Port-au-Prince, capitale di Haiti, è stata un’altra volta lo scenario di una massiccia mobilitazione di migliaia di persone in rifiuto dell’aumento dei prodotti di consumo di massa.

La protesta, organizzata dal partito Lavalas, ha avuto luogo anche per ripudiare il colpo di stato che nel 1991 rovesciò l’allora presidente, Jean Bertrand Aristide.

Come ha recensito l’agenzia EFE, durante il corteo sono state scandire parole d’ordine contro l’attuale governo del presidente Michel Martelly.

Schiller Louidor, dirigente del partito Lavalas, ha dichiarato che il deterioramento delle condizioni di vita dei settori popolari è “la conseguenza dei colpi di stato” degli ultimi 25 anni.

Louidor ha, inoltre, dichiarato: “Vogliamo dire al Presidente che non accettiamo questa situazione di miseria”.

Nelle ultime settimane si sono moltiplicate le manifestazioni contro il costo del livello della vita in varie regioni del paese come quelle di Cabo Haitiano (nord), seconda città del paese, e a Cayes (sud), terza località per importanza nella nazione caraibica.

A Cabo Haitiano, per il prossimo lunedì,  si è in attesa della effettuazione di uno sciopero generale convocato da differenti organizzazioni sociali e politiche.

Il 28 settembre passato, 14 partiti e piattaforme politiche dell’opposizione hanno comunicato il loro appoggio alle mobilitazioni contro il Governo sulla base delle rivendicazioni sociali.

I gruppi hanno accusato le autorità di fare una “politica demagogica, antipopolare e antinazionale”.

Haiti è la nazione più povera dell’America Latina e nel 2010 ha subito un terremoto che ha fatto 222.570 morti, un milione di sfollati e ha distrutto migliaia di abitazioni.

30 settembre 2012

Resumen Latinoamericano