

Per l’avvocato Alberto Espinoza la situazione, nel suo insieme, è preoccupante e supera l’ambito di una’indagine indirizzata specialmente su un gruppo di persone. Il difensore per i diritti umani reputa che oggi quelli che sono minacciati da questa indagine sono i diritti dei cittadini in generale.

“Questa è la mano dura che ha annunciato Piñera e che stanno avvertendo i mapuche, gli studenti, gli inquilini morosi. Infine, tutti coloro che vogliono esercitare il proprio diritto ad esprimersi. Questo è chiaro, quelli che governano il Cile sono stati vincolati alla dittatura militare e sono amici della dinamica del terrore. Qualsiasi manifestazione di scontento sociale ora diventa terrorismo. E deplorevolmente, la Concertazione ha pavimentato il cammino per giungere a questo punto. L’idea dell’attuale governo è di far abortire immediatamente qualsiasi germe di mobilitazione sociale. Io qui noto un’allarmante assenza del Partito Comunista nel pronunciarsi su questa materia. Ci sono personaggi della Concertazione, come Patricio Rosende e Felipe Harboe, che avallano la condotta del Procuratore Alejandro Peña. Come si originano queste posizioni in gente che si definisce democratica?”, si chiede Espinoza mentre guarda urgentemente il suo orologio.

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da
Andrés Figueroa Cornejo, “Caso Bombas”: Sólo humo y montajes, pubblicato il 30-08-2010 su [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=112055&titular=%E2%80%9Ccaso-bombas%E2%80%9D:-s%C3%B3lo-humo-y-montajes-], ultimo accesso 31-08-2010.

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