Il Governo non ha ascoltato una richiesta dell’ONU.
A Sonia Invanoff, avvocata del dirigente mapuche, l’estradizione è stata notificata quando Huala stava già venendo trasferito in Cile, e ha denunciato che teme per la sua integrità fisica nelle carceri al di là delle Ande.
“Non ho potuto nemmeno parlare con lui”, si è lamentata Sonia Ivanoff, l’avvocata del lonko Facundo Jones Huala che ieri è stato estradato in Cile da un gruppo che ha viaggiato per il suo trasferimento. L’operazione è stata notificata all’avvocata quando il suo difeso stava già nell’elicottero che lo ha portato dal carcere di Esquel fino all’aeroporto El Plumerillo, di Mendoza, da dove ha volato a Santiago. A poco è servita la voce di allerta che era corsa nelle messaggerie dei telefoni cellulari dei membri delle comunità di sostegno ai popoli indigeni, che facevano appello a protestare contro la misura. Il Governo nazionale così non ha riconosciuto la richiesta del Comitato dei Diritti Umani dell’ONU, che aveva accolto la denuncia della Ivanoff per la violazione dei diritti del dirigente spirituale e politico della Pu Lof in Resistenza di Cushamen, dove era scomparso Santiago Maldonado. In linea con l’accordo che avrebbe concluso Mauricio Macri con l’ex presidente Michelle Bachelet affinché Jones Huala fosse condotto in Cile, i funzionari di Cambiemos hanno respinto gli argomenti dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, che gli aveva sollecitato di sospendere l’estradizione per studiare se erano stati violati i diritti del lonko contenuti in tre articoli del Patto Internazionale dei Diritti Civili e Politici.
Per la Ivanoff quanto è successo ieri è “di una enorme gravità perché lo stato argentino non sta riconoscendo i patti e gli accordi internazionali che ha sottoscritto e consolidato nella Costituzione Nazionale, riformata nel 1994. In un conciso comunicato, “i Ministeri della Sicurezza e delle Relazioni Estere e del Culto hanno informato che, essendo stata concessa dal tribunale federale di Bariloche e confermata dalla Corte Suprema di Giustizia della Nazione, è stata effettuata l’estradizione in Cile di Francisco Facundo Jones Huala affinché sia giudicato per i delitti di incendio in luogo abitato e porto illegale di armi da fuoco di fabbricazione artigianale”. I relativi documenti hanno aggiunto che “l’estradizione è stata richiesta in due occasioni, la prima nel 2013 e dopo nel 2016, da parte della giustizia del paese vicino per delle cause aperte” contro Jones Huala.
“Mi aspettano il freddo, il cibo marcio e le botte”, aveva detto il lonko quando la Corte Suprema ha confermato la risoluzione emessa dopo il secondo processo di estradizione. Il primo fu annullato poiché erano apparsi dei testimoni che avevano dichiarato contro di lui dopo essere stati torturati. Il processo per i fatti che lo coinvolgono terminò nel 2014 con l’assoluzione di tutti gli imputati di un tribunale di Valdivia. Al momento dell’arresto, Jones Huala si trovava nella casa di una machi (curatrice) Millaray che stava sostenendo una lotta contro l’impresa idroelettrica Pilmaiquén.
Ieri nel circolo che è intorno a Jones Huala c’era una profonda preoccupazione perché considerano che è in pericolo la sua integrità fisica. “Nelle carceri cilene la tortura è un fatto, non lo diciamo noi ma lo ha osservato il Comitato contro la Tortura dell’ONU, nel suo esame del Cile del 9 agosto 2018”, ha spiegato la Ivanoff.
12 settembre 2018
Página/12
https://www.facebook.com/elseisbariloche/videos/2333448096876673/
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Adriana Meyer, “Jones Huala extraditado” pubblicato il 12/09/2018 in Página/12, su [https://www.pagina12.com.ar/141521-jones-huala-extraditado] ultimo accesso 12-09-2018. |