Nell’allegato e facendo un clic sul link troverete la dichiarazione (in spagnolo) dell’Esercito di Liberazione Nazionale con la quale prende posizione sul plebiscito. L’organizzazione insurrezionale dichiara che “Il Plebiscito è un altro stratagemma pubblicitario, che si cerca di presentare come un sinonimo della Pace. Così, si vuole polarizzare i colombiani a favore di una o dell’altra fazione dell’oligarchia. Il dato di fatto è che mediante il Plebiscito si convaliderà solo il disarmo delle FARC, ma siamo ancora molto lontani dal raggiungere la pace, giacché perdurano tutte le cause che hanno dato origine al conflitto”.
L’organizzazione ribelle commenta che “Si potrebbe pensare che il congelamento del tavolo dei negoziati con l’ELN, obbedisce alla tattica scelta da Santos di patteggiare prima con una guerriglia, per poi imporre tali accordi all’altra; quando con il Plebiscito otterrà dei buoni risultati politici, poi scongelerà questi dialoghi. Manovra che mette in discussione la volontà di pace del governo”.
La pace richiede che tutte le voci siano ascoltate e che sia compresa l’importanza che ha la partecipazione di tutti i gruppi insorti e della società. Nel preambolo dell’accordo recentemente firmato a Caracas tra l’ELN e il governo colombiano si stabilisce che lo scopo sarà quello “di sottoscrivere un Accordo Finale per mettere termine al conflitto armato e di concordare delle trasformazioni alla ricerca di una Colombia in pace e con giustizia”. Sembrerebbe che in ogni caso il governo ponga l’accento sulla fine del conflitto armato con i gruppi insorti e non per creare dei meccanismi per risolvere il conflitto sociale, politico, economico e le crisi umanitarie che hanno colpito i settori maggioritari della popolazione.
Buona e attenta lettura, buona riflessione.
Editoriale
Un Plebiscito tra Due Acque
Ascoltiamo con attenzione i discorsi fatti durante l’insediamento di questo periodo di sessioni del Congresso della Repubblica. Mettiamo in evidenza quanto detto dal nuovo presidente del Senato, che ha invitato a mettere fine alla polarizzazione, per aprire la strada al Nuovo paese, e il suo appello a “fare bene la pace”.
È risaputo che gli orologi dei politici dei partiti tradizionali segnano solo le ore di quattro anni, oltre smettono di funzionare. Per questo, Santos si affanna a porre in questo periodo tutta la gestione di governo, anche se risulta mal fatta. Di qui proviene l’accelerazione dell’attuale Plebiscito, attraverso il quale i colombiani devono pronunciarsi sul processo di pace in svolgimento, quando ancora non è stato firmato un Accordo Finale con le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia e il governo mantiene congelato il negoziato con l’Esercito di Liberazione Nazionale.
Pensiamo che con questo Plebiscito espresso la pace non sarà fatta bene
Molti dicono che l’impegno di Santos è di battere l’ex presidente Uribe, lotta nella quale il processo di pace è solo un mezzo per raggiungere il proprio obiettivo. Rissa che polarizza le élite governanti e, dietro a loro, impone a tutta la società colombiana una crescente polarizzazione. In questo modo, coloro che nel Plebiscito votano Sì saranno paragonati agli alleati di Santos, mentre coloro che votano No saranno visti come seguaci di Uribe. Stratagemma che dipinge tutto di bianco e nero, quando la realtà colombiana è più complessa e molto diversa dalla deformazione che vogliono imporci.
Il Plebiscito è un altro stratagemma pubblicitario, che si cerca di presentare come un sinonimo della Pace. Così, si vuole polarizzare i colombiani a favore di una o dell’altra fazione dell’oligarchia. Il dato di fatto è che mediante il Plebiscito si convaliderà solo il disarmo delle FARC, ma siamo ancora molto lontani dal raggiungere la pace, giacché perdurano tutte le cause che hanno dato origine al conflitto.
La polarizzazione mediatica tra Santos e Uribe, riguardo il Plebiscito, viene meno quando si propone che la Pace sarà possibile solo quando si faranno le trasformazioni strutturali della società e dello stato. Così, Santos e Uribe fanno spirito di corpo come oligarchia, poiché come blocco dominante nessuno è disposto a cedere i propri privilegi e si afferrano al potere con tutta la capacità indiscriminata dell’uso della violenza.
Tale polarizzazione porta a non far bene la pace, a sanare il conflitto a vuoto e a farlo risorgere, più presto che tardi.
Nel nostro caso, rispettiamo la strada che hanno intrapreso i compagni delle FARC, anche se non la condividiamo, dato che gli accordi dell’Avana segnano una direzione, che non rappresenta l’Agenda né la metodologia del negoziato, che abbiamo pattuito con il presidente Santos, e che abbiamo annunciato congiuntamente a Caracas, lo scorso 30 marzo.
Si potrebbe pensare che il congelamento del tavolo dei negoziati con l’ELN, obbedisca alla tattica scelta da Santos di patteggiare prima con una guerriglia, per poi imporre tali accordi all’altra; quando con il Plebiscito otterrà dei buoni risultati politici, poi scongelerà questi dialoghi. Manovra che mette in discussione la volontà di pace del governo.
Vista così questa parte della situazione colombiana, bisogna dire che il Plebiscito convocato si trova “tra due acque”, mentre Uribe si adopera ad affondarlo, Santos cerca di tenerlo a galla. In un dramma che merita di chiamarsi di pace incompleta, e che in questo modo mai giungerà ad essere né giusta né duratura.
01 Agosto 2016
Revista Insurrección N.540
tratto da Rebelión
03-08-2016
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
“ELN se pronuncia sobre el plebiscito” pubblicato il 03-08-2016 in Rebelión, su [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=215121&titular=eln-se-pronuncia-sobre-el-plesbicito-] ultimo accesso 03-08-2016. |