Nicaragua: I gulag della dittatura di Ortega


Mónica Baltodano

Negli ultimi mesi la dittatura Ortega-Murillo ha superato tutti i limiti della repressione per garantire che il prossimo 7 novembre sia un circo elettorale, con loro come unici candidati. La stampa internazionale ha informato che queste misure repressive hanno incluso persecuzioni e carcere per più di 25 dirigenti dell’opposizione, inclusi precandidati presidenziali, impresari, contadini, femministe, studenti ed eroi della Rivoluzione, come Dora  María Téllez. Sono stati perseguitati e chiusi anche mezzi di comunicazione, associazioni mediche e decine di ONG. Più recentemente è stato emesso un ordine di cattura contro lo scrittore e Premio Cervantes, Sergio Ramírez Mercado. Nonostante ciò, Marvin Vargas, che sta finendo di compiere ingiustamente 10 anni di prigionia, ora è riconosciuto come il primo prigioniero politico della dittatura, e il primo della crudele criminalizzazione di Ortega contro qualsiasi protesta sociale in Nicaragua.

Marvin Vargas (30 maggio 1970), fu il presidente dell’Associazione Cuccioli di Sandino, come venivano chiamati i giovani che facevano parte del Servizio Militare Patriottico (SMP) che negli anni ottanta si scontrò con la Contra. Nel 2011, Marvin guidò le proteste di migliaia di “cuccioli di Sandino” che si riunirono di fronte al parlamento chiedendo una assegnazione di bilancio affinché si tenesse conto dei loro urgenti problemi sociali.

Da quando Ortega è tornato alla Presidenza (2007) si è accanito a non permettere nessun movimento sociale autonomo, né organizzazioni, né partiti politici di vera opposizione. Così, immediatamente distrusse il movimento dei contadini danneggiati dai pesticidi (conosciuto come Nemagón) e nel 2008 tolse la personalità giuridica al Movimento Rinnovatore Sandinista. Ma fu la cattura di Marvin Vargas nel 2011, che iniziò il metodo della criminalizzazione dei dirigenti per distruggere movimenti sociali e di opposizione.

Nel gennaio iniziarono le proteste del movimento di fronte al parlamento. In quella occasione Marvin Vargas dichiarò di fronte ai mezzi di comunicazione “… i cinquemila membri attivi dell’organizzazione e i 150 mila cuccioli smobilitati sono stanchi di subire l’abbandono da parte dei governi” (…). “Ricordati che siamo figli della rivoluzione e andammo a difendere la rivoluzione nella pietra dove si grattò la tigre”. (1)

Nel marzo di quel medesimo anno Vargas guidò l’occupazione della Cattedrale Metropolitana di Managua per protesta, a supporto delle rivendicazioni annotate, e allora la rappresentanza del governo assunse degli impegni di fronte a 22 rappresentanti dei “cuccioli”. L’inadempimento di questi motivò nuove azioni di protesta.

Alcuni giorni dopo, Marvin fu catturato e la sua casa perquisita senza un ordine giudiziario, portandosi via gli archivi fisici e digitali dell’organizzazione. Il suo caso fu esposto da sua madre di fronte al Centro Nicaraguense dei Diritti Umani (CENIDH). Per mesi le autorità non dettero notizie di lui. A settembre di quel anno fu decretata la sua esibizione e dopo fu ordinata la dal giudice di esecuzione.

Nell’ottobre del 2011 Marvin iniziò una sciopero della fame, chiedendo che fosse eseguito l’ordine di libertà. Successivamente, come per arte di magia apparve l’accusa della procura: fu accusato di frode aggravata, per la somma di tremila dollari. Le presunte vittime erano sconosciute a Vargas.

Managua 27 giugno 2017, processo a Marvin Vargas Herrera per traffico di droga. LAPRENSA/Roberto Fonseca

Nel febbraio del 2012 Marvin denunciò di fronte al giudice le torture, i maltrattamenti e le minacce di morte a cui era sottoposto. Chiese di togliersi la camicia, per mostrare le prove, ma non gli fu concesso. Successivamente fu condannato a cinque anni e sei mesi di carcere. Durante questa condanna sua madre, Juana Petrona Herrera, colonna fondamentale nella gestione nei confronti degli organismi di difesa dei Diritti Umani, morì senza poter vedere suo figlio. (2)

Nel 2015, scontata una parte della pena e avendo i requisiti richiesti, fu concessa la libertà condizionata. La giudice emise un ordine di libertà condizionata, ma nemmeno questo fu rispettato.

Il 7 novembre 2016, compiuti i cinque anni e sei mesi di ingiusta detenzione, Marvin Vargas Herrera ricevette l’ordine di libertà attraverso una sentenza emessa dalla giudice di esecuzione e vigilanza penitenziaria, Roxana Zapata. Nuovamente, il Servizio Penitenziario non rispettò l’ordine di libertà trattenendolo arbitrariamente in carcere. A partire da allora sua moglie denunciò un aumento di misure repressive. (3)

Il 30 aprile 2017, dopo quasi sei mesi di condanna scontata, ed essendo illegalmente detenuto, Marvin Vargas Herrera fu rinviato senza indugio ai tribunali, dove fu accusato di traffico interno di stupefacenti. Non gli permisero il suo difensore e i testimoni furono i poliziotti del carcere penale. Il risultato fu un’altra sentenza di condanna, questa volta a 12 anni di carcere. (4)

A partire da allora per due anni furono sospese le visite familiari a Marvin. Alcuni tentativi di creare un comitato per la sua libertà furono impediti con minacce e terribili ricatti realizzati da paramilitari contro i suoi amici. Per lunghi periodi, anche anni, Marvin è stato tenuto in celle di massima sicurezza, totalmente chiuse, senza luce solare e in assoluto isolamento.

Il suo caso evidenzia la natura brutale della dittatura. Non costituisce solo una detenzione arbitraria, ma evidenzia l’uso della tortura fisica e psicologica. Mette, inoltre, in evidenza l’odio di Ortega contro coloro che -avendo radici sandiniste- hanno denunciato il governo o guidato movimenti sociali che avversano il regime. Processato con capi d’accusa comuni, Vargas non ebbe diritto ad un’adeguata difesa, né al dovuto processo, furono violate tutte le sue garanzie costituzionali e, in quattro occasioni, l’esplicito allontanamento di giudici che ordinavano la sua libertà.

In modo simile, le persone ingiustamente catturate nell’ondata che è cominciata a giugno di quest’anno hanno subito un regime speciale di isolamento e torture psicologiche, essendogli stati negati i diritti essenziali di ogni prigioniero. La maggior parte sono stati ora accusati di terrorismo, cospirazione per danneggiare la sovranità della patria, o di riciclaggio di denaro. Tutte imputazioni ridicole. Ma alla luce di quanto narrato sul calvario di Vargas è chiaro comprendere che la sua libertà è una decisione onnicomprensiva della coppia presidenziale.

La liberazione di tutte e tutti i prigionieri politici, cominciando da Marvin, è la prima bandiera ed esigenza che dovrà unire noi nicaraguensi. Per raggiungere questo obiettivo, è principalmente richiesta una forte azione delle piattaforme nazionali e delle maggioranze oppresse, che dovranno organizzarsi per riconquistare i propri diritti. Sono necessarie anche azioni dell’imprenditoria, -che è rimasta muta-, e della gerarchia cattolica, incluso il Vaticano -che nemmeno si è pronunciato-. A sua volta, è necessaria un’azione concertata della comunità internazionale, fermare i flussi degli organismi finanziari che continuano a fornire risorse agli apparti repressivi del regime di Ortega, così come risvegliare la sinistra conservatrice che continua a mantenere un silenzio complice che favorisce unicamente gli interessi della coppia dittatoriale.

Note:

(1) La Prensa, 19 gennaio 2011. «Cachorros amenazan con operación Danto”

(2) La Prensa, 14 febbraio 2012. «Declarado culpable líder de cachorros»

(3) La Prensa, 10 novembre 2016. «Ordenan libertad para líder de ex cachorros de Sandino»

(4) La Prensa, 5 maggio 2017. «Nueva acusación contra líder de ex cachorros de Sandino»

Foto in alto: LA PRENSA/Manuel Esquivel. Smobilitati del SMP fanno un picchetto vicino al monumento del Soldato Sconosciuto per chiedere al governo Benefici Sociali. Managua 14 marzo 2011.

*Mónica Baltodano, Comandante guerrigliera della Rivoluzione Popolare Sandinista del 1979. Ricercatrice sociale e storica. Participante alle lotte contro il potere oppressore, il patriarcato e il capitale.

21 settembre 2021

Desinformémonos

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Mónica Baltodano, Los gulags de la dictadura de Ortega pubblicato il 21-09-2021 in Desinformémonos, su [https://desinformemonos.org/los-gulags-de-la-dictadura-de-ortega/?fbclid=IwAR15U2_QNxIfYlhDKTzsu_uz3NtKR8oTURBi9–dv7lpUHC9QR45ypsxnMw] ultimo accesso 29-09-2021.

, , , ,

I commenti sono stati disattivati.