Note sul Brasile e il mondo


João Pedro Stedile

L’elezione di Bolsonaro è stata solo una conseguenza dei movimenti della borghesia, che lo ha eletto per garantire che non ritorni la sinistra e il PT.

In tutto il mondo viviamo in un periodo di cambi di epoca, come risultato della crisi strutturale del modo di produzione capitalista. Questo genera instabilità e insicurezze e raggiustamenti nella correlazione di forze di classe e nella geopolitica di paesi e governi.

Tre sono i pilastri di questa instabilità: la profonda crisi del capitalismo; i cambiamenti strutturali nel mondo del lavoro e della produzione e distribuzione, e la lotta per l’egemonia economica, politica e di idee nel mondo tra USA e Cina.

Con le parole di Marcio Porch­mann, questo cambiamento ha tre punti centrali. Il primo è il trasferimento del polo dinamico da ovest a est (che include l’Eurasia: Cina, India, Russia e Indonesia, come grandi economie e nazioni ad alto indice di popolazione).

Il secondo è l’entrata nell’era digitale: scollegarsi dal piano materiale, che include la sostituzione del dollaro come moneta internazionale con un’altra unità internazionale digitale o internazionale che non sarebbe più controllata dagli USA.

Il terzo è la riconfigurazione del mondo lavorativo, tra lavoro di produzione e lavoro di riproduzione. Questo genererà forme di organizzazione e di lotta della classe lavoratrice, e la nascita di un contingente di orfani o di diseredati produttivi.

La Cina si sta convertendo in una potenza economica, scientifica (tecnologica) e militare, che inaugura una nuova era civilizzatrice. In questa, si cerca di cambiare la relazione tra l’umanità e la natura sotto la guida di una civilizzazione ecologica ed equilibrata, allo scopo di salvare il pianeta. Promuovere lo sviluppo sostenibile in modo amichevole con l’ambiente. Farsi carico degli interessi dei popoli  come principale e massima priorità per promuovere l’equità e la giustizia sociale tra tutti i popoli. E organizzare una nuova governabilità mondiale più giusta e ragionevole, basata sulla multipolarità di tutti i popoli.

La crisi che viviamo è quella del modo di produzione capitalista. Il suo paradosso è che, quanto maggiore è lo sviluppo capitalista, maggiore è la crisi, perché la ricchezza si concentra sempre più nelle banche e nelle imprese transnazionali, che sono incapaci di produrre i beni di cui ha bisogno la popolazione. E il suo sfruttamento della natura sta mettendo a rischio la vita del pianeta. Sarà una crisi da medio a lungo termine: tre o quattro decenni.

Il campo popolare subisce la debolezza delle condizioni soggettive (ideologiche e organizzative) della classe operaia. La sua capacità di lotta, il suo progetto e legittimità nella società, sono troppo brevi di fronte alla necessità di affrontare un periodo così complesso. 

Un ruolo fondamentale nella lotta popolare è la questione ambientale e contro l’impero statunitense e le sue imprese imperialiste.

Oggi, sono i processi elettorali quelli che egemonizzano il processo di cambiamento. Ma non dobbiamo dimenticare che non c’è stato mai un cambiamento sociale senza lotte di massa.

In Brasile, le mobilitazioni del giugno 2013 crearono nel paese condizioni ideologiche e un ambiente interno promosso dai media borghesi per l’offensiva della destra. Il colpo di stato del 2016 unì cinque forze: i partiti borghesi e anti-PT (Partito dei Lavoratori); gli interessi del grande capitale (nazionale e straniero); la politica ultra neoliberale di privatizzazione delle risorse naturali, privatizzazione dello stato e dei servizi pubblici, riforme lavorative e sociali; l’aristocrazia burocratica che controlla l’apparato statale a favore del capitale: Potere Giudiziario, Pubblico Ministero, Polizia Federale; mezzi di comunicazione borghesi e l’apparato militare subordinato all’imperialismo statunitense.

L’elezione di Bolsonaro fu solo una conseguenza dei movimenti della borghesia precedente, che lo elesse per garantire che non ritorni la sinistra e il PT. Il suo mandato, il suo carattere neofascista, la corruzione della famiglia e la sua follia rivelata nella politica pro-Covid, ha disfatto la coesione dell’unità della borghesia.

Avanza la prospettiva che nel 2022 ci sarà una lotta elettorale giusta. La contesa elettorale si polarizzerà tra Lula e Bolsonaro. Anche se Bolsonaro è in declino, non si può sottostimare la forza della macchina governativa.

La borghesia sembra divisa, perché ancora non è riuscita a rendere realizzabile elettoralmente la terza via. In questo scenario, lavora con le seguenti alternative: mantenere Bolsonaro fino al 2022, sempre e quando rimanga quieto e rispetti solo il programma del capitale; o accettare Lula, ma negoziando per limitare il programma di cambiamento.

Simultaneamente, continuerà ad alimentare la terza via per vedere se con il suo potere economico e la macchina statale la può rendere realizzabile. Nel frattempo, le istituzioni  dello stato cercano di controllare Bolsonaro, tenerlo per la cavezza… ma non lo toglieranno dal governo. 

Al contrario, i lavoratori si mantengono sulla difensiva e le loro rappresentanze organizzative tradizionali sono incapaci di mobilitare i più danneggiati (67 milioni). Per ora, c’è un’assenza di lotte di massa che, tuttavia, possono precipitare nel 2022.

*Movimento Senza Terra, Brasile. ­Dirigente dell’Assemblea ­Internazionale dei Popoli (AIP).

12/11/2021

La Haine

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
João Pedro StedileNotas sobre Brasil y el mundo pubblicato il 12-11-2021 in La Haine, su [https://www.lahaine.org/mundo.php/notas-sobre-brasil-y-el] ultimo accesso 13-11-2021.

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