Argentina: Debito pubblico in espansione


Julio C. Gambina

L’Argentina funziona grazie all’ingresso di capitali esteri, non come capitali di rischio o di investimenti produttivi, ma come prestiti o collocazioni speculative.

Questa settimana, il Ministero delle Finanze ha informato sulle collocazioni finanziarie del 14/6 per 75.000 pesos (equivalente a 4.800 milioni di dollari) e 1.428 milioni di dollari. Questi sono composti da 500 milioni di dollari in Lettere del Tesoro a 224 giorni (scadenza: 26 gennaio 2018), altri 500 milioni di dollari in Lettere del Tesoro a 364 giorni (scad.: 15 giugno 2018), altri 500 milioni di dollari in Lettere del Tesoro a 364 giorni (scad.: 15 giugno 2018) e 428 milioni di dollari in Lettere del Tesoro a 532 giorni (scad.: 30 novembre 2018). [1]

Assomma a più di 6.200 milioni di dollari, la cui destinazione principale è il pagamento di debito scaduto, con l’aggravante che in futuro aggiunge impegni di cancellazione degli interessi che competono con altre spese di bilancio, siano di sanità, educazione, sicurezza, lavoro, tra i molti altri.

Vale il commento giacché quando si discute di orientamento della spesa si insiste sul fatto che lo stato non ha denaro, e non lo ha perché la destinazione principale è la cancellazione degli interessi di un debito che regolarmente aumenta.

Per caso, si può discutere la decisione governativa di cancellare le pensioni di invalidità, che anche quando si retrodata la situazione, ciò che mostra è il senso dell’aggiustamento fiscale, dove il privilegio passa per gli impegni esteri prima del debito sociale con la maggioranza impoverita della popolazione.

Secondo il Ministero delle Finanze lo stock del debito a dicembre 2016 ascendeva a 288.448 milioni di dollari e senza una informazione degna di fiducia possiamo affermare che ad oggi superano i 300.000 milioni di dollari, senza contare i debiti provinciali.

A dicembre 2015 lo stock era di 264.323 milioni di dollari. In un anno è cresciuto di 24.125 milioni di dollari e la previsione per il 2017 aumenterà sostanzialmente, sia per i 38.000 milioni di dollari autorizzati dal bilancio 2017, o per il livello di scadenze impagabili con risorse genuine di fronte al deficit fiscale e commerciale, che può essere coperto solo con entrate di divise dall’estero.

Riserve internazionali e cancellazione del debito

L’ingresso di capitali esteri spiega la crescita delle Riserve internazionali, che erano di 24.816 milioni di dollari a dicembre del 2015 quando sale al governo Mauricio Macri.

A marzo del 2017 sono cresciute fino a 51.488 milioni, più del doppio. Le scadenze del primo quadrimestre del 2017 spiegano perché a giugno 2017 l’ammontare sia diminuito fino a 44.641 milioni di dollari che registra la BCRA. [2]

Si tratta di una differenza di 6.847 milioni di dollari, che può essere stata destinata alla cancellazione di interessi del debito, che per tutto l’anno si stimano in 15.000 milioni di dollari.

Oltre al debito del Tesoro a cui alludiamo, bisogna considerare il grosso debito della BCRA in LEBAC (Lettere della Banca Centrale) e in licenze passive (altre collocazioni onerose della BC).

Secondo informazioni della BCRA, le LEBAC assommano a 891.656 milioni di pesos (equivalgono a 56.107 milioni di dollari per un tasso di cambio a 15,892) [3], contro una Base Monetaria di 794.101 milioni di pesos. La base monetaria include la circolazione monetaria e i depositi in conto corrente nella Banca Centrale.

Così, risulta maggiore il debito della BCRA dell’insieme della base monetaria e quelle lettere pagano il 25,50% a 35 giorni, costituendo un eccellente affare contro altri investimenti, come nel caso della scadenza fissa che la stessa BC riconosce con tassi del 17,85% a 30 giorni.

Il problema del debito pubblico è molto serio e condiziona l’insieme della politica economica dell’Argentina, aggravato dall’argomento che la relazione debito con il PIL è bassa, relativamente ai livelli di indebitamento di altri paesi.

In questo modo, c’è da d’aspettarsi maggiori livelli di debito pubblico, intanto si generano le condizioni per l’ingresso di capitali di rischio, i tanto menzionati investimenti esteri.

Abbassare il costo del lavoro per attrarre investimenti

Per quello non deve sorprendere che il governo attacchi un’altra volta i processi di lavoro e che serva a incoraggiare i grandi imprenditori per abbassare il costo del lavoro in Argentina.

Nel Quotidiano La Nación viene pubblicato un articolo che si intitola: “Unanime sostegno degli imprenditori al Presidente contro “l’industria del processo”. Differenti camere e dirigenti hanno espresso la propria preoccupazione per l’elevata litigiosità sui diritti del lavoro, che “attenta all’occupazione e alla competitività”; impatto nelle Pymes (Piccole e medie imprese)”. [4]

L’articolo rimanda alle battute di Macri contro la “mafia dei processi del lavoro” e che “la proliferazione di processi obbliga gli imprenditori a evitare l’assunzione di gente”.

Lì si può leggere il titolare dell’UIA (Unione Industriale Argentina), Miguel Acevedo, che dice: “Abbiamo parlato del tema del lavoro e siamo totalmente d’accordo con quanto detto l’altro giorno dal Presidente, perché questo aumenta terribilmente i costi e non va a beneficio del lavoratore, ma il contrario, perché fa sì che ci sia più lavoro in nero invece di lavoro registrato”.

Una dichiarazione che è un atto di fede sull’impunità imprenditoriale che non registra il lavoro e condanna all’insicurezza milioni di persone, che secondo la statistica ufficiale sono un terzo delle lavoratrici e dei lavoratori.

Nel medesimo senso si esprimo, secondo La Nación, organizzazioni imprenditoriali delle banche straniere, delle costruzioni e del commercio, in cui diventa chiara la forte offensiva del capitale sul lavoro.

Non si trata di un problema locale, ma questa offensiva si esprime nelle aspettative per dei cambiamenti lavorativi e previdenziali regressivi in atto in Brasile e nell’agenda delle classi dominanti su scala mondiale.

L’aspettativa delle grandi imprese e del governo è posta sulle elezioni di ottobre e sulle condizioni politiche che si creano per disciplinare il conflitto sociale e la richiesta di entrate, in un momento in cui si preparano le discussioni del Consiglio per il Salario Minimo Vitale, la Produttività e il Lavoro.

È un’agenda molto esigente tra una maggioranza colpita nelle sue entrate, con crescita della disoccupazione, del 9,2% e il 9,9% di sottoccupazione, secondo l’INDEC per il primo trimestre del 2017. [5] Nella conurbazione bonaerense la situazione si è aggravata  con l’11,8% di disoccupazione; il 10,3% nella Grande Rosario e il 9,6% nella Grande Córdoba. Si tratta dei tre distretti con concentrazione di lavoratori e popolazione.

La disputa per l’entrata, tra proprietari dei mezzi di produzione altamente concentrati, una minoranza, e la maggioranza della società che vive di entrate fisse e sotto le conseguenze dell’aggiustamento fiscale, della crescita dei prezzi (anche quando tende ad abbassarsi) e della scarsa crescita che per ora si risolve in più debito pubblico.

Buenos Aires, 16 giugno 2017

Note:

[1] Ministero delle Finanze della Repubblica Argentina. Risultato della Licitazione dei Buoni del Tesoro in Pesos a tasso della Politica Monetaria e delle Lettere del Tesoro.14 giugno 2017. In: http://www.minfinanzas.gob.ar/resultado-de-la-licitacion-de-bonos-del-tesoro-en-pesos-a-tasa-de-politica-monetaria-y-de-letras-del-tesoro/ (consultato il 16/06/2017)  

[2] BCRA. Principali variabili. In: http://www.bcra.gov.ar/PublicacionesEstadisticas/Principales_variables.asp (consultato il 16/06/2017)

[3] Ibídem

[4] Quotidiano La Nación di Buenos Aires, Argentina, 16 giugno 2017. In: http://www.lanacion.com.ar/2034115-unanime-apoyo-de-los-empresarios-al-presidente-contra-la-industria-del-juicio (consultato il 16/06/2017)

[5] INDEC. Mercato del lavoro, principali indicatori (EPH). Primo trimestre del 2017. In: http://www.indec.gob.ar/uploads/informesdeprensa/EPH_cont_1trim17.pdf (consultato il 16/06/2017)

*Julio C. Gambina, Presidente della Fondazione di Ricerche Sociali e Politiche, FISYP, www.juliogambina.blogspot.com

16/06/2017

ALAI

http://www.alainet.org/es/articulo/186226

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Julio C. GambinaDeuda pública en expansión” pubblicato il 16-06-2017 in ALAIsu [http://www.alainet.org/es/articulo/186226] ultimo accesso 10-07-2017.

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