Nicaragua: e ora che?


Mónica Baltodano

Per chi ha avuto occhi per vedere, quello che è avvenuto il 7 novembre in Nicaragua non è stato un processo elettorale, ma una sfacciata finzione montata da Ortega e Murillo con il proposito di “rieleggersi” senza dover affrontare nessun oppositore. Tutto questo per continuare a controllare e dissanguare lo stato, proteggersi di fronte alle prove dei loro crimini e continuare ad ingrassare gli affari familiari e dei loro sostenitori in tutti i poteri: l’emergente borghesia rossonera.

La perversa simulazione ha contato su leggi per criminalizzare l’opposizione, con la controriforma della Legge Elettorale e con la complicità di anonimi candidati e organizzazioni di carta, che stavano lì per fingere che si trattava di altre opzioni elettorali, nell’operetta buffa con cui hanno cercato -senza successo- di burlarsi del popolo.

La simulazione è stata anche macabra perché il gioco per rappresentare l’ingenuità ha richiesto la chiusura di altri mezzi di comunicazione come La Prensa, la criminalizzazione di giornalisti, e la cattura di più di 30 dirigenti e personalità politiche, tra loro sette precandidati e precandidate alla presidenza. La conseguenza di questa persecuzione sono state nuove ondate di esiliati.

La dittatura ha totalmente negato una osservazione elettorale indipendente e per la prima volta alla stampa internazionale è stato impedito di entrare nel paese. Mai, nella regione, si è conosciuto un simile livello di arbitrarietà.

Tutto l’apparato elettorale dell’allora partito FSLN, è stato convertito in un semplice macchinario orteghista; facendosi in quattro nei territori, lista in mano, per garantire che nessuno che lavora nelle istituzioni dello stato e i suoi familiari, rinunciasse ad andare alle urne. Il dito macchiato con l’inchiostro indelebile sarebbe stato uno dei meccanismi di controllo, ma si chiedeva anche che i dipendenti passassero una foto della scheda segnata nella casella dittatoriale.

L’appello allo SCIOPERO ELETTORALE CITTADINO promosso a metà settembre dall’Articolazione dei Movimenti Sociali, ha avuto il consenso di tutte le forze politiche e civiche, del movimento contadino, delle organizzazioni femministe e delle nuove espressioni studentesche e giovanili. L’Unità Nazionale Azzurro e Bianco (UNAB), ha fatto appello al popolo affinché non andasse alle urne, chiudesse le porte delle case e non circolasse nelle strade del Nicaragua, mentre nelle città estere si sono autoconvocati gli esiliati per manifestare il proprio rifiuto della burla alla democrazia.

L’appello allo Sciopero Elettorale ha funzionato. All’alba del giorno 7 il paese intero è sembrato desolato. Alle urne hanno sfilato presto i fanatici del regime, e Ortega ha dovuto presentarsi prima del solito per rompere il silenzio elettorale, inveendo contro i suoi oppositori.

L’osservatorio cittadino elettorale Urne Aperte, che ha monitorato in modo indipendente tutto il processo con un gruppo di osservatori che hanno operato nell’anonimato, ha potuto constatare che l’astensionismo ha raggiunto poco più dell’81%. (1) Il regime, da parte sua, ha affermato che il processo ha contato sulla partecipazione del 60% e si è affrettato ad ascriversi il 75% dei voti, proclamando vincitore Daniel Ortega -eterno candidato del FSLN dal 1984.

La presunta elezione di Ortega contrasta con i risultati del più recente sondaggio del CID GALLUP: il 69% dei nicaraguensi disapprova il lavoro di Ortega. A sua volta, il 65% sarebbe stato disposto a votare per qualunque dei precandidati che Ortega tiene da maggio prigionieri, per togliere dal governo il dittatore, che avrebbe ottenuto solo il 19% dei voti.

CHE SUCCEDERÀ?

Ortega cercherà di non far riorganizzare all’interno del paese il movimento Azzurro e Bianco, facendo uso di una forte repressione, mentre mantiene il proprio retorico disprezzo del maggioritario rifiuto di governi e organizzazioni internazionali.

Cercherà anche di attenuare la pressione internazionale con un’altra caricatura di dialogo. I passi che ha fatto recentemente indicano che si sta costruendo le “controparti” a propria misura. Le catture del presidente e vicepresidente del COSEP, Michael Healy e Álvaro Vargas, nonostante che negli ultimi mesi stessero in silenzio, hanno permesso che un secondo vicepresidente, César Zamora, assumesse ad interim la guida di questa organizzazione imprenditoriale. Zamora è presidente della Camera dell’Energia (CEN), uno dei settori più beneficiati con le concessioni e le tariffe energetiche più care del Centroamerica concesse dall’orteghismo e, finora, è stato uno degli impresari che si è più apertamente pronunciato per un dialogo con il dittatore.

In un furibondo discorso dell’8 novembre, Ortega ha dichiarato che i dirigenti pro-democrazia incarcerati sono “figli di cagna” dell’imperialismo, che non sono nicaraguensi, e che gli Stati Uniti se li dovrebbero portare via. Con questo ha indicato una possibile via per l’esilio di tutti i detenuti, come a suo tempo fece Somoza con Carlos Fonseca, Pedro Joaquín Chamorro e altri patrioti.

D’altra parte, bisogna constatare realmente quale sarà la posizione degli Stati Uniti, che come sappiamo mettono sempre al primo posto i propri interessi. Così come la retorica antimperialista di Ortega non inganna molti di noi, la posizione americana contro questo regime ancora non è passata alle sanzioni personali. Fino ad oggi il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, la BID e la BCIE continuano a dare decisive risorse finanziarie al governo diretto da Ortega e al suo apparato repressivo. Il Trattato di Libero Commercio (DR-CAFTA) continua a permettere ai principali impresari nicaraguensi di godere dei benefici, e al governo di risolvere una parte della disoccupazione attraverso le maquilas. Nel frattempo, Ortega continua a garantire agli Stati Uniti un ferreo controllo migratorio verso il nord e buone relazioni dell’Esercito orteghista con il Comando Sud americano.

È anche una sfida che la comunità internazionale, tra loro l’OEA e la UE, non si limiti a dichiarazioni sulla simulazione del 7 novembre. A sua volta, si deve riuscire ad affermare la posizione dell’Argentina nell’ultima votazione dell’OEA (12.11.21), e che López Obrador intenda che la sua posizione ambigua, simile a quella di un governo militarista di destra come l’Honduras, manda dei segnali pericolosi alle democrazie della regione. Si vedrà anche se si modificherà la posizione del Vaticano. Papa Francesco ha mantenuto -finora- un silenzio che favorisce Ortega, spingendo la gerarchia cattolica locale a mantenere un posizione moderata al passo con la posizione del discusso Nunzio del Vaticano.

Per quanto riguarda la sinistra, alcuni settori e personaggi conosciuti come Atilio Borón, non possono continuare a chiudere gli occhi per non vedere la realtà di quello che succede in Nicaragua. Sembra che quello che fa Ortega sia il nuovo programma del socialismo e la nuova democrazia: autoritarismo, regime di polizia, negazione di tutti i diritti politici dei cittadini, elezioni fraudolente, crimini di lesa umanità contro un popolo disarmato, e confisca della libertà d’espressione, opinione e organizzazione. Questi settori continuano ad esprimere solidarietà ad un regime corrotto e più neoliberale, patriarcale ed estrattivista delle oligarchie capitaliste. È necessario chiamarli ad un ora-basta-di fare-il-ridicolo, come ha fatto recentemente il PT di Lula, che ha salutato la “grande festa democratica” di Ortega, alcune ore dopo aver ritirato il saluto dal loro sito.

Continuare ad organizzare la resistenza

Per il momento, la capacità di risposta del popolo appare frenata. Il regime mantiene un controllo senza precedenti sulla popolazione, usando per questo la sospensione di fatto delle garanzie costituzionali, le forze di polizia, i gruppi paramilitari, e la vigilanza territoriale nei quartieri e nelle comunità. Tutto questo accompagnato dai suoi ordini di uccidere, incarcerare, torturare e obbligare all’esilio coloro che si azzardano alla più minima protesta.

Il rompicapo delle forze della sollevazione 2018 deve essere riorganizzato. È chiaro che l’Alleanza Civica (AC) è stata un marchio di cui si è rapidamente appropriato il grande capitale. Nelle due fasi del dialogo (maggio 2018 e marzo 2019), gli impresari sono stati egemonici e titubanti. La loro posizione ha contribuito al recupero del controllo del paese da parte di Ortega, che da quel momento non ha rispettato nessuno degli accordi pattuiti.

La disposizione delle forze azzurro e bianco a partecipare al processo elettorale 2021, mediante la Coalizione Nazionale, ha permesso di dimostrare il suo atteggiamento democratico, ma la risposta del regime si è incaricata di demolire qualsiasi possibilità di uscita del dittatore.

L’associazione dell’AC con il Partito Cittadini per la Libertà (CXL), rivendicandosi come anti sinistra, non ha contribuito alla costruzione di alleanze anti-dittatoriali. E la brutale ondata  repressiva che è iniziata a maggio con la messa sotto processo di Cristiana Chamorro, ha distrutto tutti: destra, sinistra, sandinisti, antisandinisti, liberali, socialcristiani, impresari e dirigenti studenteschi e contadini.

In questo momento le diverse forze, di qualsiasi segno siano, sono state vittime di una grande repressione. La possibilità di costruire strategie di libertà e democrazia passano con il perseverare  nella costruzione di un’alleanza nazionale anti-dittatoriale, con un programma minimo che sia centrato nel mettere fine al regime di polizia, nella libertà di tutti i prigionieri politici, nel recuperare le libertà fondamentali e tirar fuori Ortega attraverso un’insurrezione civica, questa volta con maggiore organizzazione e forza. Abbiamo bisogno di tessere e trasformarci in un ampio “movimento per la democrazia”, invece di voler essere “opposizione” sotto le regole del gioco elettorale di una istituzionalità che oggi nel paese non esiste. Non ci possono essere vere elezioni libere con Ortega e Murillo al potere. C’è bisogno di un movimento, ampio, orizzontale, senza egemonismi di nessuna forza, che elabori strategie di lotta a partire dalla convinzione che Ortega è un paria, un usurpatore del potere e delle istituzioni. Solo la sua uscita permetterà di iniziare il cammino verso la democrazia.

Nel 2021, una volta di più la dittatura ha sviluppato e dispiegato tutto il proprio nefasto potenziale, sotto gli occhi di tutti. Ora a noi nicaraguensi tocca trovare le vie per affrettare la sua caduta.

*Esiliata politica da agosto 2021.

(1) La Prensa. 2021, 10 novembre. Urne Aperte spiega come ha calcolato il livello di astensione durante la giornata elettorale.

16 novembre 2021

Desinformémonos

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Mónica BaltodanoNicaragua: ¿y ahora qué? pubblicato il 16-11-2021 in Desinformémonos, su  [https://desinformemonos.org/nicaragua-y-ahora-que/?fbclid=IwAR2-w74Yx80JA29jX8I9B673FVXHvUqycDPLD4upC4JcxUq5hC_L_wjky_A] ultimo accesso 22-11-2021.

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