Le vittime nel Cauca erano i dirigenti Joel Meneses, Nereo Meneses e Ariel Sotelo. Nel Nariño sono stati assassinati gli indigeni Awá, Alberto e Luciano Pascal. Preoccupano le condizioni di sicurezza dei dirigenti sociali nel post accordo.

Nel primo giorno del definitivo cessate il fuoco bilaterale tra le Farc e il Governo, nel paese sono stati assassinati cinque dirigenti sociali. Tre di loro erano abitanti del Cauca, tra loro c’era Joel Meneses Meneses, uno dei fondatori del Comitato di Integrazione del Macizo Colombiano (CIMA). Gli altri due erano indigeni Awá del municipio di Tumaco, Nariño.

Tra le 8.00 e le 8.30 am, Joel Meneses, insieme a Nereo Meneses Guzmán e Ariel Sotelo, si stava dirigendo al mercato del correggimento (divisione amministrativa delle aree rurali di un municipio, ndr) di Llacuanas. All’altezza del settore di Guayabillas, l’auto su cui andavano è stata intercettata da uomini in mimetica, senza alcuna identificazione, e armati di fucili. Li hanno portati fino alla località conosciuta come Monte Oscuro, tra i municipi di Bolívar e Almaguer, e lì Joel Meneses, Nero Meneses e Ariel Sotelosono stati fatti sdraiare a bocca in giù e gli hanno sparato.

Miguel Fernández, coordinatore dell’area dei Diritti Umani e della Pace del CIMA, afferma che dal 2013 si sono presentati vari omicidi di vari dirigenti sociali nel municipio di Almaguer, così come minacce all’attuale sindaco, Albeiro Galindez, e al presidente del Consiglio, Ómar Jiménez. Fernández ha attirato l’attenzione sulla confluenza in questa zona mineraria di gruppi armati illegali, della Forza Pubblica e di gruppi privati.

Questo lunedì è avvenuto un fatto simile anche a Tumaco, Nariño. Il Difensore del Popolo ha denunciato l’assassinio degli indigeni Awá, Alberto e Luciano Pascal García. Ambedue si stavano trasferendo dal municipio di Llorente alla riserva Palangala-Hojal La Turbia quando, verso le 10.00 del mattino, sono stati assassinati.

Ma la morte dei fratelli Pascal García non è il primo attacco negli ultimi giorni contro un indigeno Awá. Lo scorso venerdì alle 5.00 del pomeriggio, Camilo Roberto Taicus Bisbicus, membro dell’Organizzazione Unità Indigena del Popolo Awá è stato affrontato da due sicari, che gli hanno sparato. L’Organizzazione Nazionale Indigena della Colombia (ONIC) ha annunciato un’assemblea permanente e ha convocato una riunione con il Governo Nazionale per “prendere le misure necessarie alla protezione e alla difesa del nostro popolo e territorio”.

El Espectador ha cercato di mettersi in contatto con Guillermo Rivera, viceministro delle Relazioni Politiche del Ministero degli Interni, che non ha risposto. Le vittime sono morte poche ore dopo che entrasse in vigore il definitivo cessate il fuoco annunciato dal presidente Juan Manuel Santos e da Timoleón Jiménez, Timochenko, il massimo comandante delle Farc. Dopo la pubblicazione di questo articolo, Rivera ha affermato su Twitter che il Governo respinge questi assassinii.

Sebbene sia chiaro che queste morti non abbiano nulla a che vedere con il conflitto Governo-Farc, che effettivamente hanno già fatto tacere i fucili. La preoccupazione di fondo è la stessa che in reiterate occasioni hanno fatto da L’Avana i portavoce della guerriglia, che consegnando le armi siano assassinati, come successe con il sistematico massacro dei membri dell’Unione Patriottica.

Appunto, una delle sue principali preoccupazioni, che ha creato ritardi nella firma degli accordi, è la lotta ai fenomeni di criminalità, specialmente ciò che resta dei paramilitari che si sono trasformati nei principali micro cartelli del traffico della droga e possono essere un fattore di rischio per i dirigenti sociali e per i membri delle Farc che consegnano le armi per partecipare alla politica.

30 agosto 2016

El Espectador