Nel periodo postelettorale la nuova punta di lancia del neoliberalismo è stato l’invio, da parte del Presidente della Repubblica –e con carattere “preferenziale”–, della Iniziativa di Riforma del Lavoro al Congresso dell’Unione (una versione completa di detta Iniziativa si trova in: http://es.scribd.com/doc/104880954/Ley Federal del Trabajo) con lo scopo che questo la esamini in breve tempo e, nel suo caso, la approvi per riformare la Legge Federale del Lavoro (LFT) che è la legge regolamentatrice dell’articolo costituzionale 123. Tra le varie misure che vi saranno per colpire il mondo del lavoro in Messico, si segnalano la flessibilizzazione dell’assunzione e della vendita della forza lavoro e la libertà del padrone di contrattare e licenziare liberamente i lavoratori –di fatto questa è la flessibilità–; l’ampliamento dei contratti di prova, la soppressione dei tribunali del lavoro così come di quelli di Conciliazione e di Arbitraggio, la legalizzazione dell’outsourcing (o subappalto che già coinvolge circa 2,5 milioni di lavoratori) che precarizza il lavoro e liquida i loro diritti lavorativi e contrattuali; il pagamento ad ore, la riduzione dell’indennità di licenziamento e/o della liquidazione per qualsiasi altra causa sia provocato.
La “necessità” di questa riforma del lavoro era già una vecchia richiesta del capitale e dell’imprenditoria del Messico, ma fino ad ora per varie ragioni non si era concretizzata a causa dell’opposizione dalle principali forze del sindacalismo conosciuto come indipendente, che ha mostrato un forte attivismo e svolto, quando era il momento, azioni di resistenza, mobilitazione e lotta per impedirne l’imposizione da parte del padronato e dello stato in virtù della “diacronia” che c’era tra le principali forze egemoniche della partitocrazia messicana: il PRI, PAN e PRD per arrivare ad un accordo al riguardo.
A tutti quelli che si intrattenevano, una volta conosciuti i risultati delle elezioni presidenziali, nella tiritera per cui nessuno, nessun partito, aveva ottenuto una “maggioranza assoluta”, bisogna dire che l’approvazione alla Camera dei Deputati della suddetta riforma del lavoro che, come sempre in Messico si iscrive nella storia delle imposizioni, è diventata effettiva grazie alla maggioranza garantita dai partiti storici della classe dominante, che sono il PRI e il PAN con il sodalizio dei loro camerati, i partiti Verde Ecologista e Partito Nuova Alleanza.
Nonostante il vergognoso spettacolo messo in scena da un gruppo di perredisti, soliti esibirsi mediaticamente, per mostrare la propria “opposizione” ad una riforma che bastona, questo non ha smesso di essere un pietoso spettacolo di coloro che ratificano, con i propri voti contrari o di astensione, il funzionamento della sacrosanta “democrazia rappresentativa” affinché , come è avvenuto immediatamente dopo la sua approvazione, i mezzi di comunicazione, praticamente tutti, proclamassero al vento e ai mari che suddetta iniziativa era stata approvata dalla maggioranza dei deputati eletti nelle urne. Mentre il contenuto della riforma inviata dal presidente uscente, membro del partito di destra Azione Nazionale, danneggia gravemente i diritti e le conquiste storiche dei lavoratori del nostro paese, i rappresentanti delle associazioni padronali, della burocrazia politica e della partitocrazia corporativa proclamano a tutti i venti che il Messico “ne uscirà in avanti” in virtù del fatto che ora ci saranno migliori condizioni per “garantire” la crescita della produttività e del lavoro, anche se maliziosamente ignorano, o occultano, quanto riguarda le ripercussioni salariali e le condizioni generali del lavoro di per sé già avviate dalla deregolazione, dalla flessibilità e dalla colossale precarizzazione del mondo del lavoro.
Anche se ancora non non si conoscono i contenuti effettivi che sono stati cambiati o modificati, nelle nuove clausole e condizioni, nei vari articoli della Legge Federale del Lavoro (LFT) –dato che in Messico generalmente vengono nascoste o si fanno di nascosto le grandi riforme mal chiamate strutturali affinché la gente, la cittadinanza, il popolo non venga a conoscenza delle stesse o lo faccia, una volta che queste siano entrate in funzione– sicuramente bisogna da aspettarsi che la suddetta legge si adegui ai privilegi e alle necessità della riproduzione capitalista dipendente del nostro paese, che vuole urgentemente ristabilire le proprie condizioni di redditività a partire, per lo meno, dall’aumento medio del tasso di sfruttamento del lavoro per, attraverso questa via, “competere” brutalmente con gli altri capitalismi e con le altre classi lavoratrici salariate per ottenere “vantaggi” nei mercati nazionali e internazionali; flessibilizzare l’insieme del mondo del lavoro non significa altro che rompere tutte le “rigidità” e gli ostacoli alla libera mobilità della forza lavoro affinché questa possa essere acquisita o gettata via liberamente dal capitale. E infine, fatto che è uno dei segni dei tempi del capitalismo del XXI secolo, realizzare nel nostro paese il supersfruttamento e la precarietà della forza lavoro come regime egemonico delle relazioni sociali e lavorative per conformarsi alle realtà che si stanno imponendo, a sangue e fuoco, in altre latitudini e regioni come l’Unione Europea e, anche, negli stessi Stati Uniti.
In America Latina la ristrutturazione capitalista e, in particolare, delle relazioni lavorative non è nuova, ma ha già precedenti lontani in realtà come quella cilena dove la dittatura militare riformò le leggi sul lavoro di quel paese fin dall’inizio del decennio degli anni ottanta del secolo passato, una volta che aveva distrutto i sindacati e il potere dei lavoratori. E così, le riforme, gli interessi e le modalità di lavoro, si sono venuti imponendo in ciascun paese e nelle loro realtà nazionali senza alcuna eccezione, anche in casi come Brasile, Argentina o altri, inclusi Bolivia e Uruguay presuntamente guidati dai cosiddetti governi “progressisti” che, è utile dirlo, se la cavano, e sviluppano politiche e progetti all’interno delle stesse linee e canoni del capitalismo dipendente e neoliberista, senza che si intravedano orizzonti anticapitalisti e –molto meno– pro-socialisti. In questo senso “… a partire dal 1990 la riforma più forte è avvenuta in Argentina e Perù. Anche in Brasile, Colombia, Ecuador e Panama sono state introdotte modifiche che colpiscono istituzioni nevralgiche delle relazioni lavorative, mentre che in Cile, Guatemala, Nicaragua, la Repubblica bolivariana del Venezuela e la Repubblica Dominicana le riforme di flessibilizzazione hanno avuto una portata minore. Altri paesi, tra i quali il Messico, non hanno registrato cambiamenti significativi nella loro legislazione del lavoro”. Nemmeno il Brasile, aggiungiamo noi (Cf: Clemente Ruiz Durán, “México: las dimensiones de la flexiseguridad laboral”, Serie Macroeconomía del Desarrollo, Santiago de Chile, CEPAL, 2009 (inédito), citato da Jürgen Weller (editore), El nuevo escenario laboral latinoamericano. Regulación, protección y políticas activas en los mercados de trabajo, CEPAL-Siglo XXI Editores, Buenos Aires, 2009, p. 27).
Nel decennio dei novanta viene data continuità a queste politiche decisamente proposte e appoggiate dallo stato e dal governo, come si constata nella seguente citazione che riproduciamo: “Nel decennio del 1990, in molti paesi sono state utilizzate riforme delle legislazioni del lavoro, la maggioranza delle quali avevano come finalità la flessibilizzazione di determinati aspetti del funzionamento del mercato del lavoro e mettevano l’accento sull’ampliamento della gamma dei contratti a disposizione. Si trattava di aggiungere al contratto di durata indeterminata una serie di contratti di durata determinata, di ampliare l’uso del periodo di prova e facilitare modalità di loro contrattazione. La seconda tendenza è consistita nell’abbassamento dei costi del licenziamento, con misure come l’ampliamento della definizione di licenziamento per giusta causa e l’introduzione di sistemi di protezione contro la disoccupazione attraverso conteggi individuali. Altre riforme di orientamento flessibilizzatore hanno incluso la disindicizzazione dei salari, la gestione più flessibile degli orari di lavoro e la riduzione dei costi lavorativi non salariali” ( Jürgen Weller, “Avances y retos para el perfeccionamiento de la institucionalidad laboral en América Latina”, in: Jürgen Weller (editore), El nuevo escenario laboral latinoamericano. Regulación, protección y políticas activas en los mercados de trabajo, CEPAL-Siglo XXI Editores, Buenos Aires, 2009, p. 25. Per gli antefatti della riforma del lavoro vedi: María Luz Vega Ruiz, (editore), La reforma laboral en América Latina. Un análisis comparado , Oficina Internacional del Trabajo, OIT, Lima, 2001 ).
Da questa prospettiva, dobbiamo ribadire che i disegni di legge e le iniziative di riforma della legge del lavoro, che fino ad ora sono stati presentati in Messico, essenzialmente non si distinguono da questa realtà latinoamericana del passato e che tante distruzioni sociali ha causato nelle classi lavoratrici e popolari della regione; in particolare, l’Iniziativa che ha presentato il governo panista. In effetti, a partire dalla Iniziativa di Riforme all’Articolo 123 Costituzionale e alla Legge Federale del Lavoro del Partito Azione Nazionale (PAN) del 12 luglio 1995; dal Disegno Legge di Riforma alla Legislazione del Lavoro del Partito della Rivoluzione Democratica (PRD) del 1998 e dalla Esposizione dei motivi dell’Iniziativa di Decreto perché siano Riformate Diverse Disposizioni della Legge Federale del Lavoro dell’Unione Nazionale dei Lavoratori (UNT) sottoscritta congiuntamente dai partiti Verde Ecologista, Convergenza Democratica, del Lavoro, della Rivoluzione Democratica, il Barzón e il Congresso Agrario Permanente, e fatta conoscere il 31 ottobre 2002; dalle successive Legge Abascal e dalla più recente Legge Lozano, le principali forze politico-elettorali in realtà convergono nel non mettere in questione il regime di sfruttamento del lavoro vigente in Messico, ma, piuttosto, lo “adattano”, lo “modernizzano” e perfezionano in accordo con i tempi neoliberisti che viviamo e con la globalizzazione capitalista a oltranza che chiede, abbondantemente e senza fretta, la riduzione del valore della forza lavoro per essere “competitivi”, la sua flessibilità e precarizzazione con lo scopo di disporre dell’insieme del valore e del plusvalore richiesto dal capitale nei suoi processi di accumulazione e di riproduzione. Non seguire questa premessa storica della globalizzazione capitalista è, secondo gli ideologi padronali, “non adattarsi alla fase” del mercato e dei suoi “benfici”.
In un’altra occasione toccheremo questo tema così importante e rilevante per il movimento operaio e i lavoratori del nostro paese. Solo non basta ribadire che, indipendentemente dal fatto che tra poco questa riforma si imporrà una volta che sia stata ratifica e approvata anche dal Senato della Repubblica, questa è stata resa possibile a causa del profondo riflusso in cui si trovano il movimento sociale e i sindacati, questione di cui si sono approfittati per proseguire nella sua approvazione con lo scopo di ottenere i risultati sperati dal governo e dal gran capitale al quale quello obbedisce.
È importante sottolineare che molte delle clausole inviate dall’esecutivo e approvate dalla Camera dei Deputati –e prossimamente dal Senato– già erano state analizzate (e denunciate) dall’Associazione Nazionale degli Avvocati Democratici a proposito di una Iniziativa di Riforma della Legge Federale del Lavoro che il PRI aveva presentato il 10 marzo 2011 e che vale la pena riprodurre, particolarmente, per le similitudini che ha con la riforma presidenziale del PAN così attuale, come quella che aveva già presentato quest’ultimo partito il passato 18 marzo 2010. In quella occasione, come oggi, l’iniziativa del PAN è stata negoziata preventivamente con il PRI –contando sul camuffamento della “opposizione” delle auto-denominate “sinistre” – al riparo dagli interessi di classe e corporativi di impresari e dirigenti sindacali che militano in ambedue i partiti e che fanno parte degli impegni e dei programmi del prossimo presidente del Messico, Peña Nieto, che ha fatto della riforma una delle sue credenziali di presentazione insieme alle altre riforme chiamate strutturali che, come candidato e, ora come presidente eletto, si è impegnato a portare avanti, come quella energetica, delle aziende e la fiscale.
Relativamente all’iniziativa priista, l’Associazione Nazionale degli Avvocati Democratici fa la seguente riflessione sulle proposte che include:
1. Periodo di prova di 30 giorni prima dell’assunzione. Questo vuol dire che un padrone può dare lavoro per 30 giorni ad un lavoratore e dopo licenziarlo senza alcuna spiegazione e senza creare anzianità, fatto che lo priva dell’assistenza lavorativa.
2. Limite alle mensilità perse fino ad un massimo di 1 anno dalla data di licenziamento che, certamente, ridurrà i processi di lavoro a 6 mesi, ma i processi in corso che richiedono anni? Come dire, se un lavoratore è licenziato in modo ingiustificato e il lavoratore fa causa, anche se il processo richiede anni e il lavoratore lo vince, gli pagheranno solo un anno di mensilità perse.
3. Protezione del sindacalismo charro (grottesco, n.d.t.) che storicamente è stato uno dei pilastri fondamentali del regime politico corporativo messicano. Così, per esempio: non vengono modificate le modalità di elezione dei dirigenti dei sindacati, né lo schema delle quote che sono le piccole miniere d’oro dei sindacalisti charri.
In materia di rapporto individuale di lavoro:
A) Stabilità del lavoro
1. Si rompe il principio di bilateralità e di stabilità del lavoro modificando l’articolo 39 della legge del lavoro, sopprimendo il testo che dice che l’esistenza di un contratto ci sarà fino a quando sussista la effettività del lavoro. Approvando questa iniziativa, l’esistenza di un contratto di lavoro dipenderà esclusivamente dalla volontà del padrone e non dalla sussistenza dell’effettività del lavoro.
2. Si annulla completamente la stabilità del lavoro e si legalizza il libero licenziamento senza costi per il padrone, permettendogli di fare contratti di: A) Prova, B) Formazione iniziale e, C) per Lavori discontinui (in questo caso possono essere temporali o che non richiedano la prestazione di servizi per tutta la settimana, mese o anno). Questo ultimo è il più grave, poiché può darsi il caso che una persona lavori per 5 giorni sui 6 a cui è obbligato (come succede a molti lavoratori), permettendo licenziamenti senza indennizzo.
3. Permette il libero licenziamento, poiché per il padrone non sarà più obbligatorio consegnare personalmente al lavoratore l’avviso di rescissione del contratto giacché lo potrà fare per posta raccomandata o per mezzo della Giunta di Conciliazione e Arbitraggio che potrà comunicarglielo (?) attraverso qualsiasi mezzo che consideri conveniente (?). Nonostante ciò, nella Legge Calderón si propone di far sparire le Giunte di Conciliazione e Arbitraggio, senza che ad oggi si conosca se questo sia già avvenuto.
4. Si aumentano le causali di licenziamento, come inadempienze verso i clienti del padrone.
5. Scompare per i lavoratori il diritto di avviso di licenziamento.
6. Legittima le rinunce in bianco modificando l’articolo 53 della LFT che attualmente richiede un accordo tra le parti.
7. Per gli operai giornalieri agricoli si creano nuove norme, che si riferiscono soprattutto ad un Registro speciale dei lavoratori provvisori o stagionali per giustificare il libero licenziamento e senza costi per quelli.
8. Legalizza la contrattazione di imprese d’appalto che oggi è illegale, permettendo ai padroni di non farsi carico dei propri doveri lavorativi e che al posto loro lo facciano i contrattisti, concretizzandosi, tra le altre cose, una frode legale contro i lavoratori nel sopprimere la responsabilità solidale nell’articolo 13 della Legge Federale del Lavoro.
C) Salario
9. Permette di fissarlo in modo unilaterale, da parte del padrone, senza intervento sindacale.
10. Legalizza la polivalenza (il multiuso) con lo stesso salario, che è una caratteristica del sistema toyotista.
11. Con la certificazione lavorativa permette l’imposizione di condizioni unilaterali di lavoro senza benefici salariali concordati bilateralmente.
12. Permette di fissare l’ammontare di buoni, incentivi e incarichi in modo unilaterale, il cui controllo non è obbligatorio.
13. Scompare il salario minimo e si crea il salario frammentato –come nel XIX secolo– perché si modifica l’articolo 83 della LFT affinché il salario possa essere pagato in modo proporzionale al tempo lavorato sulla base del salario minimo: così, se si lavora una ora al giorno, si potrà pagare un ottavo del salario minimo. Ad una persona che lavori 4 ore al giorno, per esempio, si pagherebbe appena la metà di un salario minimo.
C) Condizioni di lavoro
14. Si permette l’ampliamento dei compiti, il cambio dei giorni di riposo contenuti nei contratti e delle ore della giornata di lavoro che possono essere regolate quotidianamente in funzione delle necessità della produzione.
D) Assistenza sociale
15. La Tabella delle Malattie da Lavoro e la Tabella di Valutazione delle Invalidità Permanenti, che oggi sono contemplate negli articoli 513 e 514 della Legge Federale del Lavoro, sono scorporate e si traformano in una classificazione meramente amministrativa, smettendo di essere diritti di lavoro basilari.
E) In materia colletiva
16. Rimane intatto il potere e il controllo sindacale corporativo.
17. Legalizzando la sub-contrattazione attraverso l’outsorcing, permette di frammentare ancor di più le organizzazioni dei lavoratori, potendo esistere due o più sindacati per la stessa attività e posto di lavoro con differenti condizioni di lavoro.
18. Cancella l’esistenza dei sindacati corporativi.
F) In materia di amministrazione della giustizia
19. Con l’iniziativa si allungano i processi dividendo la prima udienza di due parti, una di Conciliazione e Mediazione e di Ricorso ed Eccezioni e un’altra di Presentazione delle Prove che si terrà in un’altra data, quando fino ad ora può essere tenuta solo in un’unica data.
20. Si riduce il pagamento delle mensilità perse ad un anno, indipendentemente dal tempo di durata del processo di lavoro, fatto che allungando i processi sarà a danno dell’operaio e senza costi per il padrone.
21. La verifica dei conti dei lavoratori verrà fatta prendendo come base anche le quote dell’IMSS, le buste paga di una lista di lavoratori sindacalizzati che il padrone riconosca (Art. 931 frazione IV, inciso c) de la LFT), fatto che indebitamente permetterebbe l’ingerenza di questi in materia sindacale.
G) Precarizzazione del lavoro dei giovani e delle donne
22. La crescente disoccupazione permetterà un maggiore sfruttamento lavorativo della gioventù, salari diminuiti e incremento degli incidenti sul lavoro poiché non vengono adottate le misure legali per evitarli. Agli ispettori non viene data la facoltà di chiudere i posti di lavoro che siano inadempienti e non rispettino le norme di sicurezza, e in caso di infrazione sono mantenute le sanzioni fino a 315 salari minimi che sicuramente sono raramente applicate, per quel che si dice con la complicità delle autorità del lavoro.
Essenzialmente tutti questi punti, in qualche modo, sono stati già approvati dalla Camera dei Deputati nella mattinata del 29 settembre 2012, e manca solo che l’iniziativa passi al Senato della Repubblica per essere discussa e nel suo caso sicuramente approvata, ledendo considerevolmente gli interessi, i diritti e le condizioni di lavoro di milioni di lavoratori salariati che per la loro sussistenza e riproduzione contano unicamente sulla vendita, ora ribassata, della propria forza lavoro in un mercato del lavoro sempre più saturato, combattuto e ristretto dalle imprese, per tutti quelli che sono disposti ad accettare e farsi totalmente carico delle precarie condizioni di contrattazione e licenziamento che la nuova legge sul lavoro annuncia come orizzonte della vita nel nostro paese.
03-10-2012
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da: |
Adrián Sotelo Valencia, “La reforma laboral consagra la precariedad social” pubblicato l’ 03-10-2012 in Rebelión, su [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=157018&titular=la-reforma-laboral-consagra-la-precariedad-social-] ultimo accesso 15-10-2012. |