Colombia: Le pratiche militari e paramilitari contro i giovani nello Sciopero Nazionale


Begonia D.

Sicariato, scomparsa forzata, tortura, tra le varie pratiche militari e paramilitari per silenziare la lotta dei e delle giovani colombiane con la complicità della Procura per occultare la dimensione della repressione e del terrorismo di stato del governo di Iván Duque.

La gioventù colombiana ha dato dimostrazione di ribellione e resistenza di fronte alla repressione di cui è stata vittima, essendo stata dichiarata obiettivo militare. Ma il terrorismo di stato non ha limiti e la Polizia, lo Squadrone Mobile Antisommossa (ESMAD) e l’Esercito in alleanza con i paramilitari hanno implementato pratiche come la tortura, la scomparsa, lo smembramento, la decapitazione, l’abuso sessuale, proprie del conflitto armato colombiano, che vengono riprese ed estese contro i giovani, ma che evidenziano anche l’alleanza tra il paramilitarismo, il narcotraffico che lo finanzia e la Polizia insieme all’Esercito.

Il sicariato ai tempi di Pablo Escobar addestrò persone il cui incarico era assassinare oppositori dell’affare delle droghe o della politica. L’élite di Cali e il narcotraffico continuano a far uso di questo modo di operare, per cui il 14 giugno dei sicari hanno assassinato un dirigente sociale e musicista Junior Jein, oriundo di Buenaventura, al quale hanno ripetutamente sparato con un fucile e una pistola.

Un altro conosciuto caso è stato quello dell’assassinio di Lucas Villa, nel quale due sicari hanno sparato a lui e ad altri due manifestanti che il 5 maggio sono rimasti feriti nel viadotto di Pereira. Alcuni giorni dopo il fatto si è saputo che è stata un’operazione illegale congiunta tra la banda di spacciatori Cordillera e alcuni agenti della Polizia Nazionale, più precisamente della Sezione di Indagine Criminale – SIJIN.

Allo stesso modo, sono molti i casi in cui i paramilitari sono giunti nelle zone rurali con l’obiettivo di allontanare la popolazione contadina e indigena dalle loro terre, per forzarli fanno uso di aberranti pratiche che hanno ripreso nell’ambito dello Sciopero Nazionale, come decapitare, torturare e smembrare i corpi delle loro vittime. Questi atroci assassinii hanno il chiaro obiettivo di intimorire i manifestanti.

Il 19 giugno è stata trovata nella frazione di Aguaclara, Tuluá, Valle del Cauca, la testa del giovane Santiago Ochoa che faceva parte della prima linea dei manifestanti di Tuluá. Si sa che è stato fermato arbitrariamente dall’ESMAD il 19 giugno mattina mentre andava in bicicletta e dopo è stato trovato il suo corpo a pezzi.

La scomparsa forzata durante il conflitto armato si è trasformata in una cifra quotidiana e in costante aumento. Si calcola che nel paese ci siano circa 80.000 persone scomparse, più i mal chiamati falsi positivi che sono 6.402 giovani che furono ingannati dall’Esercito con apparenti promesse di lavoro e assassinati, e successivamente travestiti da guerriglieri e mostrati come abbattuti dall’esercito in combattimento.

In questo quadro ora abbiamo gli scomparsi dello Sciopero Nazionale, le cifre continuano ad essere distanti tra la Procura e le ONG che dall’inizio dello sciopero stanno raccogliendo i dati. Il rapporto consegnato alla Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH) da Temblores ONG, dall’Istituto di Studi per lo Sviluppo e la Pace (INDEPAZ) e il Programma d’Azione per l’Uguaglianza e l’Inclusione Sociale (PAIIS) hanno riportato come scomparse 346 persone tra il 28 aprile e il 31 maggio.

Nel frattempo la Procura che nomina le persone scomparse come “Non trovate” afferma che fino al passato 10 giugno ne erano state registrate 572, di cui 328 persone sono state ritrovate, e 153 non sono state ammesse per inconsistenze, come per nomi ripetuti. Secondo questo conteggio per la Procura ne sono rimaste 91, delle quali ne mancano 84 da localizzare.

Ma non c’è solo la scomparsa forzata ma il danno fatto ai manifestanti, le torture e le minacce a cui sono sottoposti, queste sono anche lesioni considerevoli che avvengono durante l’arresto arbitrario.

L’organizzazione Lega Contro il Silenzio afferma che d’accordo con la procura “documentati ci sono 7.020 trasferimenti di protezione, la figura più utilizzata per fermare i manifestanti, secondo le organizzazioni dei diritti umani”, nonostante ciò, questa procedura che deve essere informata viene arbitrariamente occultata agli avvocati e ai familiari dei fermati dando luogo alla scomparsa forzata che non necessariamente è una scomparsa definitiva ma che nel frattempo può mettere a rischio l’integrità fisica e mentale di fronte alla brutalità poliziesca che agisce impunemente e il cui fine è minacciare i giovani affinché abbandonino le strade e smettano di reclamare i propri diritti.

Uno dei racconti dell’organizzazione Lega Contro il Silenzio dimostra la brutalità con cui sono trattati i giovani quando vengono fermati e la complicità d’azione della Polizia e dei paramilitari: “Sabato ci hanno trasportati per tutta la notte. Il camion andava molto rapido e all’improvviso frenava. Pam! Erano delle frenate terribili. L’idea era di non lasciarci dormire. Prima ci avevano lanciato gas al peperoncino e dopo ci hanno colpiti con una catena, tipo di biciclette o di moto. Nonostante che fossimo nelle mani dei poliziotti in divisa, loro ci hanno sempre detto che erano paramilitari”.

I poliziotti che reprimono e fermano i manifestanti vanno in uniforme, alcune volte accompagnati da paramilitari in borghese o in uniforme come afferma il precedente racconto, ma senza numero identificativo, con armi da fuoco e armi bianche reprimendo in totale impunità i manifestanti; un altro esempio è quello del passato 28 maggio in cui dei civili in compagnia della polizia hanno sparato contro la Minga indigena nel quartiere città giardino di Cali. Questo con l’accordo della Procura e della Difensoria che mostrano cifre diminuite di assassinii, arresti, scomparse, che permettono l’impunità degli agenti di Polizia, dell’ESMAD e dell’Esercito, ma anche dei paramilitari che agiscono in loro presenza, quello che il popolo colombiano grida nelle strade è che “questo non è un governo, sono i paramilitari al potere”, così come dice la parola d’ordine, quando si scrive nelle strade Colombia antiuribista, vuol dire Colombia antiparamilitare.

Il terrorismo di stato è incarnato dall’agire dei paramilitari con i militari, che conta sulla Polizia e l’ESMAD, che sono gli incaricati di proteggere e mantenere questo governo narco paramilitare. Per questo non basta il negoziato, né i comitati di sciopero, si deve cercare l’uscita del governo di Duque, che il prossimo 20 luglio, oltre ad aver dichiarato i manifestanti obiettivo militare e a mantenere il terrorismo di stato attraverso i paramilitari, proporrà nella sessione ordinaria del Congresso la presunta riforma della Polizia che darà continuità all’impunità e un’altra riforma tributaria con il consenso dei partiti di destra che sono la maggioranza e degli impresari.

Solo uno sciopero generale e l’organizzazione dei e delle lavoratrici, insieme ai e alle docenti, indigeni, contadini, e alla forza della gioventù rimuoveranno dal potere Duque e permetteranno di fare giustizia per gli assassinii, le torture, le scomparse e gli abusi e le altre azioni del terrorismo di stato.

23 giugno 2021

desde abajo

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Begonia D.Las prácticas militares y paramilitares contra los jóvenes en Colombia en el Paro Nacional pubblicato il 23-06-2021 in desde abajo, su [https://www.desdeabajo.info/colombia/item/42734-las-practicas-militares-y-paramilitares-contra-los-jovenes-en-colombia-en-el-paro-nacional.html] ultimo accesso 01-07-2021.

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