In vari municipi del dipartimento del Huila sta incominciando a formarsi un movimento civico di opposizione ad un mega progetto che trasformerebbe radicalmente il rio Magdalena. Questo progetto ha già l’avallo del governo della Colombia ed è stato formulato da Hydrochina, impresa statale di questo paese.
Appena si giunge alla gola del rio Magdalena, a pochi chilometri da dove nasce, cominciano a parlare ad uno di una iniziativa di grandi proporzioni che danneggerebbe non solo le persone e l’ambiente di questa regione, ma tutti i popoli del paese che sono a valle.
Si tratta del piano di utilizzo del rio Magdalena che contempla tre aspetti: ripristinare la navigazione, costruire bacini per produrre energia elettrica e sviluppare una serie di iniziative nel Macizo Colombiano.
L’architetto Ricardo Báez, uno dei dirigenti del Comitato di Difesa del Macizo, spiega perché il movimento di cui fa parte si oppone a questo megaprogetto.
Una fabbrica di acqua
Il fiume nasce nella laguna della Magdalena a 3.685 metri sul livello del mare, nel Macizo Colombiano, al confine tra i municipi di San Sebastián (Cauca) e San Agustín (Huila), nella stessa zona dove anche scaturiscono i fiumi Cauca, Patía, Putumayo e Caquetá.
Per questo si dice che questa è una delle principali fabbriche e dispense d’acqua che ha il paese. Questo è dovuto al fatto che mentre mezzo paese da mesi è in siccità, qui si sono conclusi quattro mesi di intense piogge, in un periodo che va fino a dicembre.
“Da poco abbiamo avuto quattro giorni e notti di pioggia continua”, dice Ricardo Báez, un architetto che per dieci anni “ha vomitato” a Bogotà –secondo le sue stesse parole– ed è venuto a bloccare il municipio di San Agustín, nel sud del Huila, anche se offre scuse per la grafia della parola.
“Il Magdalena nasce subito forte e poderoso, a differenza di altri fiumi che si formano dall’unione di molti piccoli ruscelli: scaturisce da un esteso materasso verde alto più o meno un metro, nella laguna della Magdalena, e esce con la stessa forza di un idrante aperto dei pompieri”, spiega Báez.
Lungo il cammino gli si uniscono presto centinaia di torrenti, alcuni dei quali formano impressionanti cascate, per cui in pochi chilometri lo si vede vigoroso.
Ricardo Báez è uno dei dirigenti del movimento cittadino che in molti municipi del Huila si oppone al mega progetto elaborato da Hydrochina e che si intitola “Formulazione del piano guida di utilizzazione del rio Magdalena”.
Questo documento è stato consegnato lo scorso 29 aprile a Cormagdalena, l’ente autonomo regionale –ente dello stato colombiano e anche di istituzioni ambientali– con giurisdizione sui 1.540 chilometri che ha il fiume.
Il tema che più preoccupa
Il progetto consegnato al governo colombiano prevede di costruire 9 dighe nel Huila e 7 nel Tolima (alcune con effetti anche in Caldas e Cundinamarca), tutte sulle acque del Magdalena.
Quello che propone di fare è una catena di bacini a “cascata”, come di gigantesche terrazze, per la creazione di energia in tutta la regione alta del fiume, che copre circa 600 chilometri.
Portandolo a termini in modo totale o parziale, i danni sociali e ambientali sarebbero di proporzioni immense, cambierebbe la struttura del fiume e il paesaggio, modificherebbe radicalmente l’ambiente e trasformerebbe la cultura e il modo di vivere di centinaia di migliaia di abitanti di questa regione.
“Tutto per produrre una energia che probabilmente non sarebbe nemmeno per il paese perché sappiamo bene che parte di ciò che si produce viene venduto ad altri paesi come il Venezuela, il Perù e la Bolivia”, precisa Báez.
La gente sa molto poco sull’argomento
Hydrochina, secondo il movimento cittadino di cui fa parte questo architetto, ha messo 11,7 milioni di dollari per questo studio, mentre il governo colombiano, attraverso Cormagdalena, appena 750.000 dollari circa.
“Il processo è stato fatto tutto alle spalle della comunità”, afferma il portavoce del movimento popolare, a tal punto che per ottenere il documento che ha fatto Hydrochina hanno dovuto presentare un diritto ad essere informati e successivamente una richiesta di tutela.
E anche così, quando un giudice gli ha dato ragione, glieli hanno consegnati solo in inglese, che dalla gente di questa regione è stato interpretato come una evidente dimostrazione che il governo colombiano non vuole che tutto ciò che si propone lì, sia conosciuto facilmente dalle comunità.
08 settembre 2014
Otramérica
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Juan Gonzalo Betancur, “La locura de querer construir 17 represas en el Alto Magdalena” pubblicato il 08-09-2014 in Otramérica, su [http://otramerica.com/especiales/seleccione-especial/la-locura-querer-construir-17-represas-alto-magdalena/3242] ultimo accesso 22-09-2014. |