Testimoni dell’operazione di polizia hanno dichiarato che la Polizia Militare ha agito utilizzando armi letali per far ritirare gli indigeni.

In un nuovo fatto di violenza contro la popolazione indigena del Brasile, in un’operazione della Polizia Militare nello stato del Mato Grosso do Sul è rimasto ucciso un indigeno e almeno nove sono rimasti feriti.

Secondo il Consiglio Indigenista Missionario (Cimi) nell’azione di polizia è morto Vítor Fernandes, di 42 anni e membro della comunità Kaiowá Guaraní.

Sabato il consiglio ha dichiarato in un comunicato che l’incidente si è registrato in un’azienda situata nel municipio di Amambaí, vicino alla frontiera con il Paraguay.

Secondo il Cimi, la Polizia Militare ha sparato a Fernandes e ad altri nove membri della comunità con proiettili e cartucce a salve durante un’incursione, “senza un ordine giudiziario”, in un’azienda occupata dagli indigeni, che reclamavano il possesso delle terre.

L’Ospedale Regionale di Amambaí ha confermato il ricovero in questa clinica di quattro dei nove indigeni feriti, tra i quali uno è grave, colpito alla testa.

Testimoni dell’operazione di polizia hanno dichiarato che i poliziotti hanno agito su richiesta del presunto padrone dell’azienda utilizzando armi letali per costringere alla ritirata gli indigeni.

Il Governo del Mato Grosso do Sul non ha dato spiegazioni ai media del perché l’operazione sia stata realizzata senza un ordine giudiziario e nemmeno dell’attribuzione di tale incarico, dato che si tratta di indigeni, in Brasile l’azione è di spettanza della Polizia Federale e non di quella Militare.

Nella riserva di Amambaí vivono circa 10.000 indigeni in 2.400 ettari e alcune aziende sono rivendicate dai popoli originari da un secolo quando furono occupate da latifondisti.

La morte dell’indigeno avviene un giorno dopo le esequie dell’indigenista Bruno Araújo Pereira, morto nell’Amazzonia lo scorso 5 giugno per mano di pescatori illegali insieme al giornalista britannico Dom Phillip.

26 giugno 2022

Resumen Latinoamericano