Colombia: La Corte Penale Internazionale se ne è andata, ora chi ci salverà?


Gearóid Ó Loingsigh

C’è una lunga tradizione in Colombia, tra ONG, settori della sinistra riformista, sindacalisti e altri, di affermare che qualcuno di fuori ci salverà. I salvatori sono i nordamericani (nonostante il loro ruolo nel conflitto), l’Unione Europea (nonostante anche il loro ruolo e quello delle sue imprese) e le istituzioni internazionali come la Corte Penale Internazionale, o i meccanismi stabiliti dall’accordo di pace (nazionali ma finanziati con fondi internazionali). Così la decisione della CPI di chiudere l’indagine preliminare contro la Colombia è caduta su molti come un secchio d’acqua fredda. Ma c’era d’aspettarselo.

Quando Obama fu eletto come presidente degli USA vari giornalisti e rappresentanti della sinistra e le ONG annunciarono che lui avrebbe risolto i problemi della Colombia, e ora tornano e dicono la stessa cosa di Biden. Un elemento costante in questo discorso di cercare un salvatore fuori del paese è la possibilità di portare Uribe (non il suo ministro della Difesa, Juan Manuel Santos, né altri presidenti per quanto gravi siano i loro crimini) nella CPI. Hanno venduto una falsa speranza alle vittime dello stato, che lì avrebbero potuto ottenere giustizia. Sapevano che sarebbe stato poco probabile, dato che sapevano cosa era la CPI il cui record in materia non è per nulla incoraggiante.

Per il momento, la CPI ha condannato solo dei dirigenti africani. Non è che questi dirigenti africani siano dei santi o innocenti, ma la CPI non persegue altri criminali. Per molti anni ha rinviato nel caso di Israele e non ha l’autorità per indagare gli USA. In questo momento la pagina web della corte indica 15 indagini aperte, 10 di queste in paesi africani e altre 5 in Georgia, Afganistan, Filippine, Bangladesh e lo Stato della Palestina. Quest’ultimo caso non progredirà, di questo possiamo esserne sicuri. In totale ha perseguito penalmente 30 persone, finendo con 4 condanne.[1] La CPI è l’oppio del popolo, addormenta la gente nelle sue lotte, e le ONG gli promettono il cielo e la giustizia divina in un futuro venturo.

Le reazioni di fronte alla decisione di chiudere l’indagine preliminare sono diverse. Mentre le vittime dei Falsi Positivi hanno criticato la decisione, altri come Iván Cepeda, Eamon Gilmore, l’inviato della UE al processo di pace, hanno festeggiato il fatto. Il Movimento delle Vittime di Crimini dello Stato (MOVICE) ha deplorato la decisione, ma in un modo molto confuso. Continuava a lodare la JEP, ma è precisamente l’esistenza della JEP che la CPI ha usato come scusa per chiudere il caso.[2]

Iván Cepeda ha dichiarato che:

Una conseguenza diretta dell’accordo firmato oggi dal governo di Duque e la Procura della Corte Penale Internazionale è che rimane esclusa definitivamente la possibilità di riformare la JEP. Si mette la parola fine a questa pretesa ossessiva dell’uribismo. Un trionfo del processo di pace.[3]

Alcuni anni fa avrebbe denunciato la chiusura del caso come un atto di impunità e ora afferma che è un trionfo. Come disse Plutarco, il filosofo greco, un’altra vittoria come questa,  e tutto sarà perduto. Molti di noi denunciano l’impunità della JEP, ma mai avremmo immaginato che non solo avrebbe garantito l’impunità nei processi che affronta o esclude dalle sue competenze, ma la sua mera esistenza sarebbe la scusa perfetta per chiudere casi internazionali contro il regime. Ma solo gli scagnozzi della pace sono determinati ad annunciare la sua sconfitta come un trionfo.

Sembra che Gustavo Petro non abbia detto molto di più sul tema, e nemmeno il senatore Alexander López aveva nulla da dire. Piedad Córdoba, nonostante ciò, ha fatto eco a Iván Cepeda e ha detto che:

Hanno cercato di fare obiezioni sulla JEP, toglierle il bilancio, delegittimarla, le hanno fatto propaganda contro, e tutto per guardarsi le spalle. Oggi la CPI ha obbligato il Governo Duque a blindarla.[4]

È chiaro che ci sono coloro che in nome della pace giustificherebbero qualsiasi sconfitta, inclusa una sconfitta di una proposta che loro stessi hanno promosso. Così, la CPI non procede contro la Colombia, ma stiamo freschi, abbiamo la JEP dove i militari che, a differenza dei guerriglieri, non devono raccontare tutta la verità sui loro crimini, e dove gli impresari rimangono esclusi.

Chiaramente il presidente della JEP, che a suo tempo fu il preferito delle ONG, ha detto che è molto contento della decisione della CPI. Secondo Cifuentes la chiusura dell’indagine contro la Colombia è una vittoria e si deve alla JEP.[5] Come dire, coloro che per anni ci parlavano di come la CPI avrebbe messo lo stato della Colombia al suo posto, ora ci dicono che il fatto che la CPI decida o no di procedere contro la Colombia è una vittoria. Realmente, mi costa intenderne la logica, o piuttosto non posso intendere la loro sfrontatezza. In nome del loro patetico accordo di pace, tutto si giustifica e tutto si presenta come vittoria. Povero Plutarco. Dover trattare con i dirigenti della presunta sinistra colombiana sarebbe stato più grossolano, ma è morto molti secoli fa, così permettimi Plutarco, un’altra vittoria come questa e i disonesti guadagnano come non mai.

Così, per rispondere alla domanda che fa questo articolo, chi ci salverà? La risposta è nessuno, o piuttosto, il popolo colombiano si salva da sé, non esistono istituzioni internazionali, né presidenti di altri paesi che sistemeranno la crisi che da decenni vive il paese. Gli unici che possono mettere Uribe, Santos, Pastrana, Samper e gli altri in carcere sono i colombiani.

L’anno entrante è un anno elettorale e vari di coloro che ci dicevano che la CPI avrebbe fatto miracoli e ora festeggiano lo schiaffo che ha dato alle vittime saranno candidati. Ci prometteranno mille meraviglie e quando qualche istituzione o presidente straniero dirà di no, loro lo festeggeranno e cercheranno di convincerci che la sconfitta è stata una vittoria. Cambiando il senso della frase di Mao, vanno di vittoria in vittoria fino alla sconfitta finale. Plutarco è più vivo che mai.

Note:

[1] Si può consultare l’informazione sui casi in https://www.icc-cpi.int/Pages/Home.aspx

[2] RCN (29/10/2021) Falsi positivi: le vittime rifiutano la chiusura del caso contro la Colombia nella Corte Penale Internazionale https://www.rcnradio.com/judicial/falsos-positivos-victimas-rechazan-cierre-del-caso-contra-colombia-en-corte-penal

[3] https://twitter.com/IvanCepedaCast/status/1453792170855604235?s=20

[4] https://twitter.com/piedadcordoba/status/1454135519194005504?s=20

[5] Wradrio (29/10/2021) Grazie alla JEP chiudono l’esame preliminare della CPI: Eduardo Cifuentes https://www.wradio.com.co/noticias/actualidad/justicia-de-la-jep-esta-dando-resultados-dice-su-presidente/20211029/nota/4174696.aspx

1 novembre 2021

Resumen Latinoamericano

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Gearóid Ó Loingsigh, Colombia. La Corte Penal Internacional se fue ¿Quién nos salvará ahora? pubblicato il 01-11-2021 in Resumen Latinoamericano, su [https://www.resumenlatinoamericano.org/2021/11/01/colombia-la-corte-penal-internacional-se-fue-quien-nos-salvara-ahora/] ultimo accesso 11-11-2021.

,

I commenti sono stati disattivati.