Carlos Corz

Il presidente Evo Morales ha informato della decisione assunta nella riunione di gabinetto. Ha detto che è stato denunciato l’accordo sui visti con Israele del 1972 e ora i cittadini di questo paese devono fare le pratiche per un visto di ingresso.

Oggi, il governo di Evo Morales ha deciso nella riunione di gabinetto di denunciare l’accordo del 1972 sui visti sottoscritto con Israele e di passare questo paese nella “lista 3”, che significa che a partire da ora è considerato uno “Stato terrorista”. La decisione obbliga i cittadini israeliani a fare le pratiche per i visti di ingresso in Bolivia.

“Passare nella lista 3 significa, in altre parole, che stiamo dichiarando uno stato terrorista (Israele)”, ha annunciato Morales, giustificando la decisione con il rifiuto degli attacchi che Israele ha iniziato contro la Palestina. “Deplorevolmente il Governo di Israele non rispetta le convenzioni internazionali, i diritti umani”, ha dichiarato.

“Lo stato boliviano e il popolo hanno preso la ferma decisione di denunciare l’accordo sui visti con Israele, del 17 agosto 1972, che fu firmato sotto il regime della dittatura in Bolivia e che permetteva ai cittadini israeliani di entrare in Bolivia liberamente senza nemmeno avere il visto d’ingresso. A partire da questa dichiarazione, Israele passa nel gruppo dei paesi 3”, ha informato il Presidente.

Ha aggiunto che “sono obbligati a compiere le pratiche del visto per entrare in Bolivia con una preventiva consultazione presso la Direzione Nazionale di Migrazione, che valuterà la pertinenza, la giustificazione dei loro ingressi. Passare nella lista 3 significa, in altre parole, che stiamo dichiarando uno stato terrorista, pertanto, devono prendere dei provvedimenti per entrare in Bolivia”.

L’amministrazione boliviana ha condannato il bombardamento e l’incursione armata delle forze militari di Israele sulla Palestina, dove ci sono notizie di almeno 1.000 vittime mortali, tra le quali bambini e donne. Oggi Morales ha qualificato come un genocidio ciò che avviene e ha chiesto alle forze sociali di pronunciarsi.

30 luglio 2014

La Razón Digital