Kirchner: un presidente rivoluzionario? socialista? democratico?


Dopo la crisi del 2001, dovuta all’orgia di privatizzazioni degli anni Novanta, alla forzata parità tra dollaro e peso che favorì i prodotti statunitensi provocando un’impennata della disoccupazione, e alle conseguenti rivolte e agitazioni popolari, al governo va un fronte progressista, capeggiato dal presidente del Partido Justicialista Néstor Kirchner. Molti hanno visto in questo governo un’altra espressione dello spostamento a sinistra dell’America latina, ma su questo come sugli altri governi sudamericani abbiamo delle riserve e possiamo sottoscrivere l’analisi del Frente Darío Santillán nel quale sono confluite le organizzazioni piqueteras più radicali, come gli autonomi del MTD: “il governo Kirchner, e quello successivo della moglie Cristina Fernández non è altro che il tentativo della borghesia di recuperare la fiducia popolare verso le istituzioni del sistema politico e di garantire allo stesso tempo la continuità delle politiche neoliberali.

“Il puntuale pagamento degli interessi sul fraudolento debito estero e la mancata messa in discussione della politica di privatizzazioni, garantiscono gli interessi del potere economico e delle imprese multinazionali. Allo stesso tempo il governo s’è proposto come obiettivo strategico quello di togliere la protesta sociale dalla piazza e disarticolare le organizzazioni di disoccupati. L’offensiva che il governo conduce contro l’insieme del fronte popolare, di carattere fondamentalmente politico e ideologico, propizia la divisione tra le organizzazioni popolari, isolandole dal resto della società, reprimendo chi non vuole rinunciare alle proprie rivendicazioni in cambio di poche briciole. Tutto ciò è espresso dalla decisione del governo di chiudere le iscrizioni al programma Jefes y Jefas [de hogar, sussidio per i nuclei familiari, ndt], dal fallimento generale dei piani per l’occupazione, dalla insufficiente risposta alla domanda di prodotti alimentari, infrastrutture e servizi sanitari nei quartieri popolari e dalla crescente criminalizzazione della protesta sociale.” [Frente Dario Santillan]

Effettivamente ripercorrendo i sei anni di governo del Frente para la Victoria, la coalizione che ha sostenuto il governo di Kirchner ed ora sostiene quello della moglie Cristina Fernández si possono evidenziare delle conquiste positive ad esempio con la fine dell’impunità per capi ed esecutori della repressione statale durante la dittatura attraverso l’abrogazione della Ley de Obediencia Debida e della Ley Punto Final che risalivano alla metà degli anni Ottanta, e nel rifiuto di adesione all’ALCA, l’area di libero scambio promossa da Washington e poi naufragata per il rifiuto di quasi tutti i paesi sudamericani. Ma il rifiuto di assecondare i diretti interessi nordamericani, simboleggiati anche dal rifiuto di pagare il debito estero, non sono accompagnati da una messa in discussione del modello economico neoliberale: in Argentina si è sviluppata in questi anni l’esportazione di cereali e di soia  basata su grandi coltivazioni estensive utilizzando massicce dosi di pesticidi e ponendo a rischio la sovranità alimentare del paese. Proprio per accaparrare parte dei grandi profitti che le agroindustrie realizzano con l’esportazione di soia verso la Cina l’anno scorso il governo Fernández ha dovuto gestire un gigantesco sciopero, con tanto di blocchi stradali, delle federazioni agrarie. Il governo voleva applicare sulle esportazioni una tassa che adeguasse il prezzo della soia argentina a quello mondiale, così da limitare la sostituzione la coltivazioni di altri prodotti alimentari con questo legume usato come foraggio per il bestiame europeo e cinese. Alla fine dello sciopero Cristina Fernández ridimensionò consistentemente il valore percentuale della tassa sulle esportazioni.

Il modello esportatore, che lega ancora una l’economia argentina ai capricci del mercato mondiale, è stato sostenuto da Kirchner mantenendo alto il tasso di cambio (il peso vale poco, i loro prodotti costano poco). Verso i movimenti sociali, prorompenti tra 2001 e 2003, Kirchner ha utilizzato la vecchia strategia della socialdemocrazia: cooptare i più moderati e reprimere chi continua a lottare.
Durante l’autoproclamato “governo dei diritti umani”, circa 900 persone sono morte in conseguenza alla repressione statale, in casi di “grilletto facile”, repressione in carcere. Più di qualsiasi altro governo dalla fine della dittatura (1976-1983). Tra i casi più esemplari si può nominare la militarizzazione della provincia di Santa Cruz e l’assassinio del professore Carlos Fuentealba, cui la polizia sparò un candelotto lacrimogeno mentre si allontanava nella sua auto dopo aver partecipato a un blocco stradale. In politica internazionale, il sostegno a progetti regionali come l’UNASUR, tentativo di Unione del Sud America su modello dell’Unione Europea, il Banco del Sur, fondo di finanziamento regionale, il consiglio di difesa sudamericano, mostrano l’adesione argentina al processo di emancipazione del continente dal controllo di Washington, una politica che potremmo definire nazionalista.

Un nazionalismo non inteso come esaltazione della propria comunità a fini espansionistici, di discriminazione del diverso o come soluzione al problema del conflitto di classe all’interno di una società, ma come indirizzo di politica economica volto alla riappropriazione di ricchezze, soprattutto energetiche, sottratte da imprese straniere, un nazionalismo che in America latina mira soprattutto al emancipazione da Washington e che si esprime tanto nella nazionalizzazione dell’industria degli idrocarburi venezuelana quanto nella decisione del governo brasiliano di sfruttare con un impresa statale i giacimenti di petrolio scoperti l’anno scorso al largo delle proprie coste settentrionali, tanto nel corale rifiuto del golpe in Honduras dei governi latinoamericani.

È certo qualcosa di positivo, ma non basta per riconoscere nei governi progressisti, chi più chi meno, sudamericani un’alternativa al modello economico capitalista.

Fonti
Argentina – Pacto Social y Represión: un balance del kirchnerismo, La Humanidad, 02-06-2008 su [http://periodicohumanidad.wordpress.com/2008/06/02/argentina-pacto-social-y-represion-un-balance-del-kirchnerismo/], ultimo accesso 01-11-2010;

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