Gli interessi politici ed economici dietro la costruzione di generatori eolici di energia sono grandi, e le loro azioni, illegali, ma i popoli si fanno forti per difendere i propri territori ancestrali dal saccheggio.
Tra i comuneri che si oppongono alla costruzione del parco eolico a San Dionisio del Mar, “c’è volontà di lottare”, nonostante che gli scontri, per le operazioni della polizia statale lanciate per rompere il loro blocco, li rendano “nervosi” e con “sentimenti contrastanti”, riferisce Carlos Beas, dell’Unione delle Comunità Indigene della Zona Nord dell’Istmo (Ucisoni).
La prima settimana di febbraio, la solidarietà tra pescatori, contadini e abitanti binnizá, ikoot e meticci è riuscita ad impedire il passaggio di più di 400 membri della polizia statale, che volevano “insanguinare la popolazione indigena di Álvaro Obregón, impadronirsi del loro accampamento e difendere l’impresa spagnola Mareña Renovables che con colpi, sangue, violenza e minacce vuole spogliare gli indigeni dei loro territori e lagune dai quali ottengono gli alimenti”, dichiara in un comunicato l’Assemblea dei Popoli Indigeni dell’Istmo in Difesa del Territorio.
In questi momenti c’è un atto di tutela che impedisce la costruzione dell’opera, oltre al fatto che gli abitanti hanno fatto un picchetto per impedire l’accesso dell’impresa alle loro terre. Il 31 gennaio, Mareña Renovables ha pubblicamente minacciato di portarsi via l’investimento se non le avessero dato le garanzie giuridiche per stabilirsi a San Dionisio del Mar, e ha detto che sarebbe rimasta “se si fosse applicata la legge”. Quella stessa notte, l’operazione di polizia senza un ordine del giudice ha cercato di spezzare la resistenza degli abitanti, che l’impresa e il governo insistono nel denunciare come un “gruppo minoritario”.
Gli scontri sono avvenuti fino al 2 febbraio. Gli ikoot e i binnizá hanno denunciato percosse, arresti, maltrattamenti e insulti da parte della Polizia Statale, che si è scagliata ugualmente contro uomini, donne e bambini. I membri della polizia si sono ritirati da Álvaro Obregón il 3 febbraio, e se loro o gli impiegati cercheranno di tornare, “in nessun modo gli si permetterà di passare”, puntualizza Beas, che dice che il picchetto continua a stare in piedi.
Mareña Renovables contro i popoli
In dieci anni di interventi, le imprese eoliche hanno costruito nell’Istmo, zona di forti venti, 11 centrali generatrici di energia. Gli abitanti delle terre in cui si sono insediate le sette imprese che gestiscono i parchi eolici risentono delle conseguenze del rumore e dei danni ambientali che ha portato questa industria.
I comuneri ikoot e binnizá si oppongono a che Mareña Renovables costruisca un parco eolico nei loro territori, che considerano sacri e da dove traggono nutrimento.
Il progetto di parco eolico di San Dionisio del Mar, senza essere passato attraverso il processo di una preventiva consultazione libera e informata, si basa su un contratto firmato nel 2004, con meno del 20 per cento dei partecipanti all’assemblea dei comuneri. Gli studi di impatto ambientale approvati dalla Segreteria per l’Ambiente e le Risorse Naturali (SEMARNAT), denunciano gli oppositori, falsificano le informazioni degli impatti sul fragile ecosistema.
Gli abitanti contano su un atto di tutela in vigore che ordina la sospensione della costruzione del parco a causa delle violazioni al diritto di consultazione dei popoli danneggiati da parte di istituzioni come la Segreteria per l’Ambiente e le Risorse Naturali (accusata della medesima omissione nella concessione di impatto ambientale per la costruzione dell’Acquedotto Indipendenza in territorio yaqui, nel nord del paese), come la Segreteria per l’Energia e il Consiglio Regolatore dell’Energia. “Qualsiasi ingresso dell’impresa e qualsiasi protezione le dia il governo è una violazione a questa disposizione”, puntualizza Beas.
Il governo statale e l’impresa si sono avvalsi, per intimidire gli abitanti, anche del presidente municipale priista, Miguel López Castellanos, sconosciuto dalla popolazione, e di picchiatori e sicari. “Vari di noi attivisti si sono dovuti allontanare dalla regione, e siamo preoccupati perché sono sicari conosciuti quelli che sono dietro alle minacce”, specifica Carlos Beas.
Dietro alla repressione e all’ostilità contro gli abitanti “c’è una alleanza tra Francisco López García ed Elías Cortés, deputati priisti, autorità del medesimo partito, l’impresa e funzionari dello stato di Oaxaca”, accusa Carlos Beas, anche se il principale istigatore è Jonathan Davies, presidente del consiglio della Mareña Renovables, precisa.
“Il governo fa parte del problema, ha già perso il suo ruolo di mediatore”, puntualizza Beas, e aggiunge che una parte dei gruppi di scontro sono stati creati con persone legate alla Confederazione dei Lavoratori del Messico (CTM) e al Partito dei Lavoratori. Inoltre, “il governo ha utilizzato la polizia come gruppo di scontro, come guardie bianche, per reprimere la gente che è in disaccordo.
Per le precedenti minacce e i fatti del 31 gennaio, 1 e 2 febbraio, gli attivisti hanno sollecitato misure di protezione per alcuni dei minacciati, e Amnesty International ha emesso una azione urgente chiedendo di proteggere l’integrità fisica degli abitanti e degli attivisti, di indagare le minacce e di garantire il processo di consenso libero e informato delle popolazioni.
La solidarietà
Dopo la violenta operazione di polizia, Mareña Renovables ha detto che era disposta a “negoziare” con gli abitanti se questi abbandonavano il loro “atteggiamento violento”. Beas precisa che “la violenza è partita sempre da loro, ma con queste dichiarazioni vogliono rettificare l’impatto che c’è stato sull’opinione pubblica per gli attacchi così violenti contro la popolazione di Álvaro Obregón”. Il membro della Ucizoni precisa che non c’è volontà del governo e dell’impresa di creare condizioni di distensione.
Nonostante ciò, i popoli vanno avanti con il loro processo di organizzazione, specifica Beas. “Anche se c’è nervosismo per le aggressioni, c’è anche aria di festa perché sono riusciti ad espellere la polizia e un grande spirito di solidarietà tra le popolazioni danneggiate da questo progetto”, aggiunge.
Le organizzazioni locali hanno fatto un appello per la realizzazione di una carovana di solidarietà per il 17 febbraio, con l’intenzione di “mantenere lo spirito delle comunità e portare alimenti, perché i turni di guardia che fanno sono prolungati”, puntualizza il lottatore sociale.
“La mobilitazione continua, continuano le riunioni, le azioni legali e faremo le denunce dentro e fuori del paese”, specifica Carlos. Anche se sono coscienti che ci siano potenti interessi dietro al progetto e che non sarà facile, continua il processo di difesa. Nella popolazione, termina Beas, “c’è volontà di continuare la lotta”.
Comunicato dell’Assemblea dei Popoli dell’Istmo di fronte alla repressione: Non ci ruberanno la rabbia né il vento
11-02-2013
desInformémonos
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da: |
Adazahira Chávez, “En Oaxaca se juega sucio para imponer la energía “limpia”” pubblicato l’ 11-02-2013 in desInformémonos, su [http://desinformemonos.org/2013/02/marena-renovables-juego-sucio/] ultimo accesso 15-02-2013. |