Quando l’autunno fa cadere le foglie nel territorio cileno, decine di migliaia di persone hanno sfilato da Piazza Italia di Santiago per l’Alameda, fino al palco situato sull’arteria principale della metropoli. La causa? La lotta per i Diritti Sociali violati dallo stato cileno da più di quattro decenni.
La protesta convocata dal gruppo No+AFP, è riuscita a provocare diverse richieste del movimento popolare, al di là della lotta per trasformare l’affare finanziario delle imprese amministratrici dei fondi pensione, AFP. Il modello consiste in un risparmio forzato di capitalizzazione individuale, i cui importi e valori accumulati, nella loro grande maggioranza, si giocano nel casinò internazionale della borsa. La speculazione di una frazione significativa del salario delle e dei lavoratori cileni dà come risultato pensioni da miseria che devono essere co-pagate dal Fisco, questo è, dalle stesse lavoratrici e lavoratori.
Il Cile non è solo uno dei paesi più diseguali del pianeta, ma anche, nel contesto della sua partecipazione all’OCSE, quello che ha i peggiori salari. Di conseguenza, la lotta per il cambiamento del sistema pensionistico delle AFP con un altro che, effettivamente, offra pensioni degne, va per mano con la lotta per l’aumento del salario minimo e i diritti sociali inesistenti nel paese andino (sanità, educazione, casa, lavoro, salario, libertà di stampa e di espressione, democrazia partecipativa, svago, ecc.). Non aumentando i salari, non c’è nemmeno una capacità di risparmio che permetta di sottrarne una parte o un importo superiore per le pensioni. Al contrario, la media delle famiglie cilene è indebitata per più del 70% delle proprie entrate. La causa è simile a quella che si traduce in pensioni da fame: siccome il salario non basta per sopravvivere, allora l’indebitamento per il consumo di merci basilari si moltiplica esponenzialmente.
Allo stesso tempo, nella manifestazione è stato protagonista il Fronte Urbano Abitativo, che riunisce organizzazioni di impoveriti senza tetto. Il suo motore organizzatore si trova nell’associazione Ukamau, di vecchia data.
Per il machi Celestino Córdoba
Senza dubbio, uno degli attori fondamentali del corteo si è riunito in un’ampia solidarietà con il prigioniero politico mapuche in sciopero della fame da 100 giorni, il machi Celestino Córdoba, autorità spirituale del suo popolo.
Nella mattinata del 21 aprile, il machi Celestino, a causa dello sciopero della fame, è entrato in coma e ha dovuto essere ricoverato d’urgenza nell’Unità di Terapia Intensiva dell’ospedale di Imperial, nella regione dell’Araucanía.
Le organizzazioni mapuche e non mapuche impegnate nella causa di Celestino, hanno comunicato che nell’immediato il machi ha urgentemente bisogno di visitare il suo rewe o luogo sacro per 48 ore per il bene della sua comunità e per il proprio bene, e in futuro uscire libero dal carcere dopo essere stato condannato senza prove per l’incendio di un’azienda che ha causato la morte dei proprietari.
Al riguardo, cinque anni fa, quando Celestino fu processato e condannato a 18 anni di carcere dalla Procura dello Stato del Cile, non sono state effettuate le opportune perizie per discolparlo dal suo coinvolgimento nell’incendio al quale il machi non partecipò, come è stato comprovato. Attualmente, il suo avvocato sta effettuando le pratiche giudiziarie per rivedere completamente la causa.
In questo momento, Celestino si trova in uno stato di salute critico, assistito da un gruppo di machi che effettuano preghiere per la sua vita. La solidarietà riunita per Celestino Córdoba, gruppi, familiari e amici, sollecitano coloro che sono sensibili alle sue richieste di inviare ogni propria energia o newen, per cercare di prolungare la sua vita. Ugualmente, chiedono che si effettui ogni tipo di attività per gettare luce sulla drammatica situazione di Celestino, dato che il governo di Sebastián Piñera si è rifiutato di dialogare e, al contrario, ha fatto orecchi da mercante alle richieste umanitarie del machi.
L’iniziativa della giornata è stata inaugurata da una delle portavoce (werken) dell’autorità spirituale mapuche, Cristina Romo, che ha dato conto della gravità sanitaria di Celestino e ha convocato una manifestazione presso i Tribunali di Giustizia di Santiago, alle ore 11.00, lunedì 23 aprile, per chiedere che sia concesso al machi il permesso di visitare il proprio rewe, e così rinnovare le sue forze vitali. Cristina Romo ha reso responsabile di ciò che potrebbe accadere a Celestino Córdoba, lo stato del Cile e il governo del multimilionario imprenditore Sebastián Piñera.
Le manifestazioni sono state realizzate in tutte le principali città del territorio cileno e mapuche.
Poco a poco, l’autunno della geografia più australe del pianeta osserva i primi germogli di riorganizzazione popolare del 2018.
23-04-2018
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Andrés Figueroa Cornejo, “Decenas de miles de personas marchan por los derechos sociales y por el Machi Celestino Córdoba” pubblicato il 23-04-2018 in Rebelión, su [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=240686] ultimo accesso 26-04-2018. |