Argentina: Famiglie allevatrici del nord neuquino: pilastri della sovranità alimentare, ostaggi di un’economia che li maltratta


Fabián Alderete

In pochi luoghi del mondo si mantiene la transumanza, pratica ancestrale di produttori e animali che si spostano cambiando campi secondo il periodo dell’anno. I contadini del nord neuquino sono un emblema di questa vita e protagonisti della sovranità alimentare. Ma affrontano l’abbandono governativo, l’avanzata dei possidenti sulle terre e l’assenza di prezzi giusti.

Il potere d’acquisto delle famiglie contadine-allevatrici del Neuquén è caduto drasticamente, intrappolati in una catena di intermediari dominata da operatori privati e istituzioni a capitale misto.

Alcuni giorni fa, un buon amico -di quelli che la vita ci regala e con cui, nonostante le nostre differenze, l’affetto sopravvive- mi parlava con grandi dettagli di questioni macroeconomiche. Era convinto che l’attuale situazione, sotto il governo di Javier Milei, era prospera, tanto per lui come per la sua famiglia contadina. La sua convinzione era tale che credeva che questo miglioramento si sarebbe riflettuto su tutti gli aspetti dell’economia.

Nonostante ciò, una sola domanda è bastata a smontare questo castello di sabbia: Si può comprare lo stesso dell’anno passato con la vendita di un capretto?

Il discorso posto sul macroeconomico tende a sviare la nostra attenzione dalle realtà quotidiane che colpiscono le tasche. Per illustrare meglio questa situazione, ho proposto al mio amico di cercare un prodotto base per le famiglie allevatrici e di compararlo al prezzo del capretto del 2023.

Abbiamo concordato che un sacco di 25 chili di farina è fondamentale per il giorno dopo giorno nel campo. Con questo si preparano torte fritte, pane, fedelini e sopones (cibo tipico contadino, ndt), oltre ad altri alimenti. L’anno passato, il valore che ricevevano le famiglie allevatrici per un capretto era di 40.000 pesos, mentre un sacco di farina costava 7.000 pesos. Con la vendita potevano comprare quasi sei sacchi.

Nel 2024, il sacco di farina è costato circa 25.000 pesos. Se il capretto si paga (nel migliore dei casi) 65.000 pesos, arrotondando in alto si possono comprare appena tre sacchi.

Questa comparazione chiarisce come le famiglie allevatrici hanno visto ridotto il proprio potere d’acquisto, mostrando le complessità e le sfide che affrontano nella loro vita quotidiana. Al di là delle “cifre macroeconomiche”, è necessario conoscere una parte del lavoro che richiede la produzione di una capra nel nord di Neuquén per confermare che questo modello non valuta il lavoro contadino.

La transumanza, un lavoro reso invisibile

La transumanza è un tratto culturale, produttivo ed economico caratteristico del nord di questa provincia patagonica. Insieme a questa pratica, la difesa delle terre, dei guadi e delle piste di spostamento sono pilastri fondamentali della sovranità alimentare in questo territorio. Antonio “Tono” Vázquez è un allevatore-contadino e storico membro del Movimento Nazionale Contadino Indigeno Siamo Terra (MNC-ST) del Neuquén. Racconta con calma che non è in proporzione con l’intensità dei loro compiti: “In autunno iniziamo il ciclo, facendo entrare i caproni riproduttori nel recinto. Dopo, passiamo l’inverno proteggendo gli animali dalla neve, specialmente nella zona della cordigliera. Isoliamo le capre gravide. E allora comincia il ciclo delle figliature, che è un momento molto impegnativo”.

Leggere di queste attività può far sembrare che siano semplici. Ma chi ha avuto l’opportunità di partecipare, anche ad una di queste fasi, sa che non è un lavoro facile. È un lavoro che richiede abnegazione, sforzo e un profondo amore per la terra e per gli animali.

“Ogni zona ha il suo”, continua Vázquez. “Alcune richiedono più attenzione a causa della presenza del puma o delle volpi, obbligandoci a stare attenti tutto il giorno. In altre aree ci sono meno pericoli e più abitanti vicini, fatto che permette agli animali di pascolare più liberamente, tanto nel periodo estivo (che si realizza nella zona alta della cordigliera) come nel periodo invernale (nelle zone basse)”.

E questo non è tutto. O detto meglio, è solo una piccola parte, comparato al fatto che la maggioranza delle famiglie che devono far migrare i propri animali da una zona all’altra, viaggiando a piedi e a cavallo per varie settimane.

Cristina Soto è membra del MNCI-ST ed una delle rappresentanti di Huellas de Arreo, commissione creata per co-governare e sostenere gli accordi che sono stati raggiunti mediante la lotta contadina, di fronte alla smisurata avanzata delle recinzioni da parte di capitali privati. Lei fa la transumanza con suo fratello, Víctor Alfonso Soto. D’inverno va verso la zona della cordigliera in cerca di pascoli teneri. “Spostiamo gli animali per otto giorni, a cavallo e a piedi. Mi è toccato fare la maggior parte del cammino a piedi, cercando i capretti che si allontanavano dal gregge”, commenta.

La distanze percorse sono diverse. Ci sono quelli che possono contare su zone di pascolo estivo più vicine alle loro terre invernali, ma in genere devono percorrere grandi distanze. Soto aggiunge: “Per giungere al pascolo estivo dobbiamo fare 200 chilometri. È la distanza che separa i due luoghi dove produciamo. Quest’anno abbiamo potuto contar su un fuoristrada per far salire alcuni animali deboli o che si erano fatti male, ma il resto lo portiamo facendoli pascolare. In alcuni momenti ci tocca andare lungo la strada asfaltata, giacché hanno recintato i sentieri storici che percorrevano le famiglie transumanti”.

Il lavoro permanente che fanno le famiglie allevatrici non si riflette nel prezzo finale del capretto: tutto questo sforzo, in genere, viene appropriato dalle corte ma robuste catene della speculazione lungo il percorso della commercializzazione.

Foto: MNCI Somos Tierra

Quelli che fanno il prezzo

Gli allevatori-contadini del nord di Neuquén stanno a circa 500 chilometri dalla capitale provinciale. Sono 1.500 famiglie di pastori, con un media di 350 capre ciascuna. La produzione è destinata al mercato locale. La sua principale compratrice è la Compagnia per lo Sviluppo della Conca del Curi Leuvú (Cordecc), un’istituzione a capitali pubblici e privati. Un’altra destinazione è la capitale neuquina, dove la Macelleria Capriolo ha oliato l’acquisto diretto alle famiglie e la vendita al pubblico nei propri negozi. Da ultimo, in minor proporzione, si vende in modo diretto al pubblico che si avvicina ai campi o mediante intermediari che vendono due o tre animali nella zona.

Le ed i produttori affrontano serie difficoltà al momento di fissare un prezzo comune per il capretto. Alla fine del 2024, la Cordecc cercò di pagare 50.000 pesos a testa, per venderle a 100.000 nella capitale provinciale. Solo grazie alle offerte della Cooperativa Campesina, che arrivarono intorno ai  65.000 pesos, si riuscì a stabilire un prezzo minimo più giusto per i produttori per un capretto di sette chili prima di partire verso i pascoli estivi.

Quando tornano dalle zone estive, il valore del capretto varia perché l’animale ritorna con più peso. Inizia allora un momento di negoziazione disuguale che le famiglie allevatrici devono affrontare. Nel caso della produzione caprina, è difficile avere un prezzo “stabilito”. Vázquez compara: “Ogni taglio di carne di vacca, che è molto differente per quanto riguarda la forma di produrre, ha un prezzo. Ma qui si paga lo stesso per il capretto completo. È molto difficile porre ora un prezzo per il peso delle capre perché in aprile, quando già pascolano nel periodo estivo, può essere diverso”.

Le capre creole del nord neuquino contano sulla “denominazione d’origine”, marchio che segnala un prodotto come originario di un determinato territorio, quando la qualità o altre caratteristiche del prodotto siano attribuibili alla sua origine geografica. In questo caso, la denominazione d’origine della capra include i dipartimenti di Minas e di Chos Malal e a parte dei dipartimenti di Pehuenches, Ñorquín, Añelo e Loncopué.

Ma questa qualificazione ha un profilo focalizzato sulle istituzioni, come l’Istituto Nazionale di Tecnologia Agropastorale (INTA) o la Cordecc, più che migliorare le vendite per le famiglie allevatrici, che non si vedono beneficiate da questo suggello. La ragione è che finiscono con il vendere ai commercianti che, caricando i camion, non pagano questa qualità che distingue il capretto locale. Nonostante ciò, nei loro commerci aggiungono il valore per quello, lasciando il prodotto fuori dalla tasca della gente, che deve costantemente cercare i migliori prezzi. Quest’anno, nelle macellerie della capitale provinciale, si è pagato fino a 120.000 pesos per ciascun capretto. 

La sovranità alimentare non si regala

Ci sono termini come “sovranità alimentare” che più che parole, sono azioni, storie e lotte che le hanno dato origine. Oggi questo termine è usato da certe aree dello stato provinciale per mostrare una luce di progressismo, occultando che nella catena della speculazione si trovano loro stessi. E, nel ruolo naturale dell’usura, la parte privata. In questo modo, rimane senza protezione il principale motore economico del nord neuquino.

Le famiglie allevatrici-transumanti devono aspettare ogni anno la proposta di coloro che hanno il controllo, e negoziare in pieno svantaggio, con uno stato assente che non fissa i prezzi per migliorare o almeno sostenere il potere d’acquisto nella vita rurale.

Neuquén illustra il nord provinciale con le greggi e le famiglie allevatrici, folclorizzandoli, offrendo questa cartolina ineguagliabile dell’ “Alto Neuquén” come una nuova denominazione della zona. Ma questa regione rimane indeterminata per la mancanza di sostegno e protezione verso coloro che muovono l’economia e sostengono da lì la sovranità alimentale.

Al termine della chiacchierata con il mio amico che parlava di macroeconomia, non sono riuscito a convincerlo. Almeno, il suo orgoglio non glielo ha permesso, anche riconoscendo quello che la sua famiglie vive giorno dopo giorno. Ma questo è un altro capitolo, dedicato alla costruzione di senso dei mezzi di comunicazione dominanti nella società.

*Membro del Tavolo Contadino del Norte Neuquino – Movimento Nazionale Campesino Indigeno Somos Tierra.

Foto: Antonio “Tono” Vázquez

7 gennaio 2025

Agencia Tierra Viva

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Fabián Alderete, Familias crianceras del norte neuquino: pilares de la soberanía alimentaria, rehenes de una economía que los maltrata, pubblicato il 07-01-2025 in Agencia Tierra Vivasu [https://agenciatierraviva.com.ar/familias-crianceras-del-norte-neuquino-pilares-de-la-soberania-alimentaria-rehenes-de-una-economia-que-los-maltrata/] ultimo accesso 31-01-2025.

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