Cortei affollati e forte repressione nel giorno dello sciopero nazionale in Colombia


I manifestanti cercano di giungere al Municipio di Bogotá

Si calcola che almeno un milione di persone sia scesa nelle strade di tutto il paese nello sciopero nazionale per opporsi alle politiche neoliberali del narco-regime di Iván Duque.

Questo 21 novembre la Colombia ha vissuto una giornata di sciopero nazionale molto seguito, accompagnata da affollati cortei in varie città, contro il cosiddetto “paquetazo” del narco-presidente Iván Duque. Secondo varie fonti, lo sciopero ha avuto un seguito del 90% nel settore pubblico e di più dell’80% nel settore privato.

A Medellín, capitale del dipartimento di Antioquia, la grande riunione è stata convocata per le 13:00. I primi a scendere nelle strade sono stati gli studenti dell’Università di Antioquia e dell’Università Nazionale, che hanno effettuato una manifestazione.

Agli studenti si sono uniti rappresentanti della società, tra i quali, sindacati di maestri, lavoratori, pensionati, artisti, che hanno riempito la città.

Negli altri dipartimenti della Colombia si sono uniti alla giornata di sciopero nazionale gli indigeni, i contadini, gli operai e altri settori popolari.

Repressione fin da buon ora

I colombiani, che mobilitati rifiutano le politiche del presidente Iván Duque, sono stati repressi con gas lacrimogeni a piazza Bolívar, centro di Bogotà, e in altre città.

A Bogotà le manifestazioni popolari sono cominciate con alcuni blocchi di vie e la violenta repressione dello Squadrone Mobile Antisommossa (ESMAD), alla quale i manifestanti hanno risposto erigendo barricate e lanciando pietre e bastoni.

Nell’Avenida Quinta de Cali, nella zona di Suba a Bogotà e in alcuni punti della capitale c’è stata repressione e successivi tumulti fino alle ore della notte. ‘El Tiempo’ che ha trasmesso in diretta la repressione, ha registrato impressionanti foto del momento in cui un poliziotto ha colpito in faccia una giovane studentessa mentre indifesa andava in bicicletta. A Suba, città dormitorio di Bogotà, la giornata è terminata in fiamme dopo ore di attacchi polizieschi contro i manifestanti e scontri.

A Cali il sindaco, Maurice Armitage, questo giovedì ha decretato un coprifuoco, nel quadro di numerose proteste portate a termine in questa città del Valle del Cauca.

A nordest di Bogotà la polizia ha fortemente represso i manifestanti che bloccavano la corsia accanto a quella del Transmilenio, il sistema di trasporto pubblico di Bogotà. I repressori hanno lanciato gas lacrimogeni e proiettili di gomma con pallini per disperdere la gente. Hanno dovuto essere chiuse più di 30 stazioni in diversi punti della città.

Nel viale che conduce al Terminal 2 dell’aeroporto di Bogotà si è prodotto un altro dei momenti di maggior tensione della giornata. Un gruppo di studenti si è allontanato dal percorso della manifestazione che aveva come destinazione piazza Bolívar e si è diretto verso l’aeroporto. La polizia antisommossa ha impedito il passaggio dei manifestanti con bombe stordenti, gas lacrimogeni, proiettili di gomma e un cannone d’acqua.

Piazza Bolivar a Bogotà

Partecipazione

Il regime ha informato che la marcia ha riunito 207.000 persone in tutto il territorio nazionale, anche se il dirigente di uno dei sindacati convocanti giudica queste cifre come “assolutamente ridicole”.

“Abbiamo un rapporto sulla mobilitazione in 1.100 municipi della Colombia. Solo nelle principali città si sono riunite due milioni di persone. È stato spettacolare”, ha affermato Diógenes Orjuela della Centrale Unitaria dei Lavoratori.

Secondo cifre fornite ai media locali dal Governo di Cali, circa 20.000 persone hanno manifestato, nell’ambito dello sciopero nazionale, nel centro della città. Altri media parlano di fino a 40.000 partecipanti.

Riguardo al numero degli arrestati, il regime afferma che sono 10 -due di loro minori- ma la campagna Difendere la Libertà, una rete con molta credibilità di organizzazioni che denuncia la criminalizzazione della protesta sociale in Colombia, dice che in tutto il paese sono state arrestate almeno 34 persone.

I motivi dello sciopero

Secondo le organizzazioni sociali, hanno convocato lo sciopero nazionale per rifiutare la riforma del lavoro di Duque che prevede la riduzione del salario per i giovani, così come la riforma delle pensioni che mette a rischio questo diritto degli anziani. Da parte sua, il mandatario colombiano, mentre nega che ci siano queste riforme, per la sinistra insiste nell’applicarle.

Allo stesso tempo, i partecipanti alla manifestazione contestano la corruzione nel paese, le privatizzazioni, così come l’intenzione di ribassare le imposte alle grandi imprese e alle multinazionali e di imporre tributi alla classe media e ai lavoratori.

Chiedono un salario minimo che permetta di vivere in condizioni degne (attualmente giunge solo a 240 dollari mensili, uno dei più bassi dell’America Latina) e il rispetto da parte del Governo degli accordi raggiunti con differenti sindacati.

C’era un clima di paura prima delle proteste, dopo le perquisizioni poliziesche ai collettivi di artisti e ai mezzi di comunicazione che non accettano le direttive del regime, oltre alla presenza di soldati, blindati ed elicotteri nelle strade di Bogotà e di altre città.

L’Ufficio in Colombia dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani questo giovedì ha espresso la sua preoccupazione per i decreti, le circolari e le istruzioni che permettono ai sindaci e ai governatori di dichiarare il coprifuoco e di sollecitare l’appoggio dei militari nel quadro delle proteste.

La wiphala, un simbolo anche in Colombia

La wiphala dei popoli indigeni è stata uno dei simboli più popolari tra i manifestanti dello sciopero nazionale. “Marciamo per la difesa della vita, per i fratelli Indigeni che sono stati assassinati quest’anno”, afferma un manifestante che sostiene una wiphala.

“(Questa bandiera) non appartiene a nessun partito politico, la portiamo perché è un simbolo e qui ci sono tutti i popoli indigeni”, afferma. Molti cartelli rivendicano di aver visto come recentemente in Bolivia i militari fascisti la bruciavano, è stata un’offesa per tutti i popoli del continente.

Agenzie / La Haine

22/11/2019

La Haine

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Marchas multitudinarias y fuerte represión en jornada de paro nacional en Colombia” pubblicato il 22/11/2019 in La Haine, su [https://www.lahaine.org/mundo.php/marchas-multitudinarias-y-fuerte-represion] ultimo accesso 22-11-2019.

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