Quando ci chiamano femminazi


María Galindo

Il femminismo non è il maschilismo al contrario. Il femminismo non ha nemici, ha solo amici. Il femminismo è sempre associato alla felicità, al festeggiamento, alla rottura perché il suo sinonimo è la ribellione. Il femminismo è una rivoluzione concettuale. Per questo, quando ci chiamano femminazi quello che fanno è esibire ed esporre la propria ignoranza, la propria paura e il proprio maschilismo.

Il femminismo non è il maschilismo al contrario. Il femminismo è la disobbedienza individuale e/o collettiva delle donne di fronte agli ordini patriarcali culturali o statali, religiosi, economici o di qualsiasi indole, fondati sul dovere di sottomissione delle donne al dominio del maschio; questo mascherato da Dio, da stato, da padre, da marito o da partito.

Il femminismo è una piattaforma planetaria di lotta, non c’è società, cultura o popolo dove non ci sia femminismo, non è un prodotto europeo; ci sono femministe nei paesi arabi, africani, asiatici, latinoamericani, per questo è anche una piattaforma di dibattito filosofico molto più estesa e più profonda dello stesso marxismo.

Il femminismo non ha nemici, ha solo amici. Il femminismo svela realtà come il femminicidio e contribuisce con le interpretazioni affinché un femminicidio smetta di essere un crimine passionale e passi ad essere un assassinio, e sia giudicato come tale. Il femminismo recupera come concetto base di libertà la sovranità delle donne sopra i loro stessi corpi. Sovranità che significa il diritto di decidere sulla propria sessualità, sul modo di vestire, sui propri desideri, sulla propria maternità senza alcun limite. È pericoloso perché toglie al giudice, al prete, al padre, al fratello maggiore, allo sposo il dominio e la proprietà sulla compagna, la sorella, l’amante, la compagna di lavoro o di studio.

Il femminismo è associato sempre alla felicità, al festeggiamento, alla rottura perché il suo sinonimo è la ribellione. In questo contesto ci sono centinaia di migliaia di donne che sono e agiscono come femministe senza saperlo perché praticano un femminismo intuitivo basato sulla loro propria dignità e ribellione.

Il femminismo è anche la base concettuale per la nascita di altre forme di organizzazione sociale e allora è anche politicamente pericoloso perché toglie ai partiti tutta la legittimità dei loro discorsi di rappresentanza delle donne, perché il femminismo ti propone che essere donna non è un fatto biologico, ma è un fatto politico e, pertanto, una questione di idee.

Per questo il femminismo rende ben chiaro il fatto che, solo per essere donna, una donna  non rappresenta un’altra donna. In questo senso, il femminismo non è essenzialista, non afferma che una donna, per il fatto di esserlo, sia migliore di un uomo. Chiaro che ci sono donne corrotte, violente o maschiliste, per questo il femminismo non è la glorificazione della condizione di essere donna e la sua maggiore forza politica risiede nella capacità di servire a rivedere la tua stessa vita.

Il femminismo non è un catechismo che apprendi e ripeti, ma incominci ad applicarlo su te stessa; non c’è un femminismo, ma molti femminismi.

Il femminismo non è la lotta per i diritti delle donne, perché questo è ridurlo, semplificarlo e trasformarlo in un’agenda di richieste allo stato; questo fanno le ONG, le organizzazioni internazionali e i partiti politici. Non si tratta di diritti, ma della base stessa di come è edificata la società.

Il femminismo è politicamente pericoloso per organizzazioni sociali che vogliono monopolizzare i sogni di una società, basati sulle rivendicazioni salariali, territoriali o sulla rappresentanza politica formale, perché il femminismo ti dice che politica non è solo quello che passa nello spazio pubblico, ma che politica era stato anche quello che passa nello spazio privato. Pertanto, se un presidente ha un figlio della cui morte non si è neppure interessato, questo è un fatto politico; se un deputato non dà l’assistenza familiare per il sostentamento dei propri figli e figlie, questa non era stata una questione privata, ma anche una questione politica.

Il femminismo è pericoloso, non perché odi gli uomini, ma perché rompe il monopolio maschile sulla storia, l’arte, la filosofia e ogni attività umana. Ora non propone solo che tutte queste attività sono occupate in modo meraviglioso da centinaia di donne, in lungo e largo tutto il mondo, ma che il femminismo è passato a ripensare le basi stesse di quello che intendiamo per democrazia, per scienza o per ricchezza. Per questo, il femminismo è una rivoluzione concettuale di grande portata per ripensare la crisi stessa che sta vivendo l’umanità.

Per questo, quando ci chiamano femminazi quello che fanno è esibire ed esporre la propria ignoranza, la propria paura e il proprio maschilismo.

*María Galindo, membro di Mujeres Creando, collettivo femminista boliviano. 

8 novembre 2016

Lavaca

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
María Galindo, Cuando nos llaman feminazis” pubblicato il 08-11-2016 in Lavacasu [http://www.lavaca.org/notas/feminazis/] ultimo accesso 21-11-2016.

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