Il Governo golpista del Brasile rifiuta la risoluzione dell’ONU che suggerisce che l’ex presidente Lula da Silva sia candidato alle presidenziali nelle elezioni di ottobre.

“Le conclusioni del Comitato hanno un carattere di raccomandazione, non possiedono un effetto giuridicamente vincolante”, ha detto venerdì il Ministero degli Esteri brasiliano attraverso un comunicato.

Quello stesso giorno, il Comitato Internazionale dei Diritti Umani dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) aveva determinato che lo Stato del Brasile doveva permettere che Luiz Inácio Lula da Silva “eserciti i propri diritti politici” alle presidenziali.

Per Brasilia, la conclusione dell’ONU è carente di valore giuridico per il fatto che il Comitato “non è composto da paesi, ma da esperti che svolgono la propria funzione secondo le loro capacità personali”.

Nella nota la Diplomazia golpista del paese sudamericano, inoltre, si mostra infastidita perché la missione brasiliana nella sede dell’ONU di Ginevra non era stata avvisata che il Comitato stava analizzando il caso di Lula, né le erano state chieste informazioni sul medesimo.

L’avvocato dell’ex presidente, Cristiano Zanin Martins, ha ripudiato la dichiarazione del Ministero sostenendo che ha affetti vincolanti su tutti i Poteri, per cui a suo giudizio “il Brasile deve rispettare quella decisione”.

Lo scorso mercoledì, il Partito dei Lavoratori (PT) ha registrato la candidatura del suo fondatore, leader nei sondaggi elettorali, confidando che esca presto dalla prigione e faccia la pre-campagna elettorale per le elezioni presidenziali.

Lula, che sconta una condanna di 12 anni e un mese di prigione per presunta corruzione (senza che ci siano prove che la confermino), ha chiesto “rispetto per la democrazia” e ha esortato i suoi detrattori a lasciare che il popolo decida nelle urne.

19 agosto 2018

Resumen Latinoamericano / HispanTV